I periodi indicati dall’Apocalisse si riferiscono sempre simultaneamente
- a ciò che Cristo ha vissuto
- a ciò che vive la sua Chiesa, cioè le membra del suo corpo sulla terra
- a ciò che vive ogni fedele nella propria vita, in cui il battesimo lo incorpora a Cristo.
Questi tre tempi si sovrappongono e questa sovrapposizione è significata anche dal tempo liturgico durante il quale si celebrano
- gli eventi della vita di Cristo,
- la sua vita condivisa con tutta la Chiesa e da essa offerta ai suoi fedeli
- la partecipazione individuale di ogni fedele, che si nutre della vita di Cristo, che attinge a questa fonte d’amore che riempie la propria vita, assimilandola a Cristo e realizzando in ciascuno la piena somiglianza con Cristo.
Il tempo liturgico e la liturgia stessa ci conducono verso e nella vita eterna. I sacramenti che celebriamo riuniscono i tre tempi in uno: attraverso il battesimo, i fedeli diventano membra del corpo di Cristo. Come dice l’apostolo, Cristo è il capo del corpo che è la Chiesa: “Egli è anche il capo del corpo, il capo della Chiesa” (Colossesi 1:18). Attraverso il battesimo, quindi, la vita del fedele è allo stesso tempo unita alla vita terrena di Cristo e alla vita del suo corpo, che è la Chiesa.
I membri della Chiesa su questa terra partecipano già alla vita eterna e alla vittoria di Cristo sul male; sono diventati membra di un corpo di cui Cristo è il capo che infonde la vita, il soffio dell’amore, in tutto il corpo. I fedeli, in quanto membra del corpo di Cristo, sperimentano quindi su questa terra ciò che Cristo ha sperimentato nella sua vita terrena: sono uniti a lui. Come Cristo ha vissuto la sua passione e, in quel momento, il diavolo ha potuto scatenarsi contro di lui e i suoi nemici hanno avuto mano libera, così le membra del suo corpo, la Chiesa, sono quotidianamente vittime di attacchi e persecuzioni. Ma questo tempo di prova, rappresentato dall’espressione “tre anni e mezzo”, sarà proporzionale a quello vissuto da Cristo ed equivale al tempo di prova nella vita di ogni persona, quando il giusto sembra apparentemente sconfitto dal nemico, ma in realtà in questo tempo si compie la sua vittoria, proprio nel momento in cui viene attaccato e perseguitato si rivela il suo amore, la sua fede e la sua fiducia in Dio e la sua vittoria diviene eclatante. È per questo che Gesù, avvicinandosi la sua passione, disse ai suoi apostoli durante l’ultima cena: “È giunta l’ora che il Figlio dell’uomo sia glorificato”. (Gv 12,23) Perché sulla croce l’amore di Dio si sarebbe manifestato agli uomini, rivelando il suo infinito volto di misericordia, il suo perdono, la sua vita offerta per la moltitudine in remissione dei peccati. La gloria dell’amore infinito di Dio finalmente manifestata agli uomini, resa visibile nell’amore con cui Cristo ci ha amati. Ed è questo che porta frutto: il gesto d’amore gratuito, l’offerta della propria vita che finalmente dà prova, rende visibile l’amore divino che ci ha fatti a sua immagine e somiglianza. I primi cristiani dicevano che il sangue dei martiri è seme di cristiani.
È così che potremmo comprendere l’espressione: “Un tempo, dei tempi e la metà di un tempo” (Ap 12,14). In altre parole, c’è :
- un unico tempo durante il quale si è svolta la vita di Cristo
- dei tempi in cui la Chiesa nel suo insieme continua a vivere ciò che Cristo ha vissuto. Nello stesso tempo, infatti, nel mondo, la Chiesa è perseguitata in un paese, in pace in un altro, in ringraziamento o in afflizione.
- metà del tempo, perché ogni fedele sta vivendo nella propria vita ciò che Cristo ha vissuto. Ma questo tempo è compiuto solo a metà, perché stiamo parlando dei vivi, di coloro che devono capire i segni dei tempi. Ringraziare per l’opera dello Spirito o chiedere in preghiera la forza nelle persecuzioni o nelle prove. Questa metà del tempo continua a compiersi in ognuno di noi.
Diversi commentatori precisano che la durata di mezzo tempo indica il tempo che rimane sospeso, il tempo presente che non è ancora completo, il tempo in cui la passione di Cristo si prolunga in ciascuno di noi.
Così si esprime l’apostolo Paolo nella lettera ai Colossesi 1, 22-24:
“Ma ora Dio vi ha riconciliati con lui nel corpo di Cristo, il suo corpo di carne, mediante la sua morte, per introdurvi alla sua presenza, santi, immacolati, irreprensibili. Questo avverrà se rimarrete saldamente radicati nella fede, senza allontanarvi dalla speranza che avete ricevuto quando avete sentito annunciare il Vangelo ad ogni creatura sotto il cielo. Io, Paolo, sono diventato un ministro di questo Vangelo. Ora trovo gioia nelle sofferenze che sopporto per voi; ciò che resta da soffrire delle prove di Cristo nella mia carne, lo compio per il suo corpo, che è la Chiesa”.
