Contenuto
- L’essere umano non sa dove trovare la propria felicità
- L’uomo è prigioniero di un’incatenamento di violenze, rivalità e sospetti che lo separano dagli altri
- La parola di Dio lo orienta verso l’amore per il prossimo come fonte di gioia. L’amore dei genitori per i propri figli è un esempio di questo amore
- Dio vuole rassicurare gli uomini sulla gratuità del suo amore, la sua parola si fa carne per dimostrarci in Gesù la sua veridicità
- Il dono della vita di Cristo sulla croce rinnova il dono sempre offerto dell’amore incondizionato di Dio per i suoi figli. Significato della parola perdonare: donare ancora
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Questo articolo è un approfondimento del tema: La relazione filiale
A sua volta si riferisce ai seguenti approfondimenti:
LA GRATUITÀ
La condizione dell’uomo è tale che egli non sa dove trovare la fonte della sua felicità. (Vedi Agostino sulla felicità) Non comprendendo che la vera felicità deriva dal rapporto fraterno di amore con gli altri esseri umani, egli è portato a credere che la ricchezza, il potere, il piacere dei sensi siano la vera fonte della felicità. Si crea così una rivalità tra gli esseri umani per acquisire questi beni, a spese degli altri, se necessario. E questo genera reazioni a catena in cui si risponde all’offesa con l’offesa: ecco la schiavitù del peccato di cui parla la Bibbia. (Vedi Shabbat, il riposo di Dio) Ora, la volontà di Dio è quella di liberarci da tale schiavitù, ma affinché l’essere umano possa essere orientato verso la sua felicità, ecco che Dio ha parlato agli uomini attraverso i profeti, ecco che le sue parole ci dicono dove si trova la vera felicità. Quella che chiamiamo comunemente legge di Mosè sono le dieci parole rivelate a questo profeta sul monte Sinai (vedi Esodo 20, 12 e segg. e Deuteronomio 5, 16 e segg.). L’essere umano non si rende conto del proprio smarrimento ed ecco che queste parole appaiono sotto forma di legge. Questa legge, che rivela agli esseri umani che questo o quel comportamento non è giusto, rende l’uomo consapevole della sua colpa, fa emergere i suoi errori. Ma non ha il potere di cambiare l’essere umano. Al contrario, il dono dell’amore trasforma il cuore. Sapersi amati nonostante i propri errori, gratuitamente, ecco ciò che può predisporre il cuore ad accogliere l’amore in tutta la sua grandezza. Questo amore che viene accolto, provato, che abita il cuore, è in grado di trasformarlo. Accedere a questo amore incondizionato di Cristo, di Dio, nei confronti del genere umano significa accedere a una fonte di gioia, alla fonte della vita in cui ci riconosciamo come figli di Dio. Cercare questa fonte (Giovanni 4, 1-42 La fonte d’acqua viva) implica amare a nostra volta, perdonare a nostra volta. Queste sono le opere che accompagnano necessariamente la fede, altrimenti la fede sarebbe lettera morta. Ma se la fede è esperienza di un amore gratuito ricevuto, ciò susciterà necessariamente delle opere, perché si vorrà attingere ancora a questa fonte di gioia, moltiplicare questa esperienza nei legami che ci uniscono al nostro prossimo, offrendo a nostra volta questo amore, questa pace, questo perdono.
