Matteo 22:1-14 La veste nuziale

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Assolutamente tutti sono invitati al pranzo, i servitori devono andare a cercare gli invitati fino ai limiti della città, non deve mancare nessuno, tutti sono invitati, i malvagi e i buoni. Questa è l’immagine del regno dei cieli: siamo tutti una moltitudine di fratelli e sorelle, non c’è essere umano che non sia legato al resto dell’umanità da un vincolo vitale. È lo stesso spirito che dà vita a tutti, e questo stesso spirito ci mette in comunione gli uni con gli altri. È nello spirito che le gioie degli uni si trasmettono agli altri e i dolori degli uni sono i dolori degli altri. C’è una comunione, uno scambio profondo, tra gli esseri umani. Siamo come membra di uno stesso corpo. L’unica cosa è che questo legame fraterno non è sempre vissuto come tale; ci sono divisioni, gelosie e guerre. L’odio ferisce il legame, crea sofferenza tra le persone, chi subisce ostilità soffre, ma anche chi odiando si priva del legame fraterno, si priva della possibilità di vivere l’amicizia. Tutti sono chiamati, invitati a vivere questo meraviglioso legame, tutti sono invitati a scoprire la gioia di stare insieme nell’unità e nella pace, nell’amicizia e nell’amore reciproco. Ma chi, nonostante gli inviti, le tante occasioni che la vita gli offre per vivere questo legame d’amore verso il prossimo, non coglie questa opportunità, si esclude da questa festa di nozze a cui è invitato, si priva della gioia che è alla portata di tutti.

Tutti sono invitati, ma accolgono tutti questa opportunità? Accettare l’invito a partecipare a questo pranzo in comune, a questo pranzo di comunione, dove siamo tutti uno, uniti da legami di amore e di amicizia, uniti da legami fraterni, significa disporre il nostro animo a questo incontro. Accettare l’invito significa aprire il cuore all’altro, prepararsi all’incontro comportandosi bene con l’altro, con opere di giustizia e non di odio. Questo è ciò che indica la veste nuziale: la partecipazione personale al pranzo, la preparazione all’incontro mostrando amicizia e gentilezza. Se, nonostante l’invito, perseveriamo nell’ostilità, nella gelosia, nella rivalità, in qualsiasi tipo di atteggiamento che ci separa dall’altro, ci priviamo di questa opportunità, e dove non c’è questa gioia, c’è pianto e stridore di denti, perché non c’è altra vera gioia per l’uomo che la comunione con l’altro, l’amicizia ritrovata, i legami d’amore.

Per questo Gesù ci invita innanzitutto a riconciliarci tra di noi; è la premessa inevitabile, la condizione minima per ritrovare la comunione, l’unità. Poi sarà lui a provvedere alla gioia del banchetto, a moltiplicare il pane e il vino, ad apparecchiare e a servire. In altre parole, la sua stessa vita, il suo spirito e il suo amore animano il cuore dell’uomo e gli permettono di accedere alla comunione perfetta, al perfetto scambio d’amore con gli altri, con Dio e con il prossimo.

Nei vari passaggi che ci parlano del pranzo, si parla quindi di purificazione, di santificazione, di indossare la veste nuziale. Chiedere perdono per le proprie colpe, per ciò che ha portato alla divisione, alla separazione da Dio e dagli altri, per ciò che ha impedito di vivere la gioia dell’incontro, è la premessa per entrare in piena comunione gli uni con gli altri.

Ecco dunque i diversi modi di prepararsi al pranzo: prima di tutto, nell’Ultima Cena, Gesù lava i piedi agli apostoli. Esige che si lascino lavare i piedi da lui. Dobbiamo prima lasciarci purificare da lui, con il bagno del battesimo, con il suo perdono che ci riconcilia con i nostri fratelli e sorelle, o semplicemente accogliendolo nel nostro prossimo, con opere di giustizia. È qui che Cristo ci riveste della veste splendente del banchetto nuziale: ci invita a lasciarci servire da Dio, a lasciarci santificare da lui. Accettando il suo perdono, riconoscendo le nostre debolezze e le nostre colpe di fronte a Dio e ai nostri fratelli e sorelle, in modo da poterci riconciliare con Dio e tra di noi. Poi, colmi della sua grazia, potremo assaporare la gioia di diffondere il suo amore a nostra volta, attraverso opere di giustizia. Gli esseri umani potranno allora assaporare la gioia piena della festa condivisa nella gioia fraterna, vestiti con l’abito nuziale: “come una sposa adornata per il suo sposo”, come dice il libro dell’Apocalisse 21,3.

