Questo articolo contiene 4 sezioni:
- L’introduzione all’opera di Dio. Dio è sempre all’opera per salvare gli uomini, per condurli alla gioia perfetta.
- L’opera divina nelle visioni di Ildegarda. È l’opera di salvezza di Dio che è oggetto del libro che contiene le visioni di Ildegarda, chiamato “Il libro delle opere divine”.
- I “Tre specchi” nel commento di Ildegarda alla Genesi. Sono gli specchi in cui si riflette l’opera di Dio: 1. La natura. 2. La storia sacra dei profeti, di Cristo e della Chiesa. 3. L’anima umana e il suo cammino verso Dio.
- Le spiegazioni di Ildegarda sui giorni della creazione. Commento al primo capitolo del libro della Genesi.
INTRODUZIONE ALL’OPERA DI DIO
Ildegarda di Bingen è stata proclamata santa e dottore della Chiesa, perché il suo insegnamento e le sue visioni ci istruiscono sulla realtà spirituale, cioè sul legame che unisce tutta la creazione a Dio. Questo legame d’amore è lo Spirito Santo di Dio stesso, che dà vita al mondo che ci anima e ci muove verso la grandezza di Dio, verso la verità tutta intera. Lo Spirito manifesta in noi la verità dell’amore di Dio per noi, quell’amore con cui ci ha creati. È questo amore che ci dà la vita, ci fa vivere e ci mantiene in vita. Senza amore la nostra vita è morta, non conosce la gioia di portare frutto, la gioia di rallegrarsi della felicità degli altri, la gioia che si moltiplica in noi quando è condivisa: questo ci rende a immagine e somiglianza di Dio, questo manifesta la nostra filiazione. «Che tutti siano uno, come tu, Padre, sei in me e io in te. Che anche loro siano uno in noi, affinché il mondo creda che tu mi hai mandato» dice Gesù (Giovanni 17, 21). Ciò significa che lo Spirito d’amore che unisce il Padre e il Figlio, il loro legame d’amore e Dio stesso, diventa visibile per noi quando il Figlio assume carne umana, si incarna. Ciò significa che l’amore che lo lega al Padre diventa manifesto attraverso le sue azioni e la sua persona. Vediamo che il Padre è con lui, vediamo l’opera del Padre attraverso il Figlio che è venuto per fare la volontà del Padre e vediamo con quale amore il Figlio lo ama. Il Figlio dà la sua vita per amore, nell’obbedienza fiduciosa di figlio, e il Padre lo risuscita. Così, lo stesso legame d’amore che dà vita al Figlio è quello attraverso il quale l’essere umano riceve la vita. Lo Spirito Santo genera Gesù in Maria, la divinità assume la nostra umanità, si fa carne, assume la nostra mortalità. E la nostra umanità, sull’esempio di Maria, entra in una relazione fiduciosa con Dio. «Sono la tua umile serva», dice Maria di fronte al disegno di Dio, di fronte alla grandezza dell’amore che ci supera. Il nome Gesù significa «Dio salva», perché la sua venuta, accolta da Maria, ci offre l’opportunità di entrare in relazione con lui, di ritrovare la nostra fiducia, la nostra fede, sull’esempio di Maria, e di accoglierlo nella nostra umanità. Egli ha offerto la sua vita per e a ciascuno di noi e anche noi siamo invitati a dire: «Sia fatto di me secondo la tua parola», come ha detto Maria di fronte al mistero che ci supera. Così permettiamo a Dio di venire in noi, di dare vita alla nostra umanità, di illuminare le nostre tenebre, di condurci alla vera luce di Dio, da cui riceviamo la nostra vita. Egli ci permette di entrare in relazione filiale con Dio perché il suo amore, il suo Spirito, si è riversato sugli uomini, è disceso su di noi. Accogliendo Cristo, la sua opera d’amore, ci lasciamo trasformare dal suo amore e gli permettiamo di dissipare le tenebre dei nostri peccati con la luce del suo amore. Le nostre tenebre sono ciò che ci impedisce di vedere quanto siamo amati da Dio, che ci ama come ama il proprio Figlio, ci chiama a condividere la sua vita, cioè ad entrare anche noi come lui nella relazione filiale d’amore, ciò si realizza quando accogliamo Cristo in noi con la fede. Questo è il significato del nostro battesimo. Diventare figli di Dio implica condividere l’amore che lo unisce a tutte le sue creature, significa per noi, animati dal suo amore, vivere una relazione rinnovata con il nostro prossimo, significa essere introdotti in una relazione di amore fraterno verso tutti i figli di Dio. Così, quando ci ameremo gli uni gli altri come Dio stesso ci ama, allora l’amore di Dio diventerà visibile in questo mondo attraverso le nostre persone: saremo un riflesso dell’amore di Dio per i suoi figli, come Cristo daremo la nostra vita come figli di Dio, figli della luce.
Questo legame d’amore che ci unisce a Dio quando lo accogliamo in Cristo mediante la fede è l’oggetto delle visioni di Ildegarda. Nelle sue visioni vediamo ciò che lo Spirito di Dio, invisibile per natura, compie in noi quando Dio assume la nostra natura umana e la unisce a sé attraverso il mistero dell’incarnazione di Gesù. Questa incarnazione, questa venuta nella nostra carne, nella nostra umanità, si compie ancora in ciascuno di noi quando accogliamo Dio con la fede. Cioè quando attraverso di lui, che ci rivela l’amore del Padre per ciascuna delle sue creature, entriamo in un rapporto di fiducia filiale con Dio. Maria ha vissuto questo rapporto in modo unico perché fin dal suo concepimento ha vissuto questo legame di fiducia che la univa a Dio, non si è mai separata da lui, mai ha dubitato di Lui, come invece ha fatto il resto dell’umanità. Così ci ha mostrato cosa significa vivere pienamente la nostra unione con Dio e la presenza di Dio in lei, il Suo amore ha generato in lei Gesù Cristo. Così Gesù ha potuto dimostrarci l’amore di Dio per tutte le sue creature, cioè anche per l’umanità che si era separata da Lui. A coloro che vivevano nelle tenebre, ha offerto la sua vita, la sua luce: ha ricreato il legame di fiducia, il rapporto filiale, manifestando il perdono di Dio per la moltitudine degli esseri umani che avevano peccato contro di Lui. Ha offerto nuovamente il suo amore, lo ha ri-dato, ha per-donato, cioè ha offerto ancora e ancora al di là o più dei nostri peccati, in sovrabbondanza: «dove abbondava il peccato, sovrabbondò la grazia» (Romani 5, 20). Ciò che l’apostolo san Paolo chiama in greco kháris (χάρις), la grazia, è l’amore gratuito di Dio, donato per grazia con gioia.
L’OPERA DIVINA NELLE VISIONI DI ILDEGARDA
Si chiama opera di salvezza tutta quell’opera divina attraverso la quale l’umanità è salvata dal suo smarrimento, dal suo dubbio su Dio, dalla sua perdita di fiducia. Dio viene fino a noi, ci dimostra il suo amore per noi al fine di restaurare la nostra fiducia, cioè la nostra fede. Avere fede in Dio significa avere fiducia in lui.
