Giovanni 6, 22-59 Il pane disceso dal cielo

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Il giorno dopo aver moltiplicato i pani, le folle ritrovano Gesù a Cafarnao e Gesù le istruisce sul cibo che avrebbe dato loro, un cibo celeste che dà vita al mondo. Questo cibo è Gesù stesso, la parola di Dio che dà vita al mondo e offre la propria vita a ciascuna delle sue creature. Gesù annuncia così il pranzo eucaristico che istituirà nell’Ultima Cena. Il pane disceso dal cielo è Gesù stesso, che si dona per essere mangiato dagli uomini.

Questo pane celeste ci invita a un pranzo di comunione, di alleanza. I commensali devono riunirsi per essere uno, come membra di un unico corpo, per fare insieme alleanza con Dio. In questo pranzo, è Dio che si unisce alla sua fidanzata, a tutti i suoi invitati, alla sua Chiesa (ekklesía in greco, l’assemblea degli invitati, dal verbo kaléō chiamare, invitare). Ora sono uno, perché hanno fatto un passo verso l’altro per sedersi alla stessa tavola, hanno riconosciuto i loro errori, così da potersi perdonare a vicenda e Dio, attraverso il suo per-dono, li ha santificati. Ora la fidanzata è pronta, vestita con il lino delle opere di giustizia, adornata per le nozze. Questa sposa è la Chiesa, l’assemblea degli invitati, uniti dal pane disceso dal cielo, da Cristo parola di Dio. Condividono lo stesso cibo, diventano uno e consumano la loro unione con Dio nel pane disceso dal cielo. Già partecipano al pranzo di nozze dell’Agnello. Allo stesso tempo, questo cibo celeste fa della moltitudine un’unità e unisce questa moltitudine unificata con Dio come una fidanzata che Dio stesso ha preparato e adornato per le nozze. Li nutre con il pane disceso dal cielo, li nutre con se stesso in modo che tutti rimangano in lui, nel suo amore, e attraverso questo amore rimangano nell’unità. Tutto questo si realizzerà in modo permanente in cielo, ma è già possibile sperimentarlo sulla terra attraverso la partecipazione al pranzo eucaristico, come dice Gesù: “Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui” (Gv 6,56).

Infatti, quando Dio pronuncia una parola, è per condividere, per diffondere il suo bene, per condividere la sua gioia e il suo amore, per offrirlo al mondo. Questo significa offrire la propria vita divina, perché Dio è amore e questo amore è relazione, una relazione eterna e trinitaria, cioè un meraviglioso scambio tra il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. Affinché possiamo partecipare a questo meraviglioso scambio, che ci riempie di gioia, il Figlio, che è il Verbo di Dio, ci associa a lui, ci offre la sua vita, il suo spirito. Egli viene ad abitare in noi, il suo stesso spirito abita in noi, è lo Spirito che procede dal Padre e dal Figlio. Questo spirito è ciò che lega il Padre e il Figlio, è il loro amore, l’amore è spirito, Dio è spirito. Entrare nell’amore di Dio, partecipare alla sua vita e alla sua gioia, significa amare come lui ci ama, e quindi amare tutti i nostri fratelli e sorelle come lui li ama. Significa scoprire il suo amore per tutti noi, per noi stessi e per gli altri, e diventare a nostra volta capaci di amarli come li ama il Padre che dà loro la vita (“Saremo simili a lui, perché lo vedremo come egli è”. (1 Giovanni 3, 2)). C’è posto per tutti nel cuore e nell’amore di Dio: entrare nel regno di Dio significa entrare nella pienezza del suo amore. Questo amore ci unisce a lui, che ne è la fonte, e anche ai nostri fratelli e sorelle con i quali diventiamo uno, come membra di uno stesso corpo, in armonia e complementarietà, gioendo della bellezza di ciascuno. Cristo è il capo che dà vita al corpo attraverso il suo spirito. Questo spirito è la vita trasmessa dal Padre e unisce il Padre alle sue creature come una madre ai suoi figli, perché Dio porta i suoi figli dentro di sé (vedi Ruah – lo spirito di Dio è femminile). Tutto il mondo è in Dio e sussiste attraverso di lui, animato dal suo spirito che gli infonde vita e ci unisce a lui nella relazione filiale offertaci da suo figlio che ci rende membra del suo corpo. È attraverso il miracolo del pranzo eucaristico che ci nutriamo della vita del Figlio di Dio, pane disceso dal cielo (vedi Il panzo eucaristico). Siamo quindi invitati a un pranzo che è un banchetto nuziale, in cui lo sposo è Cristo e la sposa è l’umanità. Si celebra l’unione tra Dio e l’umanità. Tutti gli esseri umani sono invitati al pranzo.

