Le immagini della realtà spirituale nell’Apocalisse – Ap 1 e 2

I quattro più antichi commenti all’Apocalisse sono quelli di:

  • Vittorino di Poetovio 250-304 , probabilmente di origine greca, vescovo a Pettau (oggi Ptuj in Slovenia), morto martire nella persecuzione di Diocleziano.
  • Tyconius, teologo greco del IV secolo, vissuto in Nord Africa e morto intorno al 395.
  • Cesario di Arles, vescovo di Arles (470-542).
  • Andrea di Cesarea, arcivescovo di Cesarea in Cappadocia (563-637).

Oltre a questi commenti, molte citazioni e spiegazioni si trovano nella grande opera di Sant’Ireneo di Lione (130-202) “Contro le eresie”. Questo vescovo di lingua greca proveniva da Smirne, una città vicina a Efeso dove aveva vissuto l’apostolo San Giovanni. Ireneo era stato discepolo di Policarpo, che aveva ricevuto l’insegnamento cristiano direttamente dall’apostolo Giovanni.

Anche sant’Agostino (354-530), nella sua opera La città di Dio, libro 20, ha commentato a lungo il capitolo 20 dell’Apocalisse (vedi gli articoli: Agostino sulla risurrezione e Agostino sulla vittoria della Chiesa sul diavolo).

In questo articolo, fornirò una sintesi dell’interpretazione data dai quattro commentatori ad alcune immagini descritte dall’evangelista San Giovanni. Vittorino, Ticonio, Andrea e Cesario ci parlano della realtà spirituale raffigurata nella visione dell’apostolo. Essi basano la loro interpretazione su numerosi passi della Scrittura in cui compaiono queste stesse immagini. Le loro interpretazioni sono abbastanza univoche e sottolineerò le eventuali differenze, altrimenti riassumerò il significato che è comune a tutti e quattro.

Nei versetti dell’Apocalisse citati qui sotto, vedrete immagini che figurano, rappresentano, danno corpo a realtà spirituali. Ecco l’elenco delle immagini interpretate:

  • I sette candelabri
  • Il figlio dell’uomo
  • La tunica
  • La cintura d’oro
  • I seni
  • I capelli bianchi come la lana e la neve
  • Gli occhi come fiamma ardente, il fuoco
  • I piedi di bronzo
  • La voce come acqua
  • Le sette stelle
  • La bocca come una spada a due tagli
  • Il volto come il sole
  • L’albero della vita
  • La corona della vita
  • La manna nascosta
  • La pietra bianca
  • Le vesti bianche
  • La stella del mattino
  • La colonna del tempio
  • Il trono
  • La luna

Apocalisse 1, 12-13:

« Mi voltai per vedere quale voce mi parlava. Mi voltai e vidi sette candelabri d’oro e, in mezzo ai candelabri, un essere che sembrava un Figlio d’uomo, vestito di una tunica lunga fino ai piedi e cinto di una fascia d’oro sul petto. »

I sette candelabri:
Alla fine del capitolo 1, il testo stesso dell’Apocalisse spiega che i sette candelabri sono le sette chiese e in queste sette è rappresentata tutta la Chiesa.
Si veda l’articolo Le 7 lettere alle 7 chiese.

Il Figlio dell’uomo:
Colui che è simile a un figlio d’uomo è Cristo; egli è detto “simile un figlio d’uomo” poiché, essendo asceso al cielo, è più simile a un figlio di Dio. Per Tyconius e Caesario, il figlio dell’uomo è la figura di Cristo che è il capo unito al suo corpo che è la Chiesa.

