Origene (Ὠριγένης) nacque ad Alessandria intorno al 185 e morì a Tiro intorno al 253. Scrisse numerosi commenti biblici e fu un punto di riferimento per i commentatori successivi, sia del mondo greco che latino. I padri cappadoci, Basilio di Cesarea, Gregorio di Nazianzo e Gregorio di Nissa attinsero dalla sua esegesi e Ambrogio la trasmise al mondo latino e a sant’Agostino. Va notato che i padri cappadoci Basilio e Gregorio di Nazianzo hanno stimato così tanto l’importanza dell’approccio esegetico di Origene che hanno composto una «Filocalia», una raccolta di testi che amavano particolarmente nelle diverse opere di Origene, in particolare i testi che, difendendo l’ispirazione divina delle Scritture, si opponevano alle interpretazioni gnostiche o troppo «letteraliste» e semplicistiche.
Per un’introduzione più ampia alla vita, alle opere e alla dottrina di Origene, si vedano le due udienze di Papa Benedetto XVI a lui dedicate:
http://www.vatican.va/content/benedict-xvi/it/audiences/2007/documents/hf_ben-xvi_aud_20070425.html
http://w2.vatican.va/content/benedict-xvi/it/audiences/2007/documents/hf_ben-xvi_aud_20070502.html
[Nota: Nel 553, l’imperatore Giustiniano condannò alcune interpretazioni gnostiche che alcuni monaci, detti origenisti, avrebbero introdotto nell’opera di Origene sulla scia del monaco Evagrio Pontico (346-399). Evagrio e i suoi discepoli origenisti avevano già suscitato una forte opposizione nel IV secolo. La questione dell’introduzione di tesi gnostiche nell’opera di Origene è stata studiata in modo approfondito nell’opera di Antoine Guillaumont: Les « Kephalaia gnostica » d’Évagre le Pontique et l’histoire de l’origénisme chez les Grecs et les Syriens, Parigi, Seuil, 1962.
Purtroppo il Commento al libro della Genesi è andato perduto, ma alcune omelie su questo libro sono state tramandate da Rufino di Aquileia (verso il 345 a Concordia Sagittaria, Italia – verso il 411 a Messina, Italia). Tuttavia, nel Commento al Vangelo di Giovanni si trova una lunga spiegazione, di circa cinquanta pagine, sulla prima parola del Vangelo: ἀρχὴ (arkhế).
Per un’introduzione ai commenti alla Genesi 1, 1, vedere la pagina Genesi 1,1 Nella testa di Dio – Bereshit
Per il lessico greco (arkhế, lógos, génesis) vedi: Lessico dei commenti alla Genesi 1, 1
Ecco i primi versetti della Genesi e del Vangelo secondo Giovanni che sono all’origine del commento di Origene e che identificano Cristo con il lógos di Dio creatore, per mezzo del quale, in arkhế, sono venuti all’esistenza il cielo e la terra.
I versetti sono qui presentati e tradotti nelle versioni greca e latina che troviamo nel testo greco di Origene e nel testo latino di Origene trasmesso da Rufino, senza tenere conto di altre possibili letture e varianti testuali:
GENESI, capitolo 1, versetti 1 e 3
1,1 בְּרֵאשִׁית, בָּרָא אֱלֹהִים, אֵת הַשָּׁמַיִם, וְאֵת הָאָרֶץ
᾿Εν ἀρχῇ ἐποίησεν ὁ θεὸς τὸν οὐρανὸν καὶ τὴν γῆν.
Traduzione del testo greco: In arkhế Dio creò il cielo e la terra.
1,3 וַיֹּאמֶר אֱלֹהִים, יְהִי אוֹר; וַיְהִי-אוֹר.
καὶ εἶπεν ὁ θεός Γενηθήτω φῶς. καὶ ἐγένετο φῶς.
E Dio disse: «Sia generata la luce». E la luce fu generata.