È l’immensità di quest’opera, moltiplicata per ogni essere umano, che Ildegarda ha contemplato nelle sue visioni. Esse ci parlano della sollecitudine di Dio per ciascuna delle sue creature attraverso gli uomini e le donne che Egli ha scelto come apostoli, messaggeri, inviati per essere testimoni di un’umanità trasformata, ricreata dalla grazia, dall’amore gratuito di Dio. La fiducia ritrovata ci unisce, grazie a Cristo, in un’unione con Dio che permette anche a noi di dire “Padre nostro” e, come suoi figli, di glorificare e santificare il Padre attraverso le opere che mostrano la somiglianza con Lui. Come Cristo, i membri della Chiesa manifestano al mondo l’amore di Dio per le sue creature e « non c’è amore più grande che dare la vita per coloro che amiamo» (Giovanni 15, 13). Questo è l’amore con cui siamo stati amati da Dio, l’amore che Gesù ci ha mostrato dando la sua vita per noi e l’amore che abita nei nostri cuori, rinnovati dallo Spirito Santo, dono dell’amore di Dio diffuso da Dio e accolto dai credenti.
Le visioni di Ildegarda ci rivelano quindi l’opera di salvezza di Dio manifestata nella sua creazione, resa visibile dalle sue opere. Le opere di Dio sono quindi un riflesso della sua gloria, risplendono della sua luce, manifestano il suo amore. Come in una famiglia notiamo nei figli la somiglianza con i genitori, così noi, resi simili a Dio dal suo Spirito, portiamo in questo mondo un riflesso della sua misericordia, del suo amore. Questo riflesso è presentato da uno specchio, già san Paolo ci spiega che riflettiamo Dio come in uno specchio: «Ora vediamo come in uno specchio, in modo enigmatico; in quel giorno vedremo faccia a faccia. Ora la mia conoscenza è parziale; in quel giorno conoscerò perfettamente, come sono stato conosciuto» (1 Corinzi 13, 12). Ma anche l’immagine di Dio in noi è stata portata alla somiglianza da Cristo, in lui abbiamo visto la pienezza della bontà dell’opera di Dio, così afferma san Paolo: «Quando ci si converte al Signore, il velo viene tolto. Ora, il Signore è lo Spirito, e dove c’è lo Spirito del Signore, c’è libertà. E noi tutti, che non abbiamo velo sul volto, riflettiamo la gloria del Signore e siamo trasformati nella sua immagine con una gloria sempre più grande, per l’azione del Signore che è Spirito». (2 Corinzi 3, 18). San Paolo ci dice che riflettiamo la gloria di Dio come in uno specchio (κατοπτριζόμενοι) o che contempliamo l’immagine di Dio come in uno specchio e siamo trasformati in essa. Questa immagine di Dio (εἰκόνα), l’abbiamo contemplata in Cristo che ha manifestato la bontà dell’opera divina. Ora, l’opera divina è anche quella di condurci tutti a questa piena somiglianza con l’icona di Cristo, affinché anche noi possiamo essere un riflesso della sua misericordia e della sua bontà in questo mondo e anche che tutta la creazione manifesti di essere opera del creatore, rendendogli gloria nella sua bellezza. Infatti, la bellezza di Dio è inscritta nella creazione quando consideriamo in ogni opera un cammino che ci conduce a Dio.
Ora, ci sono molti specchi in cui possiamo contemplare l’opera di Dio, la sua azione. Spesso Ildegarda ci offre immagini che si sovrappongono, cioè contempla Dio, la realtà spirituale così come si riflette nella sua creazione in specchi diversi.
Al seguito di Ildegarda, molti hanno parlato di specchi attraverso i quali contempliamo l’opera di Dio. Uno dei più illustri è stato Vincent de Beauvais, che conosceva l’opera di Hildegarda e divideva la creazione in diversi specchi. Anche santi famosi come San Bonaventura hanno mostrato il percorso dello spirito verso Dio attraverso lo studio e la contemplazione della sua opera, attraverso le scienze.
Già sant’Agostino, commentando il libro della Genesi che ci dice che Dio ha creato l’uomo e la donna a sua immagine e somiglianza, ci spiega che non basta essere a immagine di Dio, perché l’immagine di qualcuno, il suo ritratto, può essere più o meno somigliante. Allora, le guerre e le divisioni in questo mondo quale immagine di Dio ci restituiscono? Noi portiamo davvero l’immagine di Dio, potremmo infatti assomigliargli amandoci gli uni gli altri, ma al contrario ci dividiamo. Così, ci spiega sant’Agostino, l’opera di Dio è quella di condurci alla piena somiglianza, affinché Dio sia santificato nelle sue opere, cioè affinché esse riflettano la sua gloria, risplendano e noi possiamo lodarlo per la sua opera. Anche Gesù ci dice: «Il Padre mio non ha mai smesso di operare» (Giovanni 5, 17), cioè non smette mai di venire in nostro aiuto e di condurci alla piena somiglianza con lui: tra l’immagine e la somiglianza c’è tutta la storia dell’umanità.
Ma è importante dire, e lo vedremo nelle visioni di Ildegarda, che anche ciò che è stato corrotto dal male ci conduce a Dio, perché nell’esercizio delle virtù che ci rendono vincitori del male, manifestiamo anche l’opera dello Spirito Santo di Dio che ci conduce a lui, ci fortifica e ci purifica. A partire dalla nostra esperienza del male, del male che abbiamo commesso, possiamo, mediante la fede, invocare il perdono di Dio, convertirci, trasformare le nostre opere rendendogli grazie per l’abbondanza della sua misericordia e glorificandolo con le buone opere che possiamo compiere a nostra volta, uniti a lui nello Spirito.
I TRE SPECCHI NEL COMMENTO DI ILDEGARDA SULLA GENESI
Ecco quindi il commento di Ildegarda al primo capitolo della Genesi, il libro che racconta l’opera della creazione. Questo testo è stato ispirato a santa Hildegarda, che lo ha contemplato nelle sue visioni. Per ciascuno dei versetti biblici esaminati, ci darà tre spiegazioni, tre letture, non per scegliere l’una o l’altra, ma affinché in ciascuna delle tre spiegazioni possiamo percepire un riflesso diverso dell’opera di Dio, manifestata in tutta la creazione:
- Nella natura, il cui ordine e la cui vita manifestano il legame vitale che la unisce a Dio, rivelano la sua opera, conducono al loro creatore.
- Nelle tappe della storia attraverso la quale si rivela l’azione di Dio che ci conduce alla piena somiglianza chiamandoci a sé attraverso gli uomini ai quali ha affidato la profezia, poi attraverso Cristo e infine attraverso la Chiesa che ha formato.
- Negli esseri umani che mettono in luce la somiglianza con Dio attraverso le loro opere buone.
Qui darò un brevissimo riassunto della spiegazione che Ildegarda dà dell’opera della creazione alla fine della prima visione della seconda parte del “Libro delle opere divine”. Il testo completo in latino è disponibile online nella Patrologia latina a cura di Migne, vol. 197, colonna 915 fino a 956, paragrafo 16 e seguenti fino a 49.
Il libro completo è disponibile nell’eccellente traduzione di Michela Pereira: Il libro delle opere divine, Mondadori (testo latino originale completo, traduzione italiana di Michela Pereira e note di Marta Cristiani e Michela Pereira).