La tunica:
Cristo, che è come un figlio d’uomo perché è vero Dio e vero uomo allo stesso tempo, è vestito di una tunica fino ai piedi; ciò significa che tutte le membra del suo corpo partecipano alla sua dignità sacerdotale, ma ognuno secondo il suo ruolo nel corpo: i sacerdoti esercitando un sacerdozio ministeriale, amministrando i sacramenti, e i fedeli intercedendo per l’umanità nelle loro preghiere e perdonando coloro che li hanno offesi, diffondendo la misericordia di Cristo sulla terra.
Nella liturgia del battesimo, infatti, il sacerdote annuncia ai neo-battezzati: “D’ora in poi fate parte del popolo di Dio, siete membra del corpo di Cristo e partecipate alla sua dignità di sacerdote, profeta e re”. Così, come Cristo, anche il battezzato diventa profeta, cioè annuncia al mondo la parola di Dio, il Vangelo, e partecipa anche alla dignità del re che domina ed esercita la vittoria sul male e sulla morte.
Fu sul monte Tabor che gli apostoli contemplarono la gloria di Cristo risorto: “Si trasfigurò davanti a loro; il suo volto divenne splendente come il sole e le sue vesti bianche come la luce”. (Matteo 17, 2)

Nell’articolo Le 7 lettere alle 7 chiese, viene spiegato più dettagliatamente il cammino spirituale dei battezzati e i doni loro conferiti. Nei capitoli 2 e 3 dell’Apocalisse, infatti, l’apostolo San Giovanni indirizza 7 lettere a 7 chiese in cui spiega il cammino e la battaglia spirituale che si svolge nella Chiesa, nel popolo dei battezzati. Spiega in dettaglio come i battezzati, ripieni di Spirito Santo, partecipano alla vittoria di Cristo sul male, grazie ai doni dello Spirito Santo che li rendono vittoriosi.

La cintura d’oro:
La cintura d’oro rappresenta il coro dei santi, provati dal fuoco come l’oro.

I seni:
I seni sono i due Testamenti che annunciano la parola e la volontà di Dio di salvarci. Si precisa che la cintura cinge i due seni perché essi trasmettono alla Chiesa una coscienza purificata e un senso spirituale puro. I santi si nutrono dei due Testamenti come da due capezzoli, dedicandosi costantemente alla lettura e alla preghiera.

Ap 1,14

« Il suo capo e i suoi capelli erano bianchi come la lana e la neve e i suoi occhi come una fiamma di fuoco. »

I suoi capelli erano bianchi come la lana e la neve:
Il capo del corpo è Cristo, i capelli di lana bianca sono i battezzati che sono come pecore. La neve scende dal cielo come la grazia battesimale e come la Gerusalemme celeste, ed è unita a Cristo come al capo. La bestia, invece, sale dall’abisso ed è il popolo malvagio.

Gli occhi come una fiamma ardente, il fuoco:
Gli occhi di fiamma sono i precetti divini che illuminano i credenti e bruciano gli increduli. Salmo 118, 105: “La tua parola è una lampada per i miei piedi” e Salmo 118, 140: “La tua parola è fuoco”.

Vedi articolo: Il fuoco

Ap 1, 15

« I suoi piedi erano come bronzo prezioso affinato nel crogiolo e la sua voce era come la voce di molte acque. »

I piedi di bronzo raffinato nel crogiolo:
Efesini 6,14-17: “Sì, state saldi, cinti della cintura della verità intorno ai lombi, portando la corazza della giustizia, con i piedi calzati dallo zelo di predicare il vangelo della pace, senza mai lasciare lo scudo della fede, che vi permetterà di spegnere tutte le frecce infuocate del maligno. Prendete l’elmo della salvezza e la spada dello Spirito, che è la parola di Dio.

Romani 10, 15: “Come annunciare senza essere inviati? È scritto (Isaia 52, 7): Come sono belli i piedi dei messaggeri che portano le buone notizie!”

“I suoi piedi erano simili al bronzo che arde in una fornace ardente” (Ap 1, 15). Per piedi si intende la Chiesa, che sarà messa alla prova dalla persecuzione e giudicata dal fuoco. I piedi di Cristo sono gli apostoli che portano il messaggio al mondo: “Come sono belli i piedi di coloro che annunciano pace e felicità” (Isaia 52, 7).

La voce come l’acqua:
La voce come l’acqua è la Chiesa che predica per mezzo della grazia dello Spirito Santo ricevuta al momento del battesimo.