Matteo 22, 1-14

1 Καὶ ἀποκριθεὶς ὁ Ἰησοῦς πάλιν εἶπεν ἐν παραβολαῖς αὐτοῖς λέγων
1 E rispondendo, Gesù parlò loro di nuovo in parabole, dicendo:

2 Ὡμοιώθη ἡ βασιλεία τῶν οὐρανῶν ἀνθρώπῳ βασιλεῖ, ὅστις ἐποίησεν γάμους τῷ υἱῷ αὐτοῦ.
2 Il regno dei cieli fu paragonato a un re che fece un banchetto di nozze per suo figlio.

3 καὶ ἀπέστειλεν τοὺς δούλους αὐτοῦ καλέσαι τοὺς κεκλημένους εἰς τοὺς γάμους, καὶ οὐκ ἤθελον ἐλθεῖν.
3 E mandò i suoi servitori a chiamare gli invitati alle nozze, ma essi non volevano venire.

4 πάλιν ἀπέστειλεν ἄλλους δούλους λέγων Εἴπατε τοῖς κεκλημένοις Ἰδοὺ τὸ ἄριστόν μου ἡτοίμακα, οἱ ταῦροί μου καὶ τὰ σιτιστὰ τεθυμένα, καὶ πάντα ἕτοιμα- δεῦτε εἰς γάμους.
4 Di nuovo mandò altri servitori a dire: “Dite agli invitati: “Vedete, ho preparato il mio pranzo, i miei tori e le mie bestie ingrassate sono stati macellati e tutto è pronto: venite alla festa di nozze”.

5 οἱ δὲ ἀμελήσαντες ἀπῆλθον, ὃς μὲν εἰς τὸν ἴδιον ἀγρόν, ὃς δὲ ἐπὶ τὴν ἐμπορίαν αὐτοῦ-
5 Questi, non prestando attenzione, se ne andarono, uno al proprio campo, l’altro al suo commercio;

6 οἱ δὲ λοιποὶ κρατήσαντες τοὺς δούλους αὐτοῦ ὕβρισαν καὶ ἀπέκτειναν.
6 Gli altri che erano rimasti, afferrati i suoi servitori, li insultarono e li uccisero.

7 ὁ δὲ βασιλεὺς ὠργίσθη, καὶ πέμψας τὰ στρατεύματα αὐτοῦ ἀπώλεσεν τοὺς φονεῖς ἐκείνους καὶ τὴν πόλιν αὐτῶν ἐνέπρησεν.
7 Il re si adirò e, inviate le sue truppe, fece perire quegli assassini e incendiò la loro città.

8 τότε λέγει τοῖς δούλοις αὐτοῦ Ὁ μὲν γάμος ἕτοιμός ἐστιν, οἱ δὲ κεκλημένοι οὐκ ἦσαν ἄξιοι-
8 Poi disse ai suoi servi: “Il banchetto di nozze è pronto, ma coloro che sono stati invitati non erano degni”;

9 πορεύεσθε οὖν ἐπὶ τὰς διεξόδους τῶν ὁδῶν, καὶ ὅσους ἐὰν εὕρητε καλέσατε εἰς τοὺς γάμους.
9 Andate dunque, percorrete le strade dove escono [dalla città] e invitate al banchetto di nozze tutti quelli che troverete”.

10 καὶ ἐξελθόντες οἱ δοῦλοι ἐκεῖνοι εἰς τὰς ὁδοὺς συνήγαγον πάντας οὓς εὗρον, πονηρούς τε καὶ ἀγαθούς- καὶ ἐπλήσθη ὁ νυμφὼν ἀνακειμένων.
10 E quando questi servitori furono andati per le strade, radunarono tutti quelli che trovarono, sia i cattivi che i buoni; e la sala delle nozze era piena di gente seduta [letteralmente: distesi per il pasto].

11 εἰσελθὼν δὲ ὁ βασιλεὺς θεάσασθαι τοὺς ἀνακειμένους εἶδεν ἐκεῖ ἄνθρωπον οὐκ ἐνδεδυμένον ἔνδυμα γάμου-
11 Ma quando il re entrò per osservare coloro che erano seduti [distesi per il pasto], vide un uomo che non era vestito con l’abito nuziale;

12 καὶ λέγει αὐτῷ Ἑταῖρε, πῶς εἰσῆλθες ὧδε μὴ ἔχων ἔνδυμα γάμου; ὁ δὲ ἐφιμώθη.
12 E gli disse: “Compagno, come sei entrato qui senza indossare la veste nuziale?”. Egli tacque.