Tre livelli di lettura sono proposti dalla parola profetica di Ildegarda, che ci spiega come scoprire in ogni parola divina una rivelazione, una verità, che spiega il senso di tutta la creazione. Così, in ogni frase della Scrittura, la parola divina dispiega la sua grandezza, si rende comprensibile, svela il mistero del creatore inscritto nella sua opera e annuncia la salvezza operata da Gesù Cristo che continua ad agire attraverso la sua Chiesa. In ogni giorno della creazione, Ildegarda ci invita quindi a considerare tre specchi che riflettono l’opera divina.
- L’opera di Dio che si riflette nell’ordine della natura. La contemplazione della creazione, della natura, ci conduce a Dio. Il visibile è immagine della realtà spirituale, del cammino dello spirito verso Dio. Gli elementi della natura ci parlano, rappresentano la nostra realtà interiore, invisibile, spirituale. Ad esempio, il profeta Isaia (55, 10-11) ci dice che come la pioggia che scende non risale al cielo senza aver fecondato la terra e averle fatto portare frutto, così la parola di Dio che scende in noi non risale a lui senza averci fatto portare frutto.
Anche Gesù nelle sue parabole (Matteo 13) usa immagini della natura per parlarci della realtà spirituale del regno dei cieli: così, ci dice, il piccolo seme che cade in terra, muore e poi diventa un grande albero che accoglie molti uccelli. Questa immagine della natura è anche un’immagine del nostro spirito che accoglie la parola, la volontà di Dio, la segue, ne è fortificato e porta frutto nell’accoglienza del prossimo, chiunque esso sia, di ogni popolo, lingua e nazione, proprio come l’albero i cui rami accolgono uccelli diversi senza distinzione. Gesù stesso, inchiodato sull’albero della croce, ha aperto le braccia per accogliere la moltitudine.
La luce del sole, davanti alla quale le tenebre non possono sussistere, è anche immagine dell’amore di Dio, vincitore del male che è nel cuore dell’uomo. L’amore gratuito, la carità, copre una moltitudine di peccati, ci dice l’apostolo (1 Pietro 4, 8). Perché il nostro amore gratuito è frutto dello Spirito Santo di Dio che abita nei nostri cuori e ci conduce alla perfetta somiglianza con Lui che è la luce del mondo.
La natura ci riserva così una moltitudine di immagini attraverso le quali si rivela l’opera del Creatore. - L’opera di Dio si inscrive nel tempo e nella storia. Tutta la storia dell’umanità è già raccontata nei sette giorni della creazione. Infatti, vedremo nel commento profetico di Ildegarda che i sette giorni ci introducono alla contemplazione del piano di Dio che si realizza passo dopo passo nella storia dell’umanità, ma era già interamente presente nella visione di Dio, la cui volontà è sempre la stessa: condividere la propria gioia, la gioia di amare, con l’essere umano. La sua parola eterna vale per tutti i tempi. Egli viene in aiuto all’umanità attraverso la sua parola annunciata dai profeti e manifestata in Gesù Cristo, parola di Dio fatta carne. Condurre gli uomini e le donne alla piena somiglianza con Dio significa condurli alla gioia perfetta attraverso il loro amore reciproco. Così, il piano di Dio si compie nella storia attraverso la parola dei profeti e poi attraverso Gesù che trasmette il suo Spirito ai fedeli e forma così la Chiesa, come membra di un unico corpo che riceve la vita dal capo, Cristo stesso. Chiesa, in greco ekklesía, significa riunione di coloro che sono chiamati, invitati, a condividere la gioia di Dio: è il banchetto nuziale al quale tutta l’umanità è invitata a partecipare con amicizia e amore fraterno; sta a noi rispondere all’invito. Così, i processi inscritti nella natura, come il seme che porta frutto, saranno visibili anche nella storia dell’umanità, nella quale Cristo dà origine alla Chiesa che è il suo corpo, cioè l’insieme delle membra animate dal suo Spirito. Uniti a lui, i fedeli vivono anche la vita di Cristo, sono anche portatori di luce. Come Cristo è stato rifiutato, anche questa luce può essere rifiutata dalle sue creature, possiamo opporre un ostacolo alla luce e rimanere nell’ombra. La luce, tuttavia, non smetterà di diffondersi tutt’intorno, l’ombra è circondata dalla luce, ognuno può accedere alla luce aprendo la porta, per accoglierla, accogliere il dono di Dio, il perdono di Dio. Questa è la storia della Chiesa, delle persecuzioni che ha subito e della sua vittoria sulle tenebre raccontata attraverso le immagini che ci offre il creato. Negli elementi della natura vediamo anche l’immagine della nostra avventura spirituale e la vittoria della luce che dissipa le nostre tenebre. Questa realtà spirituale, cioè la realtà del nostro legame con Dio, del nostro spirito che accoglie o rifiuta la luce, è visibile attraverso le immagini che ci descrivono i profeti. Ildegarda contempla questa realtà spirituale, proprio come l’apostolo san Giovanni l’ha contemplata e descritta nel libro dell’Apocalisse, attraverso le immagini delle sue visioni e le parole di Dio che le ne svelano il significato. (Vedi l’articolo I tre tempi dell’Apocalisse) Allo stesso modo, il significato spirituale delle immagini della creazione che si trovano nel testo biblico ci viene svelato dall’iniziativa di Dio stesso, che ha diffuso il suo spirito sui suoi fedeli. Spirito che li conduce alla verità tutta intera, dove la carne e lo Spirito non sono più che uno in Gesù Cristo, dove il visibile manifesta la realtà invisibile dello Spirito.
- L’opera di Dio è quella di condurre lo spirito umano ad essere un riflesso della sua gloria. In questo terzo specchio, il creatore si riflette attraverso la vita di ciascuna delle sue creature nella misura in cui queste sono mosse dal suo Spirito, cioè dal loro desiderio di amare, dalle loro scelte morali, dalla giustizia e dall’esemplarità della loro condotta. Gesù ci raccomanda di agire in spirito e verità. Ciò significa che anche i nostri errori, i nostri peccati, i nostri egoismi, quando sono riconosciuti come tali, ci conducono alla giustizia. Ma si tratta della giustizia divina, che è di un ordine completamente diverso dalla giustizia umana. Se l’uomo riconosce il proprio errore, agisce nella verità, illuminato dallo Spirito di Dio che fa apparire l’ombra, ciò che lo separa dalla luce dell’amore. Allora l’uomo che riconosce la propria colpa espone le sue tenebre alla luce della misericordia divina, che non solo le dissipa, ma fa sgorgare la luce dove c’era l’ombra della morte, ricrea il nostro spirito, lo riporta alla vita, lo vivifica. La giustizia divina risuscita l’uomo che era caduto nella morte, separato dalla fonte della vita, dal legame d’amore che lo unisce a Dio. Questa fonte infinita di amore che perdona i nostri peccati è rappresentata dall’acqua, l’acqua del battesimo che purifica, lava e fa risplendere nuovamente lo specchio della coscienza umana, dello spirito umano, della gloria dell’amore di Dio. Accogliere il perdono di Dio significa essere creati di nuovo, rinascere alla vita nuova di figli di Dio, essere introdotti nella relazione filiale fiduciosa che non dubita della benevolenza divina. Potremo quindi leggere nelle parole che ci raccontano l’atto creatore, il cammino attraverso il quale ciascuno di noi è invitato a ritrovare questa fonte di vita, agendo con verità quando riconosciamo i nostri errori e rendendo gloria a Dio con le nostre azioni che rivelano il suo amore per noi.