Vedi l’articolo: L’acqua

Ap 1, 16

« Aveva nella mano destra sette stelle; dalla sua bocca usciva una spada affilata a due tagli. Il suo volto brillava come il sole nella sua potenza. »

Le sette stelle :
Secondo Cesario di Arles, le stelle nella mano destra rappresentano la Chiesa spirituale, quella di cui parla il Vangelo: “Allora il Re dirà a quelli che stanno alla sua destra: “Venite, benedetti del Padre mio, ereditate il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo”. (Matteo 25, 34). Con le sette chiese si intende un’unica Chiesa che riceve la grazia dei sette doni dell’unico Spirito.  Il Figlio dell’uomo in mezzo ai sette candelabri è Cristo in mezzo alla Chiesa.

La spada a doppio taglio:
La spada a doppio taglio che esce dalla bocca è la parola di Dio nei due Testamenti. Matteo 10,34: “Non sono venuto a portare pace, ma una spada” ed Ebrei 4,12: “La parola di Dio infatti è viva e potente, più tagliente di qualsiasi spada a doppio taglio”.

Il volto come il sole:
Tyconius nota che l’ordine in cui sono descritte le membra è sorprendente: prima i piedi, poi la bocca come una spada, quindi il volto. Ciò indica che l’apparizione della Chiesa nella gloria avverrà dopo che il Verbo sarà stato portato nel mondo, dopo le fiamme della battaglia finale. Di quella gloria è detto: “Allora i giusti risplenderanno come il sole nel regno del Padre loro” (Matteo 13:43). Il corpo di colui che è come un figlio d’uomo è quello di Cristo unito alla sua Chiesa, così come il capo è unito alle sue membra, come afferma San Paolo nella lettera ai Colossesi 1,18: “Egli è anche il capo del corpo, il capo della Chiesa”.

Ap 1, 17-20:

« Quando lo vidi, caddi ai suoi piedi come morto, ma egli pose la sua mano destra su di me dicendo: “Non temere. Io sono il Primo e l’Ultimo, il Vivente: ero morto e ora sono vivo nei secoli dei secoli; ho le chiavi della morte e del soggiorno dei morti. Scrivi dunque ciò che hai visto, ciò che è e ciò che verrà. Quanto al mistero delle sette stelle che hai visto alla mia destra e al mistero dei sette candelabri d’oro, le sette stelle sono gli angeli delle sette Chiese e i sette candelabri sono le sette Chiese. »

Si conclude così il primo capitolo, seguito da sette lettere indirizzate ad altrettante Chiese.

Vittorino spiega che le sette chiese rappresentano tutte le chiese e quindi tutta la Chiesa. Anche Paolo si rivolge a sette chiese, ma è l’unica Chiesa a ricevere il messaggio. Infatti, la prima lettera è indirizzata alla Chiesa di Efeso, ma alla fine dice: “Chi ha orecchie ascolti ciò che lo Spirito dice alle Chiese”, per indicare che il messaggio indirizzato a uno vale per tutti.

Così, alla fine di ogni lettera, è presentato il dono dello Spirito che riceve il vincitore, cioè il battezzato che condivide la vittoria di Cristo sul male. Il battesimo celebra l’ingresso nella vita eterna; il battezzato è già risorto e ha già ricevuto il dono che gli permetterà di affrontare le prove di questa vita.

Ecco i sette doni che vengono offerti al vincitore, al battezzato. Questi doni sono spiegati più diffusamente nell’articolo Le 7 lettere alle 7 chiese.

Ap 2, 7:

« Al vincitore darò da gustare l’albero della vita che è nel paradiso di Dio. »

L’albero della vita:
Nell’ultimo capitolo dell’Apocalisse (Ap 22, 2), si parla di nuovo dell’albero della vita: “In mezzo alla piazza della città, tra i due rami del fiume, c’è l’albero della vita che fruttifica dodici volte: ogni mese produce il suo frutto; e le foglie di questo albero sono medicina per le nazioni”. Tyconius ci ricorda che l’albero della vita è la croce di Cristo, che porta frutto in ogni momento, grazie all’insegnamento dei dodici apostoli.

