Giovanni 6, 1-15 La moltiplicazione dei pani

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Secondo la tradizione, questo miracolo ha un ruolo importante nell’annunciare il pasto eucaristico che Gesù avrebbe istituito la sera dell’Ultima Cena con gli apostoli. Il giorno dopo questo miracolo, Gesù spiegò alle folle che il vero pane disceso dal cielo era lui stesso (cfr. Giovanni 6, 22-59 Il pane disceso dal cielo). Già durante la tentazione nel deserto aveva annunciato che “l’uomo non vivrà di solo pane, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio”. (Matteo 4:4).

Ma il tema della moltiplicazione è importante anche per comprendere le parabole del regno dei cieli (vedi Matteo 13, Le parabole del regno), quando Gesù dice che i semi caduti su un terreno buono portarono frutto, uno cento, uno sessanta, uno trenta (Matteo 13, 8). Ciò che Dio benedice si moltiplica. Ovunque si dice che Dio benedice, ciò che è benedetto si moltiplica. Perché quando Dio pronuncia una parola, è per condividere, per diffondere il suo bene.

Condividere la sua gioia e il suo amore, offrirli al mondo. Significa offrire la propria vita divina, perché Dio è amore e questo amore è una relazione, una relazione eterna e trinitaria, cioè un meraviglioso scambio tra il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. Affinché possiamo partecipare a questo meraviglioso scambio che ci riempie di gioia, il Figlio, che è il Verbo di Dio, ci associa a lui, ci offre la sua vita, il suo spirito. Egli viene ad abitare in noi, il suo stesso spirito abita in noi, è lo Spirito che procede dal Padre e dal Figlio. Questo spirito è ciò che lega il Padre e il Figlio, è il loro amore, l’amore è spirito, Dio è spirito. Entrare nell’amore di Dio, partecipare alla sua vita e alla sua gioia, significa amare come lui ci ama, e quindi amare tutti i nostri fratelli e sorelle come lui li ama. Significa scoprire il suo amore per tutti noi, per noi stessi e per gli altri, e diventare a nostra volta capaci di amarli come li ama il Padre che dà loro la vita. “Ora vediamo attraverso uno specchio, in modo enigmatico, poi, invece, faccia a faccia; ora conosco in parte, poi, invece, conoscerò fissando lo sguardo (epignōsomai) come anche sono stato conosciuto [epignōstēn conosciuto dallo sguardo che si posa su di me] (1 Corinzi 13:12). E anche l’apostolo Giovanni ci rivela: “Amati, ora siamo figli di Dio e ciò che saremo non è ancora stato manifestato. Sappiamo che se egli si manifesterà, saremo simili a lui, perché lo vedremo come egli è”. (1 Giovanni 3, 2).

C’è posto per tutti nel cuore e nell’amore di Dio: entrare nel regno di Dio significa entrare nella pienezza del suo amore. Questo amore unisce le creature a lui, che ne è la fonte, e anche le creature fra di loro per farle diventare uno, come le membra di uno stesso corpo, in armonia e complementarietà, gioendo della bellezza reciproca, e Cristo è la testa che dà vita al corpo attraverso il suo spirito. Questo spirito è la vita trasmessa dal Padre e lo Spirito unisce il Padre alle sue creature come una madre ai suoi figli, perché Dio porta i suoi figli dentro di sé (vedi Ruah – Lo spirito di Dio è femminile). Il mondo intero è in Dio e sussiste attraverso di lui, animato dal suo spirito che infonde in lui la vita e lo unisce a sé nella relazione filiale offertaci da suo figlio che fa di noi le membra del suo corpo. È attraverso il miracolo del pranzo eucaristico che le persone sono nutrite dalla vita del Figlio di Dio, il pane disceso dal cielo (Vedi gli articoli: Il pranzo eucaristico e Il pane disceso dal cielo). Siamo quindi invitati a un pranzo che è un banchetto nuziale, in cui lo sposo è Cristo e la sposa è l’umanità: vi si celebra l’unione tra Dio e l’umanità. Tutti gli esseri umani sono invitati al pranzo (cfr. Luca 14, 15-24 Gli invitati al pranzo).