VANGELO secondo Giovanni, capitolo 1, versetti 1-4
1,1 Ἐν ἀρχῇ ἦν ὁ λόγος, καὶ ὁ λόγος ἦν πρὸς τὸν θεόν, καὶ θεὸς ἦν ὁ λόγος.
In arkhế era il lógos e il lógos era presso Dio e il lógos era Dio.
In principium erat Verbum et Verbum erat apud Deum et Deus erat Verbum.
2 οὗτος ἦν ἐν ἀρχῇ πρὸς τὸν θεόν.
Questi era in arkhế presso Dio.
hoc erat in principio apud Deum
3 πάντα δι’ αὐτοῦ ἐγένετο, καὶ χωρὶς αὐτοῦ ἐγένετο οὐδὲ ἕν ὃ γέγονεν
Tutte le cose sono state create per mezzo di lui, e senza di lui non è stato creato nulla di ciò che è stato creato
omnia per ipsum facta sunt et sine ipso factum est nihil quod factum est
4 ἐν αὐτῷ ζωὴ ἦν, καὶ ἡ ζωὴ ἦν τὸ φῶς τῶν ἀνθρώπων·
in lui era la vita e la vita era la luce degli uomini:
in ipso vita erat et vita erat lux hominum
5 καὶ τὸ φῶς ἐν τῇ σκοτίᾳ φαίνει, καὶ ἡ σκοτία αὐτὸ οὐ κατέλαβεν.
e la luce appare nelle tenebre e le tenebre non l’hanno compresa [anche: colta o fermata].
et lux in tenebris lucet et tenebrae eam non conprehenderunt.
Commento di Origene al Vangelo secondo Giovanni
Testo greco in J.-P. Migne, Patrologiae Cursus Completus, serie graeca, Volume 14
Libro 1, 14, 90 ss.
14.90. Οὐ μόνον Ἕλληνες πολλά φασι σημαινόμενα εἶναι ἀπὸ τῆς «ἀρχῆς» προσηγορίας· ἀλλὰ γὰρ εἴ τις τηρήσαι συνάγων πάντοθεν τοῦτο τὸ ὄνομα καὶ ἀκριβῶς ἐξετάζων βούλοιτο κατανοεῖν ἐν ἑκάστῳ τόπῳ τῶν γραφῶν ἐπὶ τίνος τέτακται, εὑρήσει καὶ κατὰ τὸν θεῖον λόγον τὸ πολύσημον τῆς φωνῆς.
Non sono solo i Greci a dire che molti significati si deducono dalla parola «arkhế»: infatti, se qualcuno studia questa parola e vuole comprenderla deducendo con applicazione e traendo interpretazioni da ogni parte, in ogni passo delle Scritture, troverà anche nella parola divina la polisemia di questo termine.
Nota 1 in calce alla pagina: Testo di Aristotele su arkhế.
91. Ἡ μὲν γάρ τις ὡς μεταβάσεως, αὕτη δέ ἐστιν ἡ ὡς ὁδοῦ καὶ μήκους· ὅπερ δηλοῦται ἐκ τοῦ «Ἀρχὴ ὁδοῦ ἀγαθῆς τὸ ποιεῖν τὰ δίκαια».
Infatti, uno di questi [significati della parola arkhế] si riferisce allo spostamento (μεταβάσεως metabáseōs), è quello che si riferisce al cammino e alla sua lunghezza: come appare da questo: « Arkhế del buon cammino è fare ciò che è giusto ».
[…]
95. Ἔστι δὲ «ἀρχὴ» καὶ ἡ ὡς γενέσεως, ἣ δόξαι ἂν ἐπὶ τοῦ «Ἐν ἀρχῇ ἐποίησεν ὁ θεὸς τὸν οὐρανὸν καὶ τὴν γῆν»
C’è anche un arkhế in riferimento alla genesi (γενέσεως genéseōs), che appare in questo contesto: «In arkhế Dio ha fatto il cielo e la terra».