13 τότε ὁ βασιλεὺς εἶπεν τοῖς διακόνοις Δήσαντες αὐτοῦ πόδας καὶ χεῖρας ἐκβάλετε αὐτὸν εἰς τὸ σκότος τὸ ἐξώτερον- ἐκεῖ ἔσται κλαυθμὸς καὶ ὁ βρυγμὸς τῶν.
13 Allora il re disse a quelli che servivano a tavola (τοῖς διακόνοις): “Dopo averlo legato mani e piedi, gettatelo nelle tenebre, nelle tenebre più esterne (τὸ ἐξώτερον): là ci saranno lamenti e stridore di denti”.

14 Πολλοὶ γάρ εἰσιν κλητοὶ, ὀλίγοι δὲ ἐκλεκτοί.
14 Perché molti sono invitati, ma pochi sono eletti.”

Apocalisse 19,7-8: Il lino rappresenta le opere giuste dei santi.

7 χαίρωμεν καὶ ἀγαλλιῶμεν, καὶ δώσομεν τὴν δόξαν αὐτῷ, ὅτι ἦλθεν ὁ γάμος τοῦ Ἀρνίου, καὶ ἡ γυνὴ αὐτοῦ ἡτοίμασεν ἑαυτήν,
7 Rallegriamoci, esultiamo e rendiamogli gloria, poiché sono giunte le nozze dell’agnello e la sua sposa [letteralmente: donna] si è preparata,

8 καὶ ἐδόθη αὐτῇ ἵνα περιβάληται βύσσινον λαμπρὸν καθαρόν- τὸ γὰρ βύσσινον τὰ δικαιώματα τῶν ἁγίων ἐστίν.
8 E le fu dato [alla donna, moglie dell’Agnello] di essere vestita di puro bisso [lino fine] splendente; perché il bisso sono le opere giuste dei santi.

Efesini 6, 10-18

Per comprendere meglio il linguaggio della Bibbia, il linguaggio di Dio che ci parla della nostra realtà spirituale, guardiamo anche un passo dell’apostolo San Paolo che ci parla della necessità di essere vestiti adeguatamente per combattere una battaglia spirituale in questo mondo. Una battaglia difficile, ma senza violenza, semplicemente essendo giusti e veri, spinti dal desiderio di portare agli uomini la buona notizia dell’amore di Dio per l’umanità, portando la pace con fede. La lotta può essere dura, possiamo subire persecuzioni e ostilità in questa vita, ma dobbiamo porgere l’altra guancia come ci invita a fare Gesù, rispondendo con amore alle offese. Pregando per i nostri nemici e augurando loro ogni bene.

Queste sono le parole dell’apostolo che ci descrivono le armi dell’amore, gli abiti delle virtù dell’amore di Dio: “Per il resto, rafforzatevi nel Signore e nel vigore della sua potenza. Indossate l’armatura di Dio per poter resistere alle insidie del diavolo. La nostra battaglia infatti non è contro la carne e il sangue, ma contro i Principati e le Potenze, contro i dominatori di questo mondo tenebroso, contro gli spiriti del male che abitano nelle regioni celesti. Prendete dunque l’armatura di Dio, perché possiate resistere nel giorno cattivo e restare saldi dopo aver superato tutte le prove. State saldi, dunque: attorno ai fianchi, la verità; indosso, la corazza della giustizia; i piedi, calzati e pronti a propagare il vangelo della pace. Afferrate sempre lo scudo della fede, con il quale potrete spegnere tutte le frecce infuocate del Maligno; prendete anche l’elmo della salvezza e la spada dello Spirito, che è la parola di Dio. In ogni occasione, pregate con ogni sorta di preghiere e di suppliche nello Spirito, e a questo scopo vegliate con ogni perseveranza e supplica per tutti i santi.” (Efesini 6, 10-18).

Matteo 5, 38-48

Ed ecco le parole di Gesù che ci invitano a questa lotta spirituale con le armi dell’amore, del perdono e della preghiera. Le armi della preghiera anche verso i nostri nemici, questa è la lotta della giustizia di Dio, la lotta del giusto, animato dallo spirito dell’amore di Dio, che rinnova la sua fiducia e il suo perdono 70 volte, 7 volte:

“Avete inteso che fu detto: Occhio per occhio e dente per dente. Ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi, se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, tu porgigli anche l’altra, e a chi vuole portarti in tribunale e toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello. E se uno ti costringerà ad accompagnarlo per un miglio, tu con lui fanne due. Da’ a chi ti chiede, e a chi desidera da te un prestito non voltare le spalle. Avete inteso che fu detto: Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico. Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche quelli che appartengono ad altri popoli? Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste.” (Matteo 5, 38-48)