SPIEGAZIONI DI ILDEGARDA SUI GIORNI DELLA CREAZIONE
Ecco il riassunto delle parole rivolte a Ildegarda, che svela tre sensi in ogni versetto biblico. Cito ogni versetto del primo capitolo della Genesi nella versione latina riportata nel testo stesso di Ildegarda. (Per il testo originale ebraico completo del racconto della creazione, vedere l’articolo Genesi 1, 1-2,3):
1° giorno. Genesi 1, 1-5:
«In principio creavit Deus celum et terram. Terra autem erat inanis et vacua, et tenebræ erant super faciem abyssi: et spiritus Dei ferebatur super aquas. Dixitque Deus: Fiat lux. Et facta est lux. Et vidit Deus lucem quod esset bona: et divisit lucem a tenebris. Appellavitque lucem Diem, et tenebras Noctem: factumque est vespere et mane, dies unus.»
Nel principio Dio creò il cielo e la terra. Ma la terra era senza vita e vuota, e le tenebre erano sopra la faccia dell’abisso: e lo spirito di Dio si muoveva sulle acque. E Dio disse: “Sia fatta la luce. E la luce fu fatta. E Dio vide che la luce era buona; e Dio separò la luce dalle tenebre. E Dio chiamò la luce Giorno, e le tenebre Notte: e fu sera e mattina, giorno uno.
Questo racconto è complesso perché l’opera creatrice di Dio è eterna, abbraccia tutti i tempi. Gesù dice: «Il Padre mio è sempre all’opera», perché noi teniamo la nostra vita da Lui e la vera vita è accoglierlo. Dio opera la nostra salvezza conducendoci a Lui.
L’opera creatrice di Dio, eterna, si riflette quindi in tre specchi:
- L’opera di Dio nella natura:
In primo luogo Dio ha concepito tutta la creazione e nel cielo e nella terra bisogna considerare la materia di tutte le creature celesti e terrestri.
La luce creata prima del sole e degli astri non è quella dei nostri giorni terreni, ma quella che risplende dal volto di Dio, offerta alla contemplazione delle creature celesti. Bisogna considerare nelle tenebre ciò che non riceve la luce dal volto di Dio.
La terra ricopre l’abisso come il corpo ricopre l’anima.
Lo Spirito Santo sull’acqua mostra che, come l’acqua lava, così lo Spirito Santo purifica dai peccati ed è infuso nell’uomo come nelle acque. - L’opera di Dio nel Figlio e nella Chiesa:
Nel principio, cioè nel Figlio, Dio crea la Chiesa. Colui che è eterno prima del tempo ha preparato la creazione della Chiesa dal nulla. Come ha creato il mondo, così ha preso carne nel grembo della Vergine Maria. Egli è il principio della giustizia celeste e terrena attraverso il battesimo e la fede nella Trinità, che riconduce l’uomo al Paradiso. Cristo è l’albero della salvezza che porta frutto attraverso il suo insegnamento e l’acqua viva che sgorga dallo Spirito Santo. Sulla terra, che è la superficie dell’abisso, c’erano le tenebre dell’incredulità. Dopo l’Ascensione, lo Spirito Santo aleggia sulle acque, cioè sugli apostoli. Come il Salmo 28,3 dice: “La voce del Signore è sulle acque”, così lo Spirito Santo è sui profeti. Ha fatto risuonare la sua voce quando ha inviato il Figlio. Gli apostoli, infiammati dallo Spirito Santo e insegnando la Trinità, divennero come un’unica luce. La loro dottrina risplendette nel mondo. L’unico giorno risplende per la predicazione; è la parola, il Figlio, che risplende nella carne. Ha chiamato notte le tenebre dell’incredulità. - L’opera di Dio nell’essere umano:
Dio creò l’uomo a sua immagine con la conoscenza del bene e del male, ma l’uomo si allontanò da Dio e seguì il diavolo. Il suo desiderio dei beni celesti lo rende simile al cielo, il desiderio dei beni terreni lo rende simile alla terra. La terra è informe e vuota perché l’uomo segue le cattive inclinazioni terrene che dominano il corpo, che è come la superficie dell’abisso, e l’anima è l’abisso, perché il corpo è visibile come la superficie e l’anima invisibile come l’abisso coperto dalla terra. Lo spirito aleggia sulle acque perché l’uomo nell’afflizione piange e così nasce in lui la grazia dello Spirito. Le acque all’inizio della creazione sono prodotte dal soffio dello Spirito di Dio, così lo Spirito produce lacrime (salate come il mare). Dopo l’afflizione l’uomo è pronto per le buone opere, l’uomo può iniziare a operare nella luce, dalle tenebre in cui si trovava, diventa luminoso grazie alle sue buone opere. Così, Dio, vedendo che l’uomo ha iniziato a operare il bene, allontana da lui il male, le tenebre, e chiama le opere luminose giorno di salvezza perché l’uomo ritorna a lui, e chiama notte di perdizione quelle che volgono l’uomo verso il diavolo. Dalla sera delle opere malvagie, l’uomo passa al mattino della virtù che conduce alla luce.
Secondo giorno. Genesi 1, 6-8.
Dixit quoque Deus : Fiat firmamentum in medio aquarum, et dividat aquas ab aquis. Et fecit Deus firmamentum, divisitque aquas, quæ erant sub firmamento, ab his, quæ erant super firmamentum. Et factum est ita. Vocavitque Deus firmamentum, Cælum : et factum est vespere et mane, dies secundus.
E Dio disse: «Sia il firmamento in mezzo alle acque, e separi le acque dalle acque. E Dio fece il firmamento, e separò le acque che erano sotto il firmamento da quelle che erano sopra il firmamento. E così fu. E Dio chiamò il firmamento Cielo: e fu fatta la sera e la mattina, secondo giorno.