[…]
101. Κατὰ τοῦτο δὲ τὸ ὡς γενέσεως σημαινόμενον τὴν ἀρχὴν καὶ τὸ ὑπὸ τῆς σοφίας ἐν παροιμίαις λεγόμενον ἐκδέξασθαι δυνησόμεθα· «Ὁ θεός, γάρ φησιν, ἔκτισέν με ἀρχὴν ὁδῶν αὐτοῦ εἰς ἔργα αὐτοῦ». Δύναται μέντοι γε καὶ ἐπὶ τὸ πρῶτον ἀνάγεσθαι, τουτέστι τὸ ὡς ὁδοῦ, διὰ τὸ λέγεσθαι «Ὁ θεὸς ἔκτισέν με ἀρχὴν ὁδῶν αὐτοῦ».
Possiamo dedurre il significato di arkhế come genesi da questo e anche da ciò che dice la Sapienza nel libro dei Proverbi (8, 22): «Dio, infatti, mi ha generata (ἔκτισεν), arkhế delle vie [che conducono] alle sue opere». D’altra parte, è anche possibile interpretare nel primo senso, quello di via, attraverso quanto dice: «Il Signore mi ha generata, arkhế delle sue vie».
102. Οὐκ ἀτόπως δὲ καὶ τὸν τῶν ὅλων θεὸν ἐρεῖ τις ἀρχὴν σαφῶς προπίπτων, ὅτι ἀρχὴ υἱοῦ ὁ πατὴρ καὶ ἀρχὴ δημιουργημάτων ὁ δημιουργὸς καὶ ἁπαξαπλῶς ἀρχὴ τῶν ὄντων ὁ θεός. Παραμυθήσεται δὲ διὰ τοῦ «Ἐν ἀρχῇ ἦν ὁ λόγος», λόγον νοῶν τὸν υἱόν, παρὰ τὸ εἶναι ἐν τῷ πατρὶ λεγόμενον εἶναι ἐν ἀρχῇ.
Non è inappropriato che qualcuno dica che il Dio di tutte le cose è chiaramente arkhế, deducendo che l’arkhế del figlio è il padre e l’arkhế di ciò che è creato è il creatore (δημιουργὸς dēmiourgós) ed è Dio l’arkhế degli esseri. Ciò sarà confermato da questo: «In arkhế era il lógos» (Giovanni 1,1), pensando che il lógos è il Figlio che è detto arkhế a causa del suo essere nel Padre.
103. Τρίτον δὲ τὸ ἐξ οὗ οἷον τὸ ἐξ ὑποκειμένης ὕλης, ἀρχὴ παρὰ τοῖς ἀγένητον αὐτὴν ἐπισταμένοις, ἀλλ’ οὐ πὰρ’ ἡμῖν τοῖς πειθομένοις, ὅτι ἐξ οὐκ ὄντων τὰ ὄντα ἐποίησεν ὁ θεός, ὡς ἡ μήτηρ τῶν ἑπτὰ μαρτύρων ἐν Μακκαβαϊκοῖς καὶ ὁ τῆς μετανοίας ἄγγελος ἐν τῷ Ποιμένι ἐδίδαξε.
In terzo luogo, l’arkhế è ciò da cui [qualcosa proviene] come da una materia sottostante che alcuni interpretano come non generata, ma non per noi che siamo convinti che Dio abbia fatto gli esseri esistenti da quelli che non erano, come ha insegnato la madre dei sette martiri nel libro dei Maccabei e l’angelo del pentimento nel [libro] del Pastore. (Secondo libro dei Martiri d’Israele 7, 22-23)
104. Πρὸς τούτοις ἀρχὴ καὶ τὸ «καθ’ οἷον» κατὰ τὸ εἶδος, οὕτως· εἴπερ εἰκὼν τοῦ θεοῦ τοῦ ἀοράτου ὁ πρωτότοκος πάσης κτίσεως, ἀρχὴ αὐτοῦ ὁ πατήρ ἐστιν. Ὁμοίως δὲ καὶ Χριστὸς ἀρχὴ τῶν κατ’ εἰκόνα γενομένων θεοῦ.