Deuteronomio 8,3: L’uomo vivrà di tutto ciò che esce dalla bocca di Dio.

וַֽיְעַנְּךָ֮ וַיַּרְעִבֶךָ֒ וַיַּֽאֲכִֽלְךָ֤ אֶת-הַמָּן֙ אֲשֶׁ֣ר לֹא-יָדַ֔עְתָּ וְלֹ֥א יָדְע֖וּן אֲבֹתֶ֑יךָ לְמַ֣עַן הֹודִֽעֲךָ֗ כִּ֠י לֹ֣א עַל-הַלֶּ֤חֶם לְבַדֹּו֙ יִחְיֶ֣ה הָֽאָדָ֔ם כִּ֛י עַל-כָּל-מֹוצָ֥א פִֽי-יְהוָ֖ה יִחְיֶ֥ה הָאָדָֽם׃
Vi ha afflitti, vi ha affamati e vi ha fatto mangiare la manna, che voi non conoscevate e neppure i vostri padri, perché sappiate che non di solo pane si vive, ma di tutto ciò che esce dalla bocca di Dio si vive.

Giovanni 6, 22-59

22 Τῇ ἐπαύριον ὁ ὄχλος ὁ ἑστηκὼς πέραν τῆς θαλάσσης εἶδον ὅτι πλοιάριον ἄλλο οὐκ ἦν ἐκεῖ εἰ μὴ ἕν, καὶ ὅτι οὐ συνεισῆλθεν τοῖς μαθηταῖς αὐτοῦ ὁ Ἰησοῦς εἰς τὸ πλοῖον ἀλλὰ μόνοι οἱ μαθηταὶ αὐτοῦ ἀπῆλθον-
22 Il giorno dopo, la folla che stava sull’altra riva del mare vide che non c’era nessun’altra barca, se non una, e che Gesù non era andato con i suoi discepoli alla barca, ma che i suoi discepoli erano andati da soli;

23 ἀλλὰ ἦλθεν πλοιάρια ἐκ Τιβεριάδος ἐγγὺς τοῦ τόπου ὅπου ἔφαγον τὸν ἄρτον εὐχαριστήσαντος τοῦ Κυρίου.
23 Ma delle barche vennero da Tiberiade vicino al luogo dove avevano mangiato il pane, quando il Signore rese grazie.

24 ὅτε οὖν εἶδεν ὁ ὄχλος ὅτι Ἰησοῦς οὐκ ἔστιν ἐκεῖ οὐδὲ οἱ μαθηταὶ αὐτοῦ, ἐνέβησαν αὐτοὶ εἰς τὰ πλοιάρια καὶ ἦλθον εἰς Καφαρναοὺμ τὸν Ἰησοῦν.
24 La folla, dunque, vedendo che Gesù non c’era e i suoi discepoli, salì sulle barche e venne a Cafarnao in cerca di Gesù.

25 καὶ εὑρόντες αὐτὸν πέραν τῆς θαλάσσης εἶπον αὐτῷ Ῥαββεί, πότε ὧδε γέγονας;
25 E quando lo trovarono sull’altra riva del mare, gli dissero: “Rabbì, quando sei arrivato qui?”.