Per questo gli apostoli che portano il pane sceso dal cielo all’umanità ne avranno ancora e ancora da distribuire: dodici ceste piene di pezzi in più, una per ogni apostolo che potrà ancora distribuirne ad altri. Infatti, “nella casa del Padre mio ci sono molte dimore”, dice Gesù (Gv 4,2), e non smette mai di invitare le persone a entrare nella dimora del Padre, nel suo regno, nel suo banchetto. Sta a noi accettare questo invito ed entrare subito, non dopo la morte, ma immediatamente. Dobbiamo cercare il regno, cioè la piena comunione con Dio e con i fratelli. Riconoscere le proprie colpe e cercare la riconciliazione con tutti. Se la grazia di Dio moltiplica tutto ciò che benedice, è perché espande il cuore di ogni persona affinché possa accogliere come fratelli e sorelle tutte le creature, gli uomini e le donne di tutto il mondo, e l’intera creazione come un dono prezioso di Dio. Grazie alla benedizione di Dio, il cuore delle persone non smette mai di crescere, aprendo le braccia per accogliere sempre più fratelli e sorelle, fino all’ultimo. L’invito di Dio è su scala globale. La parola ekklesía, chiesa in greco, deriva dal verbo kaléō, chiamare. Tutti i figli di Dio sono chiamati, invitati a partecipare al banchetto nuziale e, attraverso il battesimo, Dio li incarica di diffondere la sua chiamata, di testimoniare il suo amore per tutte le sue creature. La sua benedizione, che si moltiplica, manifesta la sua opera nello spirito dell’uomo, che si espande per accogliere nuove creature come fratelli e sorelle. Questa accoglienza a dimensione del mondo implica, naturalmente, aprire le braccia e porgere l’altra guancia a coloro che hanno offeso, per portare frutto al centuplo e partecipare, fin da questa vita, alla pienezza del regno, dove l’amore di Dio è in tutti.

Ecco dunque gli apostoli, incaricati di portare al mondo il cibo celeste. In primo luogo, porteranno il battesimo, con il quale gli esseri umani vengono purificati e santificati. Non solo le loro colpe vengono cancellate, Dio non ne tiene conto, ma attraverso questo gesto di fiducia filiale, il gesto del figlio che torna al padre, la creatura entra nella relazione filiale e l’amore del Padre la riempie, la riempie di gioia. Questo è il dono del suo spirito, attraverso il quale l’essere umano entra nella vita eterna, cioè nell’eterna relazione filiale con Dio e nella fratellanza con la moltitudine delle sue creature.

Giovanni 6,1-15 (paralleli in Matteo 14,13-21 e 15,32-38; Marco 6,30-42 e 8,1-9; Luca 9,10-17)
1 Μετὰ ταῦτα ἀπῆλθεν ὁ Ἰησοῦς πέραν τῆς θαλάσσης τῆς Γαλιλαίας τῆς Τιβεριάδος.
1 Dopo queste cose, Gesù se ne andò attraverso il mare di Galilea fino a Tiberiade.

2 ἠκολούθει δὲ αὐτῷ ὄχλος πολύς, ὅτι ἑώρων τὰ σημεῖα ἃ ἐποίει ἐπὶ τῶν ἀσθενούντων.
2 Una grande folla lo seguiva, perché aveva visto i segni che compiva sui malati.

3 ἀνῆλθεν δὲ εἰς τὸ ὄρος Ἰησοῦς, καὶ ἐκεῖ ἐκάθητο μετὰ τῶν μαθητῶν αὐτοῦ.
3 Gesù salì sul monte e si sedette con i suoi discepoli.

4 ἦν δὲ ἐγγὺς τὸ πάσχα, ἡ ἑορτὴ τῶν Ἰουδαίων.
4 La Pasqua, festa dei Giudei, era vicina.

5 ἐπάρας οὖν τοὺς ὀφθαλμοὺς ὁ Ἰησοῦς καὶ θεασάμενος ὅτι πολὺς ὄχλος ἔρχεται πρὸς αὐτὸν, λέγει πρὸς Φίλιππον Πόθεν ἀγοράσωμεν ἄρτους ἵνα φάγωσιν οὗτοι;
5 Allora Gesù, alzando gli occhi e vedendo che stava arrivando una grande folla, disse a Filippo: “Dove possiamo comprare del pane perché questi mangino?”.