Oltre a questi [significati], arkhế è anche ciò a cui si conforma l’eidos [la forma di qualcosa], così: se l’immagine (εἰκὼν eikōn) del Dio invisibile è il primogenito di ogni creatura, il suo arkhế è il Padre. Allo stesso modo, anche Cristo è arkhế di coloro che sono generati secondo l’immagine di Dio.
105. Εἰ γὰρ οἱ ἄνθρωποι «κατ’ εἰκόνα», ἡ εἰκὼν δὲ κατὰ τὸν πατέρα, τὸ μὲν «καθ’ ὃ» τοῦ Χριστοῦ ὁ πατὴρ ἀρχή, τὸ δὲ «καθ’ ὃ» τῶν ἀνθρώπων ὁ Χριστός, γενομένων οὐ κατὰ τὸ οὗ ἐστιν εἰκών, ἀλλὰ κατὰ τὴν εἰκόνα· ἁρμόσει δὲ τὸ «Ἐν ἀρχῇ ἦν ὁ λόγος» εἰς τὸ αὐτὸ παράδειγμα.
Se, infatti, gli uomini sono secondo l’immagine, l’immagine è secondo il Padre, così il Padre è l’arkhế, ciò secondo cui è il Cristo, e il Cristo è ciò secondo cui sono gli uomini che non sono generati secondo ciò di cui egli [il Cristo] è l’immagine, ma secondo l’immagine: A questo modello si conforma il «In arkhế era il lógos».
17. 106. Ἔστιν ἀρχὴ καὶ ὡς μαθήσεως καθ’ ὃ τὰ στοιχεῖά φαμεν ἀρχὴν εἶναι γραμματικῆς. Κατὰ τοῦτό φησιν ὁ ἀπόστολος ὅτι «Ὀφείλοντες εἶναι διδάσκαλοι διὰ τὸν χρόνον, πάλιν χρείαν ἔχετε τοῦ διδάσκειν ὑμᾶς τίνα τὰ στοιχεῖα τῆς ἀρχῆς τῶν λογίων τοῦ θεοῦ».
C’è anche un arkhế in ciò che si riferisce all’apprendimento, per cui diciamo che le lettere sono arkhế della scrittura. In base a ciò, l’apostolo dice che «A causa del tempo, dovreste essere maestri, ma avete ancora bisogno che vi insegniamo alcuni elementi dell’arkhế delle parole di Dio» (Ebrei 5, 12).
[…]
108. … Ἔστι δὲ ἀρχὴ καὶ ὡς πράξεως, ἐν ᾗ πράξει ἐστί τι τέλος μετὰ τὴν ἀρχήν.
C’è anche un arkhế che si riferisce all’azione, nell’azione c’è un certo scopo che segue l’arkhế.
Il principio, ciò che sta all’origine di un’azione è il suo fine, il suo scopo, ed è per questo che arkhế si colloca, in questo caso, anche in ciò che viene dopo. La parola meta in greco può indicare ciò che è con qualcosa o anche ciò che viene dopo.
Καὶ ἐπίστησον εἰ ἡ σοφία ἀρχὴ τῶν πράξεων οὖσα τοῦ θεοῦ οὕτω δύναται νοεῖσθαι ἀρχή.
Bisognerebbe sapere se la saggezza, essendo arkhế delle azioni di Dio (Proverbi 8,22), è così che arkhế può essere intesa.
Cioè essendo il principio che comprende la finalità dell’azione. Arkhế comprenderebbe l’inizio e la fine dell’azione perché il principio, l’origine di un’azione include la sua finalità.
Nota 2 in calce alla pagina: Aristotele sulle cause.
109. Τοσούτων σημαινομένων ἐπὶ τοῦ παρόντος ἡμῖν ὑποπεσόντων περὶ «ἀρχῆς», ζητοῦμεν ἐπὶ τίνος δεῖ λαμβάνειν τὸ «Ἐν ἀρχῇ ἦν ὁ λόγος». Καὶ σαφὲς ὅτι οὐκ ἐπὶ τοῦ ὡς μεταβάσεως ἢ ὡς ὁδοῦ καὶ μήκους· οὐκ ἄδηλον δὲ ὅτι οὐδὲ ἐπὶ τοῦ ὡς γενέσεως.