Vedi l’articolo L’albero della vita
Vedere il primo dono nell’articolo Le 7 lettere alle 7 chiese.

Paradiso :

Tyconius, Commentaire de l’Apocalypse, Introduction, traduction et notes par Roger Gryson, Brépols, 2011, p.74-76, n.17:

“Chi ha orecchie intenda ciò che lo Spirito dice alle chiese: al vincitore darò da mangiare dell’albero della vita” (Ap 2,7), cioè del frutto della croce, “che è nel paradiso del mio Dio” (Ap 2,7). Il paradiso è la Chiesa, perché tutti gli eventi del passato la prefigurano (1 Corinzi 10:6). Il primo uomo, Adamo (1 Cor 15,45), è l’ombra di ciò che verrà (Rm 5,14 e Col 2,17); il secondo Adamo, Cristo, è il sole di giustizia (Mal 4,2), che illumina le ombre della nostra cecità. Il primo Adamo, come dice l’apostolo, “è venuto dalla terra ed è terreno; il secondo Adamo, che è venuto dal cielo, è celeste”. Come il terrestre, così sono i terrestri; e come il celeste, così sono i celesti” (1 Cor 15, 47). Attualmente, nella Chiesa, troviamo i due Adami, quello terreno e quello celeste, perché Adamo è bipartito: c’è il vecchio e il nuovo. Il vecchio Adamo è quello che non ha accesso all’albero della vita, perché non ha voluto spogliarsi dell’uomo vecchio (Ef 4,22); il nuovo Adamo è quello che è unito a Cristo vincitore e ha diritto all’albero della vita (Ap 22,14).

Vedi l’articolo Genesi 3, 1-24 Il peccato

Ap 2, 10 :

« Sii fedele fino alla morte e ti darò la corona della vita. »

La corona della vita:
Vedi il secondo dono nell’articolo Le 7 lettere alle 7 chiese

Ap 2, 17 :

« Al vincitore darò la manna nascosta; gli darò una pietra bianca e sulla pietra sarà inciso un nome nuovo che nessuno conosce, se non colui che lo riceve. »

La manna nascosta:

Tyconius, Commentaire de l’Apocalypse, Introduction, traduction et notes di Roger Gryson, Brépols, 2011, p.80, n.25:

« Chi ha orecchie intenda ciò che lo Spirito dice alle chiese: a chi vince darò da mangiare la manna nascosta”, cioè il pane disceso dal cielo, di cui la manna nel deserto era la figura. »

Gesù stesso spiegò agli apostoli che cosa era stato nascosto fin dalla fondazione del mondo, che cosa rappresentavano le immagini dell’Antico Testamento: “Tutto questo Gesù lo diceva alle folle in parabole, e non diceva loro nulla senza una parabola, adempiendo così la parola del profeta: ‘Aprirò la mia bocca in parabole; farò conoscere ciò che è stato nascosto fin dalla fondazione del mondo'” (Matteo 13:34-35). E, a proposito della manna, spiega il suo significato:

« Nel deserto i nostri padri mangiarono la manna; come dice la Scrittura: “Diede loro da mangiare il pane del cielo””. Gesù rispose: “Amen, amen, io vi dico: non è stato Mosè a darvi il pane dal cielo; è il Padre mio che vi dà il vero pane dal cielo. Perché il pane di Dio è quello che scende dal cielo e dà vita al mondo”. Allora gli dissero: “Signore, dacci sempre questo pane”. Gesù rispose: “Io sono il pane della vita. Chi viene a me non avrà mai fame; chi crede in me non avrà mai sete. » (Gv 6, 31-35).

« Io sono il pane della vita. I vostri padri mangiavano la manna nel deserto e morivano; ma il pane che scende dal cielo è tale che chi ne mangia non morirà mai. Io sono il pane vivo disceso dal cielo: se uno mangia di questo pane, vivrà in eterno. Il pane che io darò è la mia carne, data per la vita del mondo. » (Gv 6, 48-51).