- L’opera di Dio nella natura:
Il firmamento è stabile, è l’opera divina insondabile come il cielo. Il firmamento racconta le opere di Dio perché, come in uno specchio, il sole mostra la natura divina, la luna l’umanità del Figlio e le stelle i suoi segreti. I credenti saranno quindi una moltitudine innumerevole come le stelle. Il firmamento separa le creature celesti da quelle terrestri, rappresentate le une dalle acque che salgono verso il cielo e le altre dalle acque che scendono verso la terra. - L’opera di Dio nel Figlio e nella Chiesa:
Sia fatto il firmamento della fede in mezzo a coloro che non hanno fede in Dio. Dio pose la predicazione degli apostoli come il firmamento che divise coloro che sono presi dalle cose terrene da coloro che erano al di sopra del firmamento, cioè che si fondavano su Cristo. Chiamò il firmamento cielo, perchè è la stabilità della fede, la città della Chiesa che contiene le opere celesti. La sera e il mattino, i credenti e i non credenti. Egli non disse: vide che era cosa buona, perché le opere infiammate dalla fede, il sole e gli astri non si erano ancora manifestati. - L’opera di Dio nell’essere umano:
Dio fece il firmamento, che significa la capacità di discernere la differenza tra le esigenze spirituali e quelle carnali. L’uomo deve nutrire il desiderio del cielo e occuparsi delle necessità della carne con discernimento. Andare verso il cielo con i singhiozzi e occuparsi della carne nella misura necessaria. La vanagloria lo rende instabile e lo Spirito Santo non può riposare in lui. Dio divide le virtù celesti dalle necessità terrene e irriga entrambe con l’ispirazione dello Spirito Santo. La vita attiva e la vita contemplativa ordinate dal discernimento, la virtù per tenere entrambe nella giusta considerazione. Egli chiama il firmamento cielo perché attraverso le virtù sono governati il corpo e l’anima. La sera e il mattino perché il fine delle virtù è condurre a Dio. Bisogna aspirare a Cristo, chiedere nella preghiera di arrivare a lui come le vergini sagge. Egli non dice che vide che ciò era buono perché il discernimento è ciò che sostiene le virtù che operano il bene.
Terzo giorno. Genesi 1, 9-13:
Dixit vero Deus: Congregentur aquæ, quæ sub cælo sunt, in locum unum: et appareat arida. Et factum est ita. Et vocavit Deus aridam Terram, congregationesque aquarum appellavit Maria. Et vidit Deus quod esset bonum. Et ait: Germinet terra herbam virentem, et facientem semen, et lignum pomiferum faciens fructum juxta genus suum, cujus semen in semetipso sit super terram. Et factum est ita. Et protulit terra herbam virentem, et facientem semen juxta genus suum, lignumque faciens fructum, et habens unumquodque sementem secundum speciem suam. Et vidit Deus quod esset bonum. Et factum est vespere et mane, dies tertius.
E Dio disse: «Le acque che sono sotto il cielo si raccolgano in un unico luogo e appaia l’arida. E così fu fatto. E l’arida Dio la chiamò terra , e chiamò mare la massa delle acque. E Dio vide che era cosa buona. E disse: «La terra produca germogli, erba che produca seme, e alberi fruttiferi che producano frutti secondo la loro specie, con il seme dentro di sé sulla terra». E così fu. E la terra produsse erba verde, che produce seme secondo la sua specie, e alberi che danno frutti, che hanno in sé il seme secondo la loro specie. E Dio vide che era cosa buona. E fu fatta sera e mattina: terzo giorno.
- L’opera di Dio nella natura:
Ildegarda ci dice che, così come Dio ha preparato la terra a portare frutto prima ancora di creare il sole e la luna, allo stesso modo l’opera di Dio è rimasta nascosta come il fuoco che arde in silenzio prima che il vento soffi, cioè prima di essere risvegliata dalla virtù della parola vivente che si è fatta carne. Allo stesso modo, i profeti prima dell’incarnazione hanno atteso che si manifestasse la pienezza di ciò che annunciavano. La profezia prima dell’incarnazione era come muta, ma ora, dopo la passione, le profezie sono spiegate e illuminano il firmamento come gli astri. - L’opera di Dio nel Figlio e nella Chiesa:
Dio riunì il popolo dei cristiani in un’unica Chiesa. La terra incolta dell’incredulità germoglia grazie all’ispirazione dell’acqua viva dello Spirito Santo, sollevata dall’aratro della fede. Coltivata, porta frutto. La Chiesa fu chiamata terra promessa. Fu riunita dalle acque degli apostoli, guidata dal pilota della barca, Cristo, in mezzo alle tempeste del mare. È con l’aiuto di Dio che si attraversano le tempeste. La Chiesa è il mare di cristallo visto da Giovanni (in Apocalisse 4, 6), mescolato al fuoco, sul quale stanno in piedi coloro che hanno vinto la bestia. La terra vivente è la Chiesa che produce i frutti della giustizia attraverso la predicazione. Il passaggio dalla sera al mattino è quello che avviene attraverso le prove della fede. - L’opera di Dio nell’essere umano:
Che le acque si raccolgano e appaia l’arida. Con il discernimento l’uomo non eccede nelle necessità del corpo, ma le modera. Esse sono così raccolte secondo un’unica regola di moderazione. Che l’uomo si chiami terra e riconosca di essere mutevole come le onde del mare. Dio fa germogliare l’umiltà. Che la virtù sia come il seme della parola divina, posto nella terra dell’uomo. La terra priva di umiltà non produce frutti. Dalla sera al mattino, astenendosi dal male e praticando l’umiltà, egli inizia ciò che è bene.
4° giorno. Genesi 1, 14-19:
Dixit autem Deus : Fiat luminaria in firmamento coeli, et dividant diem et noctem, et sint in signa et tempora, et dies, et annos et luceant in firmamento cæli, et illuminent terram. Et factum est ita. Fecitque Deus duo luminaria magna : luminare majus, ut præesset diei, et luminare minus, ut præesset nocti. Et stellas. Et posuit eas in firmamento cæli, ut lucerent super terram, et præessent diei ac nocti, et dividerent lucem ac tenebras. Et vidit Deus quod esset bonum. Et factum est vespere et mane, dies quartus.
E Dio disse: «Siano fatti i luminari nel firmamento del cielo, e dividano il giorno dalla notte, e siano segni per le stagioni, e per i giorni e per gli anni; e risplendano nel firmamento del cielo, e illuminino la terra». E così fu fatto. E Dio fece i due grandi luminari, il luminare maggiore per presiedere al giorno e il luminare minore per presiedere alla notte. E le stelle. E Dio li pose nel firmamento affinché risplendessero sulla terra e presiedessero al giorno e alla notte e dividessero la luce dalle tenebre. E Dio vide che era cosa buona. E fu fatta sera e mattina: quarto giorno.
- L’opera di Dio nella natura:
Ildegarda ci dice che bisogna considerare questo: per ordine divino la luce del firmamento mostrava l’opera di Dio bella e gloriosa, allo stesso modo anche l’anima rende bello e glorioso il corpo.
Nei due luminari Dio ha previsto il modo di portare a perfezione la sua opera che è l’uomo nelle sue due nature: celeste nella scienza del bene che è come il giorno e terrena nella scienza del male che è come la notte. Con queste due scienze l’uomo impara ciò che è bene e si allontana dal male, chiedendo perdono e facendo penitenza. Così nella notte risplende come le stelle che rimangono al loro posto. La scienza celeste, come il sole, è stabile e viene dall’alto, la scienza terrena cresce e decresce, ma quando decresce le stelle brillano di più e ricondurono l’uomo assalito dalla notte verso il giorno. Questo ordine della natura è ammirevole e rivela la vittoria della luce che mette in fuga le tenebre, come un riflesso della natura umana, per questo si dice che Dio vide che era cosa buona. - L’opera di Dio nel Figlio e nella Chiesa:
Come le luci nel cielo separano il giorno dalla notte e illuminano la terra, così siano fatti i sacerdoti e i dottori per illuminare la Chiesa annunciando la felicità che si ottiene dall’obbedienza alla fede e facendo comprendere la notte, cioè i tormenti eterni. Che indichino come rispettare i precetti divini durante tutto l’anno, come celebrare la sua grandezza, a immagine degli angeli che cantano le lodi di Dio e illuminano la Chiesa, terra dei viventi.