6 τοῦτο δὲ ἔλεγεν πειράζων αὐτόν- αὐτὸς γὰρ ᾔδει τί ἔμελεν ποιεῖν.
6 Gli disse questo per metterlo alla prova, perché egli stesso sapeva quello che stava per fare.

7 ἀπεκρίθη αὐτῷ ὁ Φίλιππος Διακοσίων δηναρίων ἄρτοι οὐκ ἀρκοῦσιν αὐτοῖς, ἵνα ἕκαστος βραχύ τι λάβῃ.
7 Filippo gli rispose: “I pani di duecento denari non sono sufficienti perché ognuno ne prenda un po’”.

8 λέγει αὐτῷ εἷς ἐκ τῶν μαθητῶν αὐτοῦ, Ἀνδρέας ὁ ἀδελφὸς Σίμωνος Πέτρου
8 Uno dei suoi discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro, gli disse:

9 Ἔστιν παιδάριον ὧδε ὃς ἔχει πέντε ἄρτους κριθίνους καὶ δύο ὀψάρια- ἀλλὰ ταῦτα τί ἐστιν εἰς τοσούτους;
9 “C’è qui un giovane che ha cinque pani d’orzo e due pesciolini; ma che cos’è questo per un tale numero?”.

10 εἶπεν ὁ Ἰησοῦς Ποιήσατε τοὺς ἀνθρώπους ἀναπεσεῖν. ἦν δὲ χόρτος πολὺς ἐν τῷ τόπῳ. ἀνέπεσαν οὖν οἱ ἄνδρες τὸν ἀριθμὸν ὡς πεντακισχίλιοι.
10 Gesù gli disse: “Fai sdraiare gli uomini”. C’era infatti molto fieno in quel luogo. Gli uomini, dunque, si sdraiarono in numero di circa cinquemila.

11 ἔλαβεν οὖν τοὺς ἄρτους ὁ Ἰησοῦς καὶ εὐχαριστήσας διέδωκεν τοῖς ἀνακειμένοις, ἐκ ὀψαρίων ὅσον ἤθελον.
11 Gesù dunque prese i pani e, dopo aver reso grazie, distribuì a quelli che erano sdraiati, e allo stesso modo dai pesciolini quanti ne volevano.

12 ὡς δὲ ἐνεπλήσθησαν, λέγει τοῖς μαθηταῖς αὐτοῦ Συναγάγετε τὰ περισσεύσαντα κλάσματα, ἵνα μή τι ἀπόληται.
12 Quando furono saziati, disse ai suoi discepoli: “Raccogliete i pezzi che sono avanzati, perché nulla vada perduto”.

13 συνήγαγον οὖν, καὶ ἐγέμισαν δώδεκα κοφίνους κλασμάτων ἐκ τῶν πέντε ἄρτων τῶν κριθίνων ἃ ἐπερίσσευσαν τοῖς βεβρωκόσιν.
13 Li raccolsero dunque e riempirono dodici ceste con i pezzi dei cinque pani d’orzo che erano avanzati a quelli che avevano mangiato.

14 Οἱ οὖν ἄνθρωποι ἰδόντες ὃ ἐποίησεν σημεῖον ἔλεγον ὅτι Οὗτός ἐστιν ἀληθῶς ὁ προφήτης ὁ ἐρχόμενος εἰς κόσμον.
14 Gli uomini dunque, vedendo il segno che egli aveva compiuto, dissero: “Questo è davvero il profeta che viene nel mondo”.

15 Ἰησοῦς οὖν γνοὺς ὅτι μέλλουσιν ἔρχεσθαι καὶ ἁρπάζειν αὐτὸν ἵνα ποιήσωσιν βασιλέα, ἀνεχώρησεν πάλιν εἰς τὸ ὄρος αὐτὸς μόνος.
15 Gesù, dunque, avendo saputo che stavano per venire a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sul monte, lui solo.