Poiché ci appaiono così tanti significati riguardo ad arkhế, cerchiamo secondo quale dobbiamo comprendere «In arkhế era il lógos». È chiaro che non si riferisce al passaggio, né al cammino, né alla lunghezza; non è dubbio, inoltre, che non si riferisca al venire all’essere.
110. Πλὴν δυνατὸν ὡς τὸ «ὑφ’ οὗ», ὅπερ ἐστὶ ποιοῦν, εἴγε «ἐνετείλατο ὁ θεὸς καὶ ἐκτίσθησαν». Δημιουργὸς γὰρ πως ὁ Χριστός ἐστιν, ᾧ λέγει ὁ πατήρ· «Γενηθήτω φῶς» καὶ «Γενηθήτω στερέωμα».
A meno che ciò non si riferisca a ciò per cui, come nel caso di chi fa, poiché «egli comandò e furono creati» (Salmo 148, 5). Demiurgo, infatti, Cristo lo è in un certo senso, poiché attraverso di lui il Padre dice: «Che la luce venga ad essere» e «Che il firmamento venga ad essere».
111. Δημιουργὸς δὲ ὁ Χριστὸς ὡς ἀρχή, καθ’ ὃ σοφία ἐστί, τῷ σοφία εἶναι καλούμενος ἀρχή. Ἡ γὰρ σοφία παρὰ τῷ Σαλομῶντί φησιν· «Ὁ θεὸς ἔκτισέν με ἀρχὴν ὁδῶν αὐτοῦ εἰς ἔργα αὐτοῦ», ἵνα «ἐν ἀρχῇ ᾖ ὁ λόγος», ἐν τῇ σοφίᾳ· κατὰ μὲν τὴν σύστασιν τῆς περὶ τῶν ὅλων θεωρίας καὶ νοημάτων τῆς σοφίας νοουμένης, κατὰ δὲ τὴν πρὸς τὰ λογικὰ κοινωνίαν τῶν τεθεωρημένων τοῦ λόγου λαμβανομένου.
Riferendosi all’arkhế, Cristo è demiurgo in quanto saggezza, per il fatto di essere saggezza, è chiamato arkhế. Infatti, la saggezza, nei Proverbi di Salomone (8, 22), dice: «Dio mi ha generata come arkhé delle sue vie per le sue opere», affinché il lógos sia nell’arkhế, nella saggezza: [si chiama saggezza] in quanto si considera che nella saggezza sussiste la contemplazione dell’insieme delle cose e il loro pensiero e in quanto si considera l’unità in un unico lógos di tutte queste cose che sono contemplate, la si comprende come lógos [parola che ordina, crea e ragiona].
[…]
113. Ἐπίστησον δέ, εἰ οἷόν τέ ἐστι καὶ κατὰ τὸ σημαινόμενον τοῦτο ἐκδέχεσθαι ἡμᾶς τὸ «Ἐν ἀρχῇ ἦν ὁ λόγος», ἵνα κατὰ τὴν σοφίαν καὶ τοὺς τύπους τοῦ συστήματος τῶν ἐν αὐτῷ νοημάτων τὰ πάντα γίνηται.
Considera, quindi, se è in questo senso che possiamo interpretare ciò che significa «In arkhế era il lógos», cioè che tutto viene all’essere secondo la conoscenza e secondo i modelli (τύπους) dell’insieme (συστήματος) dei pensieri che sono in lui [il lógos].
114. Οἶμαι γάρ, ὥσπερ κατὰ τοὺς ἀρχιτεκτονικοὺς τύπους οἰκοδομεῖται ἢ τεκταίνεται οἰκία καὶ ναῦς, ἀρχὴν τῆς οἰκίας καὶ τῆς νεὼς ἐχόντων τοὺς ἐν τῷ τεχνίτῃ τύπους καὶ λόγους, οὕτω τὰ σύμπαντα γεγονέναι κατὰ τοὺς ἐν τῇ σοφίᾳ προτρανωθέντας ὑπὸ θεοῦ τῶν ἐσομένων λόγους· «Πάντα γὰρ ἐν σοφίᾳ ἐποίησε».