Questo è il dono che viene offerto ai battezzati: essere nutriti dall’Eucaristia, fare comunione con il corpo e il sangue di Cristo, essere rafforzati da questo nutrimento spirituale e partecipare così alla sua vittoria sul male e sulla morte.

La pietra bianca:

Tyconius, Commentaire de l’Apocalypse, Introduction, traduction et notes par Roger Gryson, Brépols, 2011, p.81, n.26:

“E gli darò una pietra bianca”, cioè un corpo rivestito di bianco dal battesimo, “e su questa pietra è scritto un nome nuovo”, cioè il mistero del figlio dell’uomo, “che nessuno conosce se non chi lo riceve” (Ap 2,17). Anche se gli ipocriti, in apparenza, lo posseggono, non è dato loro di comprenderlo, come sta scritto: “A voi è dato di conoscere il mistero del regno, ma a loro non è dato” (Mt 13,11). Per questo Giovanni dice: “Chi dice di conoscerlo e non osserva i suoi comandamenti è un bugiardo e la verità non è in lui”, e ancora: “Chi dice di essere nella luce e odia il proprio fratello è ancora nelle tenebre” (1 Gv 2,4.9). Infatti, se gli ipocriti avessero conosciuto il mistero di Dio, non avrebbero mai ucciso Dio nella sua famiglia.

L’Apocalypse expliquée par Césaire d’Arles, Les Pères dans la foi, DDB, 1989, Paris, Scholie 14 attribuée à Origène, p.177-178 :

Per il nuovo nome iscritto sulla pietra”, la parola esprime realtà spirituali: dobbiamo quindi distaccarci da ogni evidenza materiale riguardante questa pietra. Sulla pietra spirituale, che il suo splendore fa apparire bianca, è scritto, secondo il Nuovo Testamento, un nome nuovo, che rivela la qualità della persona che lo ha ricevuto e lo conosce. Ogni progresso conferisce un nome adeguato alla qualità che conferisce: i primi nomi passano quindi continuamente, ma il nome dell’uomo perfetto, che è scritto per ultimo, non è seguito da nessun altro: è sempre nuovo, come il Nuovo Testamento, che è definitivo. E poiché questo nome rivela “il segreto del cuore dell’uomo interiore” (1 Pietro 3,4), nessuno lo conosce se non colui che lo riceve, secondo la Parola: “Chi dunque conosce ciò che è nell’uomo?” (1 Cor 2,11).

Per maggiori dettagli sul significato della manna nascosta e della pietra bianca, si veda il terzo dono nell’articolo Le 7 lettere alle 7 chiese.

Apocalisse 2, 28

« Sarà simile a me, che ho ricevuto autorità dal Padre mio, e gli darò la stella del mattino. »

La stella del mattino:
Cesario d’Arles: è la prima risurrezione che si ottiene con la grazia del battesimo. La stella del mattino mette in fuga la notte e annuncia la luce, cioè toglie i peccati e concede la grazia, a condizione che le opere seguano la grazia ricevuta. Infatti, non ha alcuna importanza che un albero viva senza portare frutto; allo stesso modo, non serve a nulla dirsi cristiano e non avere le opere di un cristiano. Ecco perché dice: “Ti consiglio di comprarmi oro fuso”, cioè sforzati di soffrire qualcosa per il nome del Signore. “E strofinati gli occhi con il collirio”, affinché ciò che vi accontentate di conoscere dalle Scritture lo possiate realizzare con le vostre opere.

Anche Tyconius dice a proposito della stella del mattino che chi si riveste di Cristo diventa ciò che Cristo è, perché è Cristo che per primo annuncia la vittoria della luce sulle tenebre. Anche Vittorino ci ricorda che la stella del mattino mette in fuga la notte e annuncia la luce, l’inizio del giorno. Questo annuncia anche la prima resurrezione ottenuta attraverso il battesimo, ed è anche nel battesimo che indossiamo una veste bianca, cioè indossiamo Cristo. Infatti, Cristo abita nel battezzato, che è anche chiamato Cristo, che è il nuovo nome che ricevono.