Non manca nulla alla passione di Cristo; egli ha dato tutto, ha dato se stesso. Ma questa passione continua ad essere vissuta dalle membra del suo corpo che vivono la sua vita essendo animati dallo stesso amore e ugualmente confrontati alle tenebre. Attraverso il battesimo e la comunione al suo corpo e al suo sangue, i fedeli sono incorporati a Cristo e vivono in unione con lui, nel suo corpo mistico, la Chiesa, come spiega San Paolo.
Così l’Apocalisse ci parla del momento in cui la donna vola verso il deserto, dove si prepara all’unione finale, dove lo Sposo la adorna di ogni ornamento spirituale, come una fidanzata per le nozze. Infatti, questa donna che rappresenta la Chiesa era nelle doglie del parto e il drago voleva divorare il bambino.
Allora furono date alla donna le due ali della grande aquila, perché volasse nel deserto, nel luogo dove doveva essere nutrita per un tempo, dei tempi e la metà di un tempo, lontano dalla presenza del Serpente (Apocalisse 12, 23).
E ora nella donna vediamo il tempo in cui vive l’umanità di Cristo, quindi il tempo in cui vive tutta la Chiesa e in cui vive ogni fedele, associato alla vita di Cristo, membro del suo corpo. Ma questo tempo non è ancora finito; si prolunga ogni volta che Dio mostra misericordia e aspetta che il peccatore si converta e torni a lui.
Per una comprensione più approfondita delle indicazioni temporali dell’Apocalisse, si veda anche l’articolo I mille anni: risorti con Cristo – Ap 20.
Tyconius, Commentaire de l’Apocalisse, Introduction, traduction et notes de Roger Gryson, Brépols, 2011, p.124, n.57.
“E Dio asciugherà ogni lacrima dai loro occhi” (Ap 21, 4). Tutto questo avviene spiritualmente per la Chiesa, secondo le parole dell’apostolo San Paolo: “Nel battesimo siete stati sepolti con Cristo e siete anche risorti con lui mediante la fede nella potenza di Dio, che lo ha risuscitato dai morti.” (Col 2, 12) Tramite il battesimo, infatti, perdonati dei nostri peccati e spogliati dell’uomo vecchio della nostra vita precedente, resuscitiamo a vita nuova, rivestiamo Cristo (Col 3,9) e siamo riempiti della gioia dello Spirito Santo. Questa è la vita che il Signore promette alla sua Chiesa con queste parole: “Ecco, io renderò lieta Gerusalemme e il mio popolo si rallegrerà, sarò lieto per Gerusalemme e gioirò per il mio popolo. Non si udrà più in lei il suono del pianto e del lamento. Non ci saranno più giovani che muoiono prematuramente né vecchi che non vivono i loro giorni; perché i giovani vivranno fino a cento anni, ma il peccatore che muore a cento anni sarà maledetto. Costruiranno case e le abiteranno loro stessi, pianteranno nuove vigne, mangeranno loro stessi e la loro discendenza”. (Is 65, 18-21). In questo passaggio si tratta di coltivare il nostro animo spiritualmente, non in maniera terrena dov’è spesso ci affatichiamo invano con il passare delle stagioni. Il giovane arriverà a cent’anni, perché anche se uno ha cent’anni, torna ad essere un giovane; infatti, tutti coloro che sono battezzati, indipendentemente dal sesso e dall’età, vengono elevati all’età di Cristo, come dice l’apostolo, allo stato di uomo fatto, alla dimensione di Cristo nella sua pienezza (Ef 4,13). “Ma il peccatore che muore a cento anni sarà maledetto”, cioè colui che non ha voluto vivere secondo Dio.
Agostino, Città di Dio, Libro 17, 4:
Omnes quippe unctos eius chrismate recte christos possumus dicere; quod tamen totum cum suo capite corpus unus est Christus.
Poiché possiamo giustamente chiamare “Cristi” [cioè unti] tutti coloro che sono unti con il suo crisma [i battezzati], perché, in effetti, nell’insieme questo corpo con il suo capo è un unico Cristo.
Agostino, Lettera 199, 45, tradotta da M. Poujoulat sul sito della Biblioteca Monastica:
Così sapremo che egli è vicino, quando vedremo compiersi, non alcuni di questi segni, ma tutti questi segni, quando il Figlio dell’uomo verrà, quando manderà i suoi angeli e radunerà i suoi eletti dalle quattro parti del mondo, cioè da tutta la terra: questo è ciò che Gesù Cristo sta facendo in quest’ultima ora. Egli viene nelle sue membra come in tante nuvole, o in tutta la Chiesa stessa, che è il suo corpo, come in una grande nuvola che diffonde la sua fecondità in tutto il mondo; Gesù Cristo sta facendo tutto questo da quando ha iniziato a predicare e a dire: “Fate penitenza, perché il regno dei cieli è vicino”. Se dunque confrontiamo ed esaminiamo attentamente i racconti dei tre evangelisti sulla venuta del Signore, forse scopriremo che tutti questi segni riguardano la venuta quotidiana del Salvatore nel suo corpo, che è la Chiesa, di cui parlava agli ebrei, dicendo: “Un giorno vedrete il Figlio dell’uomo seduto alla destra della maestà di Dio venire sulle nubi del cielo”.