Credo infatti che, come una casa o una nave sono costruite e progettate secondo modelli (τύπους) architettonici, e che i modelli e i lógoi che si trovano nel costruttore sono l’arkhế della casa e della nave, allo stesso modo il tutto è stato generato secondo i lógoi degli esseri futuri, previsti da Dio nella sapienza (σοφίᾳ): «Infatti, egli ha fatto tutto nella sapienza».
Libro 2, 129-131
2.18.129 Αὕτη δὴ ἡ ζωὴ τῷ λόγῳ ἐπιγίνεται, ἀχώριστος αὐτοῦ μετὰ τὸ ἐπιγενέσθαι τυγχάνουσα. Λόγον γὰρ προϋπάρξαι τὸν καθαίροντα τὴν ψυχὴν ἐν τῇ ψυχῇ δεῖ, ἵνα κατὰ τοῦτον καὶ τὴν ἀπ’ αὐτοῦ κάθαρσιν, πάσης περιαιρεθείσης νεκρό τητος καὶ ἀσθενείας, ἡ ἀκραιφνὴς ζωὴ ἐγγένηται παρὰ παντὶ τῷ τοῦ λόγου καθ’ ὃ θεός ἐστιν αὑτὸν ποιήσαντι χωρητικόν.
Questa vita perviene all’essere (ἐπιγίνεται) attraverso il lógos e rimane inseparabile da esso una volta prodotta. È necessario che il lógos che purifica la psykhế sussista precedentemente nella psykhế, affinché dopo di lui e dopo la purificazione che proviene da lui, essendo state eliminate ogni morte e debolezza, la vita incorruttibile possa nascere in ciascuno che si è reso degno del logós in quanto questo logós è Dio.
2.19.130 Τηρητέον δὲ τὰ δύο «ἐν» καὶ τὴν διαφορὰν αὐτῶν ἐξεταστέον· πρῶτον μὲν γὰρ ἐν τῷ «λόγος ἐν ἀρχῇ», δεύτερον δὲ ἐν τῷ «ζωὴ ἐν λόγῳ». Ἀλλὰ λόγος μὲν «ἐν ἀρχῇ» οὐκ ἐγένετο· οὐκ ἦν γάρ, ὅτε ἡ ἀρχὴ ἄλογος ἦν, διὸ λέγεται· «Ἐν ἀρχῇ ἦν ὁ λόγος·» ζωὴ δὲ ἐν τῷ λόγῳ οὐκ ἦν· ἀλλὰ ζωὴ ἐγένετο, εἴ γε «ζωή ἐστι τὸ φῶς τῶν ἀνθρώπων». Ὅτε γὰρ οὐδέπω ἄνθρωπος ἦν, οὐδὲ «φῶς τῶν ἀνθρώπων» ἦν, τοῦ φωτὸς τῶν ἀνθρώπων κατὰ τὴν πρὸς ἀνθρώπους σχέσιν νοουμένου.
Bisogna prestare attenzione a come esaminare i due [modi di dire] «in» e la differenza tra essi: innanzitutto, infatti, in questo, «il lógos in arkhế» e poi in questo, «la vita nel lógos». Ma il lógos non è stato generato nell’arkhế: non c’è stato infatti un momento in cui l’arkhế era senza lógos, per questo si dice: «Il lógos era in arkhế». La vita, invece, non era nel lógos: ma la vita è stata generata, poiché la vita è «la luce degli uomini». Infatti, quando non c’era ancora l’uomo, non c’era la luce degli uomini. La luce degli uomini è intesa secondo la sua presenza (σχέσιν) presso gli uomini.