Per maggiori dettagli sul significato della stella del mattino, si veda il quarto dono nell’articolo Le 7 lettere alle 7 chiese.

Ap 3, 5:

« Colui che vince indosserà vesti bianche e non cancellerò mai il suo nome dal libro della vita; il suo nome lo proclamerò davanti al Padre mio e ai suoi angeli. »

Abiti bianchi:
Vedere il quinto dono nell’articolo Le 7 lettere alle 7 chiese.

Ap 3, 12:

« Del vincitore farò una colonna nel tempio del mio Dio. »

La colonna del tempio di Dio:
Vedi il sesto dono nell’articolo Le 7 lettere alle 7 chiese.

L’Apocalypse expliquée par Césaire d’Arles, Les Pères dans la foi, DDB, 1989, Paris, Scholie 21 attribuée à Origène, p.181-182 :

“Il vincitore, farò di lui una colonna nel tempio del mio Dio, non ne uscirà mai più e inciderò su di lui il nome del mio Dio e il nome della città del mio Dio, la nuova Gerusalemme, che scende dal cielo dal mio Dio, e il nuovo nome che io porto” (Ap 3, 12).
Scopriamo che a tutti coloro che possono sostenere gli inizi della Chiesa viene dato il nome di colonne. Ad esempio, Paolo disse che Giacomo, Cefa e Giovanni erano colonne (Gal 2,9). E Dio ha detto di questi uomini: “Ho fissato le colonne della terra” (Sal 75,4), e : “Essi si innalzano sulle ali della pietà e della virtù”. E a proposito di coloro che ora portano l’immagine del Celeste (cfr. 1 Cor 15, 49), la Scrittura dice: “Le colonne del cielo sono state innalzate” (Giobbe 26, 11). Ogni colonna così eretta nel tempio di Dio è di una solidità incrollabile (cfr. 1 Cor 15,58), radicata e fondata nella carità (cfr. Ef 3,17): non potrà quindi mai trovarsi all’esterno, dove si trovava Caino quando si allontanò dal volto di Dio (cfr. Gen 4,16). Al contrario, l’uomo che si avvicina al Salvatore con le sue azioni virtuose non viene scacciato (cfr. Gv 6,37). Su tale colonna [il Salvatore] scrive il Nome e incide i pensieri del Padre suo, ma anche il Nome della Città del Dio vivente, la Gerusalemme celeste (Eb 12,22), “che scende dal cielo, proveniente dalla prossimità di Dio”. È “la Chiesa del Dio vivente” (1Tim 3,15).

Ap 3,21:

« Al vincitore darò di sedere con me sul mio Trono, come io stesso, dopo la mia vittoria, mi sono seduto con il Padre mio sul suo Trono. »

Il trono :

Tyconius, Commentaire de l’Apocalypse, Introduction, traduction et notes par Roger Gryson, Brépols, 2011, p.151, n.3:

“E l’arca della sua alleanza apparve nel suo tempio” (Ap 11,19). Abbiamo capito che l’arca dell’alleanza è la Chiesa, come Dio promette per bocca di Geremia: “Quando vi sarete moltiplicati e avrete proliferato sulla terra, in quei giorni, dice il Signore, non si parlerà più dell’arca dell’alleanza di Israele. Nessuno ci penserà più, nessuno ne parlerà più, ciò non si farà più. In quei giorni e in quel tempo, Gerusalemme sarà chiamata trono di Dio e tutte le nazioni si raduneranno in essa” (Geremia 3, 16-17).

Vedere il settimo dono nell’articolo Le 7 lettere alle 7 chiese.