Come Dio ha ordinato il cielo per illuminare la terra, così ha dato alla Chiesa maestri spirituali di rango superiore affinché guidino i piccoli luminari che sono incaricati degli affari terreni ed esercitano uffici minori per illuminare la Chiesa. Sera e mattina: progresso della Chiesa al quarto giorno, perché ora è illuminata dai pastori. - L’opera di Dio nell’essere umano:
Nelle parole della Scrittura occorre considerare questo: ad immagine del firmamento celeste, anche nel discernimento umano ci sono due luminari. Questi consistono nei precetti di amare Dio e il prossimo come se stessi. Che siano segni per la sua vita interiore. Che questa luce regni sul giorno, cioè sulla fede, perché l’uomo non può vedere Dio, ma giunge a lui nell’interiorità dell’anima attraverso il suo desiderio di amare Dio, il grande luminare, e attraverso il piccolo luminare dell’amore per il prossimo, perché può vedere il suo prossimo con i suoi occhi esteriori. Questa visione con gli occhi è inferiore all’altra perché è notturna, cioè contaminata dal peccato, mentre la luce della fede ci volge alla contemplazione di Dio. Il precetto dell’amore per il prossimo illumina la notte del peccato in cui le stelle sono come i pensieri buoni e retti attraverso i quali l’essere umano discerne la giustizia di Dio. Dio vide che ciò era buono perché la dimora dell’uomo è disposta secondo la giustizia divina e illuminato dai precetti dell’amore l’uomo si riconcilia con Dio compiendo le opere.
5° giorno. Genesi 1, 20-23:
Dixit etiam Deus: Producant aquae reptile animae viventis, et volatile super terram sub firmamento coeli. Creavitque Deus cete grandia, et omnem animam viventem atque motabilem, quam produxerant aquæ in species suas, et omne volatile secundum genus suum. Et vidit Deus quod esset bonum; benedixitque eis, dicens : Crescite, et multiplicamini, et replete aquas maris; avesque multiplicentur super terram. Et factum est vespere et mane, dies quintus.
E Dio disse: «Le acque producano rettili animati e volatili (che volano) sopra la terra sotto il firmamento del cielo». E Dio creò i grandi cetacei e ogni anima vivente e che si muove, che le acque avevano prodotto secondo la loro specie, e ogni volatile secondo la sua specie. E Dio vide che ciò era buono. E Dio li benedisse, dicendo: «Crescete e moltiplicatevi, e riempite le acque del mare; e gli uccelli si moltiplichino sulla terra». E fu fatta sera e mattina, quinto giorno.
- L’opera di Dio nella natura:
Consideriamo nella creazione delle creature prodotte dall’acqua che l’acqua è santificata prima di tutte le creature dallo Spirito. Come l’acqua è superiore a tutte le cose pure e impure, così l’anima umana penetra tutte le parti del corpo e le santifica perché essa stessa è a immagine di Dio ed è superiore alla carne. La generazione degli animali nell’acqua è più pura della generazione terrestre ed è quindi immagine della generazione attraverso il battesimo, che avviene tramite lo Spirito e l’acqua, così come lo è della nascita verginale di Maria. Attraverso i pesci che si muovono agilmente nell’acqua, Dio indica che l’uomo si muove grazie a un’anima vivente e attraverso gli uccelli mostra che grazie alla razionalità l’uomo può volare ovunque. Come gli uccelli che sono trasportati nell’aria, gli uomini spirituali fuggono il popolo comune e cercano un nutrimento spirituale. I pesci e gli uccelli portano in sé l’aria di cui vivono, sono quindi benedetti per crescere secondo la loro specie che è portatrice del soffio, dello Spirito di Dio. Così avviene il passaggio dalla sera al mattino, quando l’anima che vede ciò che è spirituale purifica i sensi dell’uomo e, attraverso la sua visione delle realtà spirituali, attraverso la sua razionalità, comprende di avere in sé la somiglianza (societatem) degli spiriti angelici. L’anima esiste anche se invisibile e muove la forma del corpo come una tunica di cui sarebbe rivestita e attraverso di essa ogni creatura può percepirla con l’intelligenza perché è il movimento del vivente. - L’opera di Dio nel Figlio e nella Chiesa:
I pesci si moltiplicano nelle acque e gli uccelli volano sopra la terra, sotto il firmamento: la predicazione degli apostoli invita all’astinenza attraverso il digiuno e la preghiera, al distacco dalle cose terrene. Il cielo è Cristo e, con le ali delle virtù, come vergini e vedove, si vola nella Chiesa e si seguono le cose celesti. Lo stesso accade quando Cristo (in Matteo 19, 29) invita a lasciare la propria casa e i propri familiari, cioè la casa della propria volontà e dei propri desideri carnali, per la gloria del suo nome e per possedere la vita eterna, cioè per ricevere la pace dello spirito nel proprio corpo allontanando da sé ogni preoccupazione mondana e seguendo Cristo.
Lo spirito degli uomini si muove nelle acque e si eleva verso il cielo perché non cessa mai di convertirsi dal male al bene e di procedere di virtù in virtù. Queste virtù sono state prodotte dalle acque su cui è disceso lo Spirito Santo. Queste acque sono gli apostoli su cui è disceso lo Spirito Santo: essi hanno mostrato come, superando le cose terrene, si possa vivere la vita celeste. È nella fede che l’uomo contempla l’altezza dove risiede Dio e si unisce alle armonie celesti che contemplano Dio lodandolo. E la stessa lode risuona sopra il cielo con ogni sorta di musica a causa dei miracoli che Dio compie nell’uomo che attira le folle per farle rinascere in Dio con le sue parole e le sue azioni. Quest’uomo è come l’acqua, necessaria agli uomini, fecondato dallo Spirito Santo genera spiritualmente astenendosi dai piaceri terreni, così bisogna considerare la separazione delle acque e della terra. Così Dio vide che era cosa buona che i giusti rinunciassero a se stessi, alla propria volontà, e che per la benedizione divina le loro virtù si moltiplicassero e riempissero le acque vive che si diffondono, cioè gli apostoli, la cui scienza produce i ruscelli della Scrittura divina nella Chiesa che è il mare di cristallo e di fuoco, in cui perpetuano la memoria dell’incarnazione del Signore. Che il popolo cristiano passi dalla sera in cui si dedica alle opere del mondo, al mattino in cui sgorga la fonte della vita dedicata all’astinenza nella luce della fede. - L’opera di Dio nell’essere umano:
Gli uomini che si liberano dalle preoccupazioni del mondo e producono gli animali delle virtù come le acque, sono le anime che vivono la vita contemplativa e si elevano al di sopra delle regole che governano la vita terrena. Come dice Isaia 60, 8: «Chi sono quelli che volano come le nuvole e come le colombe verso i loro colombai?» Coloro che disprezzano le cose terrene e con la semplicità e l’umiltà delle colombe alzano lo sguardo verso Dio. Poiché Dio conosce la sua opera prima della creatura, ha disposto nella sua creazione ciò che era necessario alla creatura e nell’acqua ha significato la vita spirituale e nella terra la vita corporea. L’acqua purifica e feconda la terra come l’anima il corpo. La terra produce il verde grazie all’acqua, così Dio ha inscritto negli elementi creati l’immagine della possibilità che l’uomo ha di portare frutto con le virtù e di realizzare i desideri della sua anima e di aspirare al cielo portato dal vento dello Spirito.