Lo spirito divino ricevuto, accolto, ci fa vivere come figli di Dio, nello spirito filiale il figlio glorifica il padre, il padre si riflette in lui e il figlio gli rende grazie. Anche le opere sono suscitate dallo spirito filiale che glorifica il padre. Nell’obbedienza e nella fiducia filiale si rivela la grandezza del padre. L’amore dei genitori per i loro figli è l’immagine, sulla terra, dell’amore gratuito di Dio: sono pronti a sacrificarsi per il figlio, fanno tutto per lui, vogliono che il loro figlio sia felice. Così, Dio farà di tutto affinché gli uomini possano accedere alla fiducia filiale, ma l’essere umano ha difficoltà a credere in un amore gratuito, sospetta un interesse, cerca prove della sincerità e della gratuità dell’amore. È prigioniero di una mentalità mercantile, secondo la quale gli appartiene solo ciò che ha potuto acquistare da sé. (Vedi articolo Siamo figli di Dio, non suoi servi)
Tutta la pedagogia divina sarà quindi orientata verso un unico obiettivo: dimostrare la gratuità del suo amore paterno e materno per l’umanità, per i suoi figli. Questo amore incondizionato del padre appare in tutta la sua grandezza quando perdona con benevolenza gli errori dei suoi figli. Quale errore, quale smarrimento più grande di quello che ha portato all’uccisione dell’innocente per eccellenza, il figlio di Dio Gesù? È qui che l’infinita misericordia e l’attaccamento di Dio si manifestano agli uomini: «Perdonali, perché non sanno quello che fanno » (Luca 23, 34) dirà Gesù sulla croce e il padre è pronto a perdonare gli assassini del proprio figlio. (Vedi l’articolo Il perdono)
Da qui deriva anche un vocabolario giuridico che servirà a rovesciare la mentalità e la giustizia degli uomini per rivelare la giustizia divina, l’ampiezza della sua misericordia, del suo amore. La legge rende il crimine oggettivo, a causa della legge il colpevole viene condannato. La legge divina sono le parole rivolte a Mosè sul monte Sinai (Esodo 34, 28 e Dt 4, 13) che invitano all’amore di Dio e del prossimo e mostrano la via verso la felicità. Ciò avrà anche l’effetto di rivelare all’uomo che sta perseguendo una falsa strada, una felicità illusoria, se non la trova nella relazione d’amore, di gratuità, nello scambio che lo rende a immagine di Dio. È allora che Dio viene in aiuto all’uomo che cerca la strada, che è pronto a riconoscere i propri passi falsi, per condurlo verso l’amore perfetto. Dio stesso ispira quindi la fede all’uomo, una fede che è un dono (dōreá, cháris), che è la scoperta del perdono di Dio. Questo per-dono significa il dono rinnovato, l’alleanza eterna dell’amore filiale di Dio offerto gratuitamente all’umanità. Si tratta della giustizia divina che non solo non condanna il colpevole pentito, ma ne fa un giusto. Si tratta di qualcosa di molto importante da comprendere e la lettera di San Paolo ai Romani e i commenti di Tommaso d’Aquino a questa lettera ci aiuteranno a farlo: quando Dio rende giustizia rispondendo alla chiamata di chi è fiducioso (di colui che crede, che si affida), non si limita ad assolvere l’uomo e a lasciarlo libero dai suoi peccati, ma lo rende giusto. Ciò significa che gli comunica il proprio spirito e gli fa gustare la gioia di fare a sua volta misericordia, di diffondere l’amore di Dio, la stessa carità, lo stesso dono gratuito al mondo.
Testi biblici
Luca 7, 36-50 La donna perdonata
Luca 14, 12-14: La gratuità dell’amore
12 Ἔλεγεν δὲ καὶ τῷ κεκληκότι αὐτόν, Ὅταν ποιῇς ἄριστον ἢ δεῖπνον, μὴ φώνει τοὺς φίλους σου, μηδὲ τοὺς ἀδελφούς σου, μηδὲ τοὺς συγγενεῖς σου, μηδὲ γείτονας πλουσίους· μήποτε καὶ αὐτοί σε ἀντικαλέσωσιν, καὶ γένηταί σοι ἀνταπόδομα.
12 Gesù disse a colui che lo aveva invitato: «Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici, né i tuoi fratelli, né i tuoi parenti, né i tuoi vicini ricchi: affinché questi non ti invitino a loro volta e ti venga ricambiato il favore.
13 Ἀλλ’ ὅταν ποιῇς δοχήν, κάλει πτωχούς, ἀναπήρους, χωλούς, τυφλούς·
13 Ma quando dai un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi:
14 καὶ μακάριος ἔσῃ, ὅτι οὐκ ἔχουσιν ἀνταποδοῦναί σοι· ἀνταποδοθήσεται γάρ σοι ἐν τῇ ἀναστάσει τῶν δικαίων.
14 Sarai beato, perché essi non avranno con cosa ricompensarti; infatti ti sarà dato il tuo premio nella risurrezione dei giusti.