2.19.131 Μηδεὶς δ’ ἡμᾶς θλιβέτω χρονικῶς οἰόμενος ταῦτα ἀπαγγέλλειν, τῆς τάξεως τὸ πρῶτον καὶ τὸ δεύτερον καὶ τὰ ἐφεξῆς ἀπαιτούσης, κἂν χρόνος μὴ εὑρίσκηται, ὅτε τὰ ὑπὸ τοῦ λόγου ὑποβαλλόμενα τρίτα καὶ τέταρτα οὐδαμῶς ἦν.
Che nessuno ci opprima credendo di interpretare queste cose in modo temporale, poiché l’ordine richiede un primo, un secondo e così via, anche se si fosse potuto trovare il tempo, quando questi terzi e quarti che sono posti dal lógos non esistevano affatto.
Origene distingue qui la visione e l’ordine della creazione che si trova nel lógos divino, al di fuori del tempo, e il venire all’esistenza delle cose nel tempo. Questa distinzione sarà ripresa e affinata dai commentatori successivi, Basilio, Gregorio di Nissa, Ambrogio, Agostino e molti altri.
Ecco l’inizio di un’omelia di Origene sui primi versetti della Genesi, così come ci è stata tramandata da Rufino d’Aquileia nel V secolo in latino:
Prima omelia, 1, 1
«In principio fecit Deus caelum et terram». Quod est omnium principium nisi Dominus poster et Salvator omnium, Jesus Christus, « primogenitus omnis creaturae »? In hoc ergo principio, hoc est in Verbo suo, « Deus caelum et terram fecit », eicut et Evangelista Iohannes in initio evangelii sui ait dicens: « In principio erat Verbum, et Verbum erat apud Deum. Omnia per ipsum facta sunt et sine ipso factum est nihil. Non ergo hic temporale aliquod principium dicit, sed in principio est in Salvatore, factum esse dicit caelum et terram et omnia quae facta sunt.
«In principio Dio creò il cielo e la terra» (Genesi 1, 1). Qual è il principium di tutto, se non il nostro Signore e «Salvatore di tutti» (1 Timoteo 4, 10), Gesù Cristo, «il primogenito di ogni creatura» (Colossesi 1, 15)? Quindi, in questo principium, cioè nel suo Verbum, Dio creò il cielo e la terra, come ci dice anche l’evangelista Giovanni all’inizio del suo Vangelo: «In principio era il Verbum, e il Verbum era presso Dio, e il Verbum era Dio. Questo era nel principium presso Dio. Tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui nulla è stato fatto». Quindi, qui non si parla di un principium nel tempo, ma si dice che «in principio», cioè «nel Salvatore», sono stati fatti il cielo e la terra e tutto ciò che è stato fatto.
Principium: questa parola è usata nella traduzione latina della Bibbia, chiamata Vulgata, per tradurre la parola greca arkhế. Anche in latino si cercherà di riportare su questa parola le speculazioni sui diversi significati della parola greca arkhế. Si conserveranno soprattutto quelle che ci parlano di un inizio nel tempo o di un inizio logico, di un principio nelle azioni, di principi nella concezione del mondo e della vita, come nel caso dei principi morali. Ma si potrà anche conservare la sfumatura che si riferisce a qualcosa di principale, di primo e prioritario in una gerarchia sia di ordine logico che sociale. In latino si può usare una parola della stessa radice «principia» (plurale di principium) per parlare dei principi che governano i nostri pensieri e dei principi (plurale di princeps) che governano questo mondo. Tutti si riferiscono all’idea di principale, primo in importanza e origine e primo in tempo e causalità.
Verbum è la parola latina usata per tradurre lógos. Questa parola, che significa verbo, parola, come già spiegato a proposito di lógos, deve essere intesa nel contesto come parola che è espressione della saggezza, della conoscenza di Dio, parola in cui si trova la ragione e il principio di tutto ciò che è, poiché attraverso di essa tutto è venuto all’esistenza.