Affinché il corpo si nutra, l’anima muove l’uomo attraverso il gusto e, allo stesso tempo, attraverso il desiderio delle cose celesti, l’anima regola gli eccessi del cibo. L’uomo deve trovare un equilibrio affinché un’astinenza eccessiva non lo riempia di orgoglio e lo allontani da Dio. Così, le virtù sono nella razionalità che è come la volta celeste che le governa in modo che lo spirito dell’uomo non salga più in alto di quanto possa sopportare con l’orgoglio e non cada giù condotto dai suoi desideri terreni.
I grandi pesci sono come le grandi virtù della verginità e della castità che, sotto l’ispirazione dello Spirito Santo, desiderano l’amore ardente di Dio. Queste virtù sono buone perché conducono a imitare il Figlio che si è fatto carne e ha portato la giustizia alla sua pienezza. Che le buone opere si moltiplichino e rafforzino gli uomini che oscillano a seconda della loro fragilità. La quinta virtù, che è il disprezzo di ciò che è mondano e terreno, è come il quinto giorno.
6° giorno. Genesi 1, 24-30:
Dixit quoque Deus: Producat terra animam viventem in genere suo, jumenta, et reptilia, et bestias terræ secundum species suas. Factumque est ita. Et fecit Deus bestias juxta species suas, et jumenta, et omne reptile terræ in genere suo. Et vidit Deus quod esset bonum; et ait : Faciamus hominem ad imaginem et similitudinem nostram; et præsit piscibus maris, et volatilibus cæli, et bestiis, universæque terræ, omnique reptili, quod movetur in terra. Et creavit Deus hominem ad imaginem suam; ad immaginem Dei creavit illum, masculum et feminam creavit eos; benedixitque illis Deus et ait : Crescite et multiplicamini, et replete terram, et subjicite eam, et dominamini piscibus maris, et volatilibus cæli, et universis animantibus, quæ moventur super terram. E Dio disse: «Ecco, io vi do ogni erba che produce seme sulla terra, e tutti gli alberi che hanno in sé seme di sé stessi, per essere cibo per voi e per tutti gli animali della terra, per tutti gli uccelli del cielo e per tutti gli animali che si muovono sulla terra, per cui è in essi un soffio vitale, affinché li mangino. Et factum est ita. Viditque Deus cuncta quæ fecerat, et erant valde bona. Et factum est vespere et mane, dies sextus.
E Dio disse: «La terra produca un’anima vivente secondo la sua specie: animali da soma, rettili e bestie della terra di ogni genere». E così fu. E Dio fece gli animali secondo la loro specie, gli animali da soma e tutti i rettili della terra secondo la loro specie. E Dio vide che era cosa buona; e disse: «Facciamo l’uomo a nostra immagine e somiglianza; che presieda sui pesci del mare e sui volatili del cielo, su tutte le bestie della terra e su tutti i rettili che si muovono sulla terra». E Dio creò l’uomo a sua immagine; lo creò a sua immagine, maschio e femmina, li creò; e li benedisse e disse: Crescete e moltiplicatevi, e riempite la terra, e soggiogatela, e dominate sui pesci del mare, e sui volatili del cielo, e su tutti gli animali dell’universo, che si muovono sulla terra. E Dio disse: «Ecco, io vi do ogni erba che produce seme sulla terra e ogni albero che ha in sé il seme del proprio genere, perché siano cibo per voi e per tutti gli animali della terra e per tutti gli uccelli del cielo e per tutti quelli che si muovono sulla terra e in cui è un’anima vivente, affinché abbiano di che nutrirsi. E così fu fatto. E Dio vide tutte le cose che aveva fatto, ed erano molto buone. E fu fatta sera e mattina: sesto giorno.
- L’opera di Dio nella natura:
Dio ha creato i diversi tipi di animali affinché l’uomo potesse imparare i diversi comportamenti: gli animali domestici per imparare il servizio, i rettili per imparare il timore di Dio, le bestie feroci per rendere gloria a Dio.
La Trinità fa l’uomo a sua immagine, cioè a immagine di colui che si incarnerà nella vergine per salvare l’uomo. La carne rivestita alla nascita dalla vergine è chiamata tunica perché la tunica è a immagine della forma che Dio conosce da sempre, prima del tempo. La divinità non si separerà mai da essa, ma l’anima umana si separerà dal corpo al momento della morte e lo riprenderà alla resurrezione. La Trinità crea l’uomo a sua somiglianza attraverso la scienza, la saggezza e la razionalità, grazie alle quali egli domina ed è superiore agli animali. Così, egli mette nell’uomo l’anima invisibile che viene dal cielo e che può essere vista solo con la fede come la divinità, poiché assomiglia allo spirito angelico, mentre il corpo visibile viene dalla terra. L’uomo e la donna sono uno, come il corpo e l’anima.
L’essere umano è superiore ai pesci e agli uccelli grazie ai cinque sensi e agli animali terrestri grazie alla razionalità. Tutto ha come fine l’essere umano che, alla fine dei tempi, vedrà Dio, come Dio ha previsto, essendo rigenerato dall’acqua e dallo Spirito Santo. Il sesto giorno completa il tempo alla fine del quale l’uomo prenderà il posto dell’angelo caduto. - L’opera di Dio nel Figlio e nella Chiesa:
Che la terra, cioè la Chiesa, produca tutte le virtù viventi attraverso l’insegnamento degli apostoli. Ogni essere vivente deve rispettare il comportamento che Dio ha previsto per lui. L’uomo è fatto a immagine di Dio attraverso la razionalità e a somiglianza di Lui attraverso la scienza e la saggezza, al fine di edificare la Chiesa. Che domini sui pesci, dominando le cose terrene e obbedendo al Vangelo. Che domini sugli uccelli volando verso il bene attraverso la pratica delle virtù. Che domini sulle bestie feroci e su tutte le creature mettendo il proprio corpo e la propria anima al servizio di Dio e sui rettili astenendosi dalle cose carnali terrene. Come gli animali non superano la loro natura, così l’uomo deve rispettare il comportamento che gli è stato assegnato secondo le sue forze, solo così l’astinenza dalle cose di questo mondo sarà perfetta nell’esercizio della virtù, nella moderazione.
Dio fa l’essere umano a sua immagine affinché edifichi la Chiesa: affinché si riconosca la divinità nella Chiesa, quando l’uomo compie le opere di Dio attraverso le virtù maschili e femminili.
Che riempiano la terra, cioè la Chiesa, sottomettendola a Cristo e seguendo il Vangelo, allontanandosi dalle cose terrene con le virtù alate e rafforzandosi nel bene.