Ap 5, 8:

« Quando l’Agnello ebbe preso il Libro, le quattro creature viventi e i ventiquattro anziani caddero ai suoi piedi. Ognuno di loro aveva in mano una cetra e delle coppe d’oro piene di incenso, che sono le preghiere dei santi. »

I profumi:

L’Apocalypse expliquée par Césaire d’Arles, Les Pères dans la foi, DDB, 1989, Paris, Scholie 30 attribuita a Origene, p.189-190 :

La Scrittura dice: “La mia preghiera salga diritta come profumo davanti al tuo volto” (Sal I41,2). Le coppe piene di questi profumi sono le facoltà che dirigono lo spirito di chi prega sinceramente Cristo. Si potrebbe anche dire che le cetre sono la forza, dagli accordi meravigliosamente armoniosi, che fa conoscere e amare Cristo. […]
Noi che leggiamo questo racconto e sappiamo che i profumi sono le preghiere dei santi e i sacrifici spirituali, che Dio si compiace delle buone azioni, vediamo che dalla venuta di Cristo, “in ogni luogo si presentano profumi e un’offerta pura nel nome del Signore; perché il suo nome è grande tra le nazioni” (Malachia 1, 11), grazie all’insegnamento di Cristo, come dice il Profeta.

Apocalisse 12, 1:

« Un segno grandioso apparve nel cielo: una Donna, che aveva il sole per manto, la luna sotto i suoi piedi e sul suo capo una corona di dodici stelle. »

La luna:

La luna riflette la luce del sole nelle tenebre e quando le tenebre sembrano trionfare sulla luce e la luna sembra essere inghiottita, è allora che rinasce ed è allora che le stelle brillano di più nel cielo. È una falsa vittoria delle tenebre. La luna e le stelle sono i testimoni fedeli, la Chiesa e i santi, che quando il male sembra avere l’ultima parola, quando sono messi alla prova dalla persecuzione, la loro testimonianza porta frutto: “il sangue dei martiri è seme dei cristiani”, come si diceva nei primi secoli. La testimonianza di fede dei santi, come la luce delle stelle, è un punto di riferimento nelle tenebre, e la luna annuncia la vittoria della Chiesa, corpo di Cristo e moltitudine di santi, sul male.

Tyconius, Commentaire de l’Apocalypse, Introduction, traduction et notes par Roger Gryson, Brépols, 2011, p.152, n.6 :

Possiamo anche intendere la luna in buona parte, come è scritto nei salmi: “Ho giurato una volta per tutte nel mio santuario: non mentirò a Davide, la sua posterità rimarrà per sempre; il suo trono sarà come il sole davanti a me, e come la luna eternamente perfetta e fedele testimone nel cielo” (Salmo 88:36-38), e ancora: “Splendente come il sole e perfetta come la luna” (Cantico 6:9).

Ap 19, 7-8:

« Rallegriamoci, esultiamo e diamo gloria a Dio! Perché sono giunte le nozze dell’Agnello, e per lui la sua sposa è stata rivestita della sua veste. Ed è vestita di bisso splendido e puro. Perché ciò che è di bisso sono le opere giuste dei santi. »

Il bisso:

Il bisso è un filamento molto fine e setoso secreto da alcuni grandi crostacei. Si dice che gli abitanti di Malta e delle coste dell’Italia meridionale tessessero ancora alcuni accessori in bisso fino al XVIII secolo. Nella Bibbia, rappresenta il più lussuoso degli indumenti, perché in genere erano i piccoli accessori a essere tessuti in bisso, troppo costoso per realizzare un capo intero. Questa veste preziosissima e splendente diventa così l’immagine della bellezza delle opere di giustizia compiute dai santi. La Sposa, che rappresenta la Chiesa, ne è rivestita, così come le schiere celesti (Ap 19,14).

Tyconius, Commentaire de l’Apocalypse, Introduction, traduction et notes par Roger Gryson, Brépols, 2011, p.198, n.43 :

E le fu dato di rivestirsi di lino splendente e puro, perché il lino sono le buone azioni dei santi (Ap 19, 8). Le fu dato di rivestirsi delle proprie opere, come sta scritto: « I tuoi sacerdoti siano rivestiti di giustizia ». (Salmo 131:9).