26 ἀπεκρίθη αὐτοῖς ὁ Ἰησοῦς καὶ εἶπεν Ἀμὴν ἀμὴν λέγω ὑμῖν, ζητεῖτέ με οὐχ ὅτι εἴδετε σημεῖα, ἀλλ’ ὅτι ἐφάγετε ἐκ τῶν ἄρτων καὶ ἐχορτάσθητε.
26 Gesù rispose e disse loro: “Amen, vi dico che mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato del pane e vi siete saziati”.

27 ἐργάζεσθε μὴ τὴν βρῶσιν τὴν ἀπολλυμένην, ἀλλὰ τὴν βρῶσιν τὴν μένουσαν εἰς ζωὴν αἰώνιον, ἣν ὁ Υἱὸς τοῦ ἀνθρώπου ὑμῖν δώσει- τοῦτον γὰρ ὁ Πατὴρ ἐσφράγισεν ὁ Θεός.
27 Non lavorate per il cibo che viene distrutto, ma per il cibo che rimane per la vita eterna, che il Figlio dell’uomo vi darà, perché il Padre Dio lo ha sigillato.

28 εἶπον οὖν πρὸς αὐτόν Τί ποιῶμεν ἵνα ἐργαζώμεθα τὰ ἔργα τοῦ Θεοῦ;
28 Gli dissero allora: “Che cosa dobbiamo fare per operare le opere di Dio?”.

29 ἀπεκρίθη Ἰησοῦς καὶ εἶπεν αὐτοῖς Τοῦτό ἐστιν τὸ ἔργον τοῦ Θεοῦ, ἵνα πιστεύητε εἰς ὃν ἀπέστειλεν ἐκεῖνος.
29 Gesù rispose e disse loro: “Questa è l’opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato”.

30 εἶπον οὖν αὐτῷ Τί οὖν ποιεῖς σὺ σημεῖον, ἵνα ἴδωμεν καὶ πιστεύσωμέν σοι; τί ἐργάζῃ;
30 Gli dissero dunque: “Quale segno stai facendo, perché possiamo vederti e crederti; che cosa stai operando?

31 οἱ πατέρες ἡμῶν τὸ μάννα ἔφαγον ἐν τῇ ἐρήμῳ, καθώς ἐστιν γεγραμμένον Ἄρτον ἐκ τοῦ οὐρανοῦ ἔδωκεν αὐτοῖς φαγεῖν.
31 I nostri padri mangiarono la manna nel deserto, come sta scritto: “Diede loro da mangiare pane dal cielo”.

32 εἶπεν οὖν αὐτοῖς ὁ Ἰησοῦς Ἀμὴν ἀμὴν λέγω ὑμῖν, οὐ Μωϋσῆς δέδωκεν ὑμῖν τὸν ἄρτον ἐκ τοῦ οὐρανοῦ, ἀλλ’ ὁ Πατήρ μου δίδωσιν ὑμῖν τὸν ἄρτον ἐκ τοῦ οὐρανοῦ τὸν ἀληθινόν-
32 Gesù dunque disse loro: “Amen amen, io vi dico che non è stato Mosè a darvi il pane dal cielo, ma il Padre mio vi ha dato il vero pane dal cielo”.

33 ὁ γὰρ ἄρτος τοῦ Θεοῦ ἐστιν ὁ καταβαίνων ἐκ τοῦ καὶ ζωὴν διδοὺς τῷ κόσμῳ.
33 Perché il pane di Dio è colui che scende dal cielo e dà la vita al mondo”.

34 εἶπον οὖν πρὸς αὐτόν Κύριε, πάντοτε δὸς ἡμῖν τὸν ἄρτον τοῦτον.
34 Gli dissero dunque: “Signore, dacci sempre questo pane”.