Dio ha dato le erbe affinché gli uomini si nutrano. Si può considerare in questo che Dio ha ordinato la Chiesa mediante la fede nel Figlio, nato sulla terra incolta, che rinasce come nel grembo della vergine ed è stato come i fiori che nascono nei prati. Il Figlio ha portato il seme del Verbo di Dio per essere seminato sulla terra promessa, la Chiesa, che è stata costruita per diventare la Gerusalemme celeste. Ha portato una legge affinché gli uomini si nutrano della volontà divina adempiendo i suoi precetti, poiché il Figlio ha detto: «Il mio cibo è fare la volontà del Padre mio» (Giovanni 4, 34). Cristo si nutre facendo la volontà del Padre, accettando un corpo soggetto alle passioni, quello dell’uomo, per condurlo in Paradiso attraverso la vittoria sul diavolo. Nutritevi dunque della mia legge, pascoli della vita, affinché osservandola viviate in eterno. E questo era molto buono perché nella pienezza della grazia tutte le cose appaiono buone. Dall’instabilità iniziale, la sera, la Chiesa passa al mattino della giustizia, dove sono stabilite le leggi che l’uomo è diventato capace di compiere il sesto giorno nella luce della fede. - L’opera di Dio nell’essere umano:
Che la terra, cioè l’uomo, produca le virtù viventi dell’anima, che sia continuamente rivolta a Dio.
Che l’anima e il corpo obbediscano a Dio come gli animali domestici obbediscono all’uomo e, come gli animali striscianti e le bestie feroci sono sottomessi all’uomo, così l’uomo sia sottomesso ad un altro uomo per la virtù dell’obbedienza nell’umiltà che castiga l’orgoglio.
L’uomo, creato a immagine di Dio, domina gli animali, vince i desideri cattivi e con le buone opere si eleva verso Dio nel desiderio di obbedire alla legge di Dio. All’uomo sia dato l’onore della santità e della conoscenza di Dio e abbia l’amore della santa incarnazione nell’amore del prossimo, rendendo così onore a Dio che lo ha fatto a sua immagine.
Dio crea l’uomo per la sua gloria, per essere riconosciuto in lui, nella sua umanità e nella sua divinità. La misericordia divina si riflette nella misericordia dell’uomo verso il prossimo. La mascolinità corrisponde alla forza di non cedere all’iniquità verso gli altri e verso se stessi. La femminilità corrisponde al dono della misericordia divina che perdona e cura in modo che l’uomo afflitto dall’eccessiva penitenza non continui ad essere trascinato verso le cattive opere. Che quest’uomo cresca nelle virtù e le moltiplichi in sé, affinché la terra, cioè gli altri uomini, sia piena delle sue buone opere e dei suoi insegnamenti. Egli dovrà dominare i propri desideri. Le virtù, come le erbe, portano il seme della parola di Dio e, come i frutti degli alberi nutrono l’uomo e lo fanno crescere al di sopra del desiderio carnale. Queste virtù, ispirate dalle parole di Dio, sono il nutrimento dell’anima.
Dio vede che tutti i doni dello Spirito Santo, tutte le cose sono buone perché, manifestandosi nelle virtù dell’uomo, sono giunte alla perfezione. La sesta virtù è l’obbedienza.
7° giorno. Genesi 2, 1-3:
Igitur perfecti sunt coeli et terra, et omnis ornatum forum. Complevitque Deus die septimo opus suum quod fecerat; et requievit die septimo ab universo opere quod patrarat.
Così furono portati alla perfezione il cielo e la terra, e tutto il loro ornamento. E Dio completò il settimo giorno l’opera che aveva fatto; e si riposò il settimo giorno da ogni opera che aveva compiuto.
- L’opera di Dio nella natura:
Dio conduce alla perfezione gli elementi superiori e inferiori della creazione. Egli benedice e santifica il settimo giorno perché in esso, mediante l’opera dei sette doni dello Spirito Santo, ogni creatura è pienamente creata, condotta alla perfezione dalla virtù che corrisponde a ciascuno dei giorni. - L’opera di Dio nel Figlio e nella Chiesa:
Sono guidate verso perfezione le opere celesti che tendono al cielo e quelle terrene necessarie agli uomini. È la venuta del Figlio che compie tutta l’opera della creazione. In Lui è la pienezza di ogni bene e attraverso di Lui il popolo della Chiesa impara ciò che deve fare secondo i precetti di Dio. Adempiendo le disposizioni divine, il Figlio e i suoi apostoli manifestano ciò che i profeti avevano annunciato nell’ombra. È allora che nella Chiesa risplende il giorno del riposo, perché nel Figlio si manifesta tutta l’opera della vita, presente, futura e passata. Dio benedice il settimo giorno quando manda il suo Figlio a incarnarsi nell’utero della Vergine. È con la Chiesa che l’opera giunge a compimento nella santità delle opere dei fedeli che liberamente scelgono di imitare Cristo e risplendono come fiori di rosa e di giglio. L’opera perfetta di Dio risplende nella santità delle opere. - L’opera di Dio nell’essere umano:
Le virtù celesti e terrestri si compiono nell’uomo nella giustizia e nella verità attraverso le buone opere. Il settimo giorno è il Figlio che manifesta la perfezione delle buone opere e le compie nell’uomo attraverso la perfezione di tutte le virtù. Come un orafo, Dio incastona le pietre preziose delle buone opere compiute con la grazia dello Spirito Santo, che sono l’ornamento dell’umanità.
Dio benedice il settimo giorno nella perfezione delle sue opere, cioè nell’uomo che è membro del corpo di Cristo, animato dal suo spirito. Perché nell’imitazione di quest’ultimo l’uomo è riportato alla vita. Come nel Figlio Dio rimette i debiti degli uomini, così ora l’uomo rimette i debiti al suo prossimo.
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Bibliografia
Su Ildegarda
– Hildegard von Bingen (Zugänge zum Denken des Mittelalters, 8) di Maura Zátonyi (in tedesco)
– Hildegarde de Bingen, Le livre de Poche, di Régine Pernoud (in francese)
– Ildegarda, la potenza e la grazia, Città Nuova, di Lucia Tancredi
Studi sulle visioni e le miniature di Ildegarda:
– Hildegard von Bingen, Nel cuore di Dio, ed. Skira, di Sara Salvadori
– Hildegard von Bingen, Viaggio nelle immagini, ed. Skira, di Sara Salvadori
– Vidi et intellexi. Die Schrifthermeneutik in der Visionstrilogie Hildegards von Bingen, Aschendorff Verlag, di Maura Zatonyi (in tedesco)
Biografia:
Vita Sanctae Hildegardis/Leben der Heiligen Hildegard von Bingen, Fontes Christiane, ed. Herder (testo latino e traduzione tedesca della biografia scritta dai monaci Teoderico di Echternach e Guibert di Gembloux, contemporanei di Hildegard).
Traduzioni del “Libro delle opere divine”:
– Il libro delle opere divine, Mondadori (testo latino originale completo, traduzione italiana di Michela Pereira e note di Marta Cristiani e Michela Pereira)
– Das Buch vom Wirken Gottes – Liber Divinorum Operum, Abtei St. Hildegard, Eibingen, Beuroner Kunstverlag (vol. 6 delle opere complete in tedesco)
– Le livre des oeuvres divines, Albin Michel (traduzione francese incompleta, solo una piccola parte del testo originale è tradotta)