35 εἶπεν αὐτοῖς ὁ Ἰησοῦς Ἐγώ εἰμι ὁ ἄρτος τῆς ζωῆς- ὁ ἐρχόμενος πρὸς ἐμὲ οὐ μὴ πεινάσῃ, καὶ ὁ πιστεύων εἰς ἐμὲ οὐ μὴ διψήσει πώποτε.
35 Gesù disse loro: “Io sono il pane della vita: chi viene a me non avrà mai fame e chi crede in me non avrà mai sete”.

36 ἀλλ’ εἶπον ὑμῖν ὅτι καὶ ἑωράκατέ με καὶ οὐ πιστεύετε.
36 Ma vi ho anche detto che avete visto e non credete.

37 Πᾶν ὃ δίδωσίν μοι ὁ Πατὴρ πρὸς ἐμὲ ἥξει, καὶ τὸν ἐρχόμενον πρός με οὐ μὴ ἐκβάλω ἔξω,
37 Chiunque mi dà il Padre verrà a me, e chi viene a me non lo scaccio,

38 ὅτι καταβέβηκα ἀπὸ τοῦ οὐρανοῦ οὐχ ἵνα ποιῶ τὸ θέλημα τὸ ἐμὸν ἀλλὰ θέλημα τοῦ πέμψαντός με.
38 Perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato.

39 τοῦτο δέ ἐστιν τὸ θέλημα τοῦ πέμψαντός με, ἵνα πᾶν ὃ δέδωκέν μοι μὴ ἀπολέσω ἐξ αὐτοῦ, ἀλλὰ ἀναστήσω αὐτὸ ἐν τῇ ἐσχάτῃ ἡμέρᾳ.
39 Questa è la volontà di colui che mi ha mandato: che io non perda nessuno di quelli che mi ha dato, ma li risusciti nell’ultimo giorno.

40 τοῦτο γάρ ἐστιν τὸ θέλημα τοῦ Πατρός μου, ἵνα πᾶς ὁ θεωρῶν τὸν Υἱὸν καὶ πιστεύων αὐτὸν ἔχῃ ζωὴν αἰώνιον, καὶ ἀναστήσω αὐτὸν ἐγὼ ἐν τῇ ἐσχάτῃ ἡμέρᾳ.
40 Perché questa è la volontà del Padre mio: che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna, e io lo risusciterò nell’ultimo giorno.

41 Ἐγόγγυζον οὖν οἱ Ἰουδαῖοι περὶ αὐτοῦ ὅτι εἶπεν Ἐγώ εἰμι ὁ ἄρτος ὁ καταβὰς ἐκ τοῦ οὐρανοῦ,
41 I Giudei, dunque, mormorarono contro di lui, perché aveva detto: “Io sono il pane disceso dal cielo”.

42 καὶ ἔλεγον Οὐχ οὗτός ἐστιν Ἰησοῦς ὁ υἱὸς Ἰωσήφ, οὗ ἡμεῖς οἴδαμεν τὸν πατέρα καὶ τὴν μητέρα; πῶς νῦν λέγει ὅτι Ἐκ οὐρανοῦ καταβέβηκα;
42 E dissero: “Non è questo Gesù, il figlio di Giuseppe, di cui conosciamo il padre e la madre? Come fa ora a dire: ‘Sono disceso dal cielo’?”.

43 ἀπεκρίθη Ἰησοῦς καὶ εἶπεν αὐτοῖς Μὴ γογύζετε μετ’ ἀλλήλων.
43 Gesù rispose e disse loro: “Non mormorate gli uni con gli altri.

44 οὐδεὶς δύναται ἐλθεῖν πρός με ἐὰν μὴ ὁ Πατὴρ ὁ πέμψας με ἑλκύσῃ αὐτόν, κἀγὼ ἀναστήσω αὐτὸν ἐν τῇ ἐσχάτῃ ἡμέρᾳ.
44 Nessuno può venire a me se il Padre che mi ha mandato non lo attira, e io lo risusciterò nell’ultimo giorno.

45 ἔστιν γεγραμμένον ἐν τοῖς προφήταις Καὶ ἔσονται πάντες διδακτοὶ Θεοῦ- πᾶς ὁ ἀκούσας παρὰ τοῦ Πατρὸς μαθὼν ἔρχεται πρὸς ἐμέ.
45 È scritto nei profeti: “E tutti saranno ammaestrati da Dio; chiunque ha ascoltato il Padre e ha capito, viene a me”.

46 οὐχ ὅτι τὸν Πατέρα ἑώρακέν τις, εἰ μὴ ὁ ὢν παρὰ τοῦ Θεοῦ, οὗτος ἑώρακεν τὸν Πατέρα.
46 Nessuno ha visto il Padre, se non colui che è con Dio: costui ha visto il Padre.

47 ἀμὴν λέγω ὑμῖν, ὁ πιστεύων ἔχει ζωὴν αἰώνιον.
47 Amen amen vi dico: chi crede ha vita eterna.

48 ἐγώ εἰμι ὁ ἄρτος τῆς ζωῆς.
48 Io sono il pane della vita.

49 οἱ πατέρες ὑμῶν ἔφαγον ἐν τῇ ἐρήμῳ τὸ μάννα καὶ ἀπέθανον-
49 I vostri padri mangiarono la manna nel deserto e morirono:

50 οὗτός ἐστιν ὁ ἄρτος ὁ ἐκ τοῦ οὐρανοῦ καταβαίνων, ἵνα τις ἐξ αὐτοῦ φάγῃ καὶ μὴ ἀποθάνῃ.
50 Questo è il pane che scende dal cielo, perché qualcuno ne mangi e non muoia.

51 ἐγώ εἰμι ὁ ἄρτος ὁ ζῶν ἐκ τοῦ οὐρανοῦ καταβάς- ἐάν τις φάγῃ ἐκ τούτου τοῦ ἄρτου, ζήσει εἰς τὸν αἰῶνα- καὶ ὁ ἄρτος δὲ ὃν ἐγὼ δώσω ἡ σάρξ μού ἐστιν ὑπὲρ τῆς τοῦ18 ζωῆς.
51 Io sono il pane, il vivente disceso dal cielo: se uno mangia di questo pane, vivrà in eterno; e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo.

aiõn: indica un periodo di tempo, la durata di una vita, di una generazione. Questo termine è etimologicamente vicino alla parola aeí (ἀεί) che significa sempre. Questa parola viene spesso tradotta come età, epoca, ma è spesso usata da Gesù e dagli apostoli per indicare l’età futura, quella che non avrà fine perché associata in questo contesto alla vita celeste che è eterna. In Luca 18:30, ad esempio, Gesù promette a chi ha lasciato tutto (casa, famiglia) per il regno dei cieli che riceverà molto di più, non solo in questo tempo ma anche la vita eterna nell’età a venire:
ἐν τῷ καιρῷ τούτῳ καὶ ἐν τῷ αἰῶνι τῷ ἐρχομένῳ ζωὴν αἰώνιον.
in questo tempo (kairós) e nell’età (aión) che viene la vita eterna (aiōnion).
Quando Gesù indica questo tempo, usa il termine kairós, un termine che indica il momento opportuno, in cui bisogna agire. Quando parla dell’età futura, usa il termine aión e quando vuole parlare della vita eterna propria di questa età futura usa il termine aiōnion nel senso di eterno e che deriva da aión, mentre esiste un’altra parola per eterno che è aídios. Qui dobbiamo capire che nell’età futura riceveremo la vita che è propria di quell’età. È l’età della vita con Dio che non è iscritta nel nostro tempo, ed è per questo che probabilmente lasciamo il vocabolario che si riferisce al corso del tempo per indicare una realtà che sfugge alla nozione di tempo che abbiamo ora. Tuttavia, ci viene anche spesso ricordato che questa età non avrà fine, che è infinita e per questo traduciamo l’espressione semitica le’olam con eis toùs aiõnas tõn aiõnōn (εἰς τοὺς αἰῶνας τῶν αἰώνων), per le età delle età. Ora, la parola ebraica ‘olam (עולם) deriva dalla radice ‘alam che ha il significato di nascondere ed è tradotta come eternità, ma ha anche il significato di mondo nelle lingue semitiche. L’espressione le’olam nel senso di “per sempre” è molto comune nella Bibbia e già all’inizio del libro di Genesi 3:22 si dice che se l’uomo avesse mangiato dell’albero della vita, avrebbe vissuto “per sempre” (le’olam), questo nell’antica versione greca ebraica della Bibbia Settanta è tradotto come eis tòn aiõna (εἰς τὸν αἰῶνα). Quindi questa età futura è anche un mondo nascosto che verrà. E quando si parla di età delle età o di mondo dei mondi, di eternità delle eternità, si allude anche a un mondo che è al di sopra di tutti gli altri e non ha fine.

52 Ἐμάχοντο οὖν πρὸς ἀλλήλους οἱ Ἰουδαῖοι λέγοντες Πῶς δύναται οὗτος ἡμῖν δοῦναι τὴν σάρκα φαγεῖν;
52 I Giudei, dunque, disputavano tra loro dicendo: “Come può costui darci carne da mangiare?”.

53 εἶπεν οὖν αὐτοῖς ὁ Ἰησοῦς Ἀμὴν ἀμὴν λέγω ὑμῖν, ἐὰν μὴ φάγητε τὴν σάρκα τοῦ Υἱοῦ ἀνθρώπου καὶ πίητε αὐτοῦ τὸ αἷμα, οὐκ ἔχετε ζωὴν ἐν ἑαυτοῖς.
53 Gesù dunque disse loro: “Amen amen, io vi dico che se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita”.

54 ὁ τρώγων μου τὴν σάρκα καὶ πίνων μου τὸ αἷμα ἔχει ζωὴν αἰώνιον, κἀγὼ ἀναστήσω αὐτὸν τῇ ἐσχάτῃ ἡμέρᾳ.
54 Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna (aiõnion) e io lo risusciterò nell’ultimo giorno.

55 ἡ γὰρ σάρξ μου ἀληθής ἐστιν βρῶσις, καὶ τὸ αἷμά μου ἀληθής ἐστιν πόσις.
55 Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue è vera bevanda.

56 ὁ τρώγων μου τὴν σάρκα καὶ πίνων μου τὸ αἷμα ἐν ἐμοὶ μένει κἀγὼ ἐν αὐτῷ.
56 Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui.

57 καθὼς ἀπέστειλέν με ὁ ζῶν Πατὴρ κἀγὼ ζῶ διὰ τὸν Πατέρα, καὶ ὁ τρώγων με κἀκεῖνος ζήσει δι’ ἐμέ.
57 Come il Padre vivente ha mandato me e io vivo per mezzo del Padre, così chi mangia me, vivrà per mezzo di me.

58 οὗτός ἐστιν ὁ ἄρτος ὁ ἐξ οὐρανοῦ καταβάς, οὐ καθὼς ἔφαγον οἱ πατέρες καὶ ἀπέθανον- ὁ τρώγων τοῦτον τὸν ζήσει εἰς τὸν αἰῶνα.
58 Questo è il pane disceso dal cielo, non come mangiarono i padri e morirono: chi mangia questo pane vivrà in eterno (aiõna).

59 Ταῦτα εἶπεν ἐν συναγωγῇ διδάσκων ἐν Καφαρναούμ.
59 Diceva queste cose insegnando nella sinagoga di Cafarnao.