Nota 1: Aristotele su Arkhế:
Metafisica 5, 1012b 34 – 1013a 24
[1012b][34] Ἀρχὴ λέγεται ἡ μὲν ὅθεν ἄν τις τοῦ πράγματος [35] κινηθείη πρῶτον, οἷον τοῦ μήκους καὶ ὁδοῦ ἐντεῦθεν μὲν αὕτη ἀρχή, ἐξ ἐναντίας δὲ ἑτέρα·
Si chiama arkhế ciò da cui qualcosa di un oggetto può essere mosso per primo, come dove inizia la linea o il percorso c’è un arkhế e dal lato opposto un altro [arkhế ].
[1013a][1] ἡ δὲ ὅθεν ἂν κάλλιστα ἕκαστον γένοιτο, οἷον καὶ μαθήσεως οὐκ ἀπὸ τοῦ πρώτου καὶ τῆς τοῦ πράγματος ἀρχῆς ἐνίοτε ἀρκτέον ἀλλ’ ὅθεν ῥᾷστ’ ἂν μάθοι·
Ciò a partire da cui una cosa può diventare la più compiuta (κάλλιστα), come ad esempio nell’apprendimento, a volte non è necessario iniziare dal primo e dall’inizio della cosa, ma da dove si può imparare più facilmente.
ἡ δὲ ὅθεν πρῶτον γίγνεται ἐνυπάρχοντος, οἷον ὡς πλοίου [5] τρόπις καὶ οἰκίας θεμέλιος, καὶ τῶν ζῴων οἱ μὲν καρδίαν οἱ δὲ ἐγκέφαλον οἱ δ’ ὅ τι ἂν τύχωσι τοιοῦτον ὑπολαμβάνουσιν·
ciò che è generato per primo a partire da qualcosa in cui sussiste (ἐνυπάρχοντος), per esempio come la chiglia di una barca e le fondamenta di una casa, e come [principio] degli animali, alcuni possono intendere il cuore, altri il cervello o ciò che è simile.
ἡ δὲ ὅθεν γίγνεται πρῶτον μὴ ἐνυπάρχοντος καὶ ὅθεν πρῶτον ἡ κίνησις πέφυκεν ἄρχεσθαι καὶ ἡ μεταβολή, οἷον τὸ τέκνον ἐκ τοῦ πατρὸς καὶ τῆς μητρὸς καὶ ἡ μάχη [10] ἐκ τῆς λοιδορίας·
ciò che è generato per primo da qualcosa in cui non sussiste e da cui ha origine [il suo] movimento e il suo cambiamento per primo secondo la natura, come il figlio [proviene] dal padre e dalla madre e la lotta dall’offesa.
ἡ δὲ οὗ κατὰ προαίρεσιν κινεῖται τὰ κινούμενα καὶ μεταβάλλει τὰ μεταβάλλοντα, ὥσπερ αἵ τε κατὰ πόλεις ἀρχαὶ καὶ αἱ δυναστεῖαι καὶ αἱ βασιλεῖαι καὶ τυραννίδες ἀρχαὶ λέγονται καὶ αἱ τέχναι, καὶ τούτων αἱ ἀρχιτεκτονικαὶ μάλιστα.
Ciò per libera scelta del quale si muove ciò che è mosso e cambia ciò che è in cambiamento, come i principi per la città, le dinastie, i re, i tiranni sono chiamati principi (ἀρχαὶ) [la parola principi si dice «principes» in latino] e le arti (τέχναι, tecniche) tra cui soprattutto le «arkhi» -tetturali.
Ecco alcune parole composte dalla parola ἀρχὴ: ἀρχαὶ i capi di una città, anche nelle lingue latine si ritrova la stessa vicinanza tra la parola principio e la parola « princeps », cioè principe, colui che è a capo di una città, di un regno. E anche in alcuni nomi di scienze, tra cui l’architettura.
Ἔτι ὅθεν γνωστὸν τὸ πρᾶγμα [15] πρῶτον, καὶ αὕτη ἀρχὴ λέγεται τοῦ πράγματος, οἷον τῶν ἀποδείξεων αἱ ὑποθέσεις.
Inoltre, ciò da cui una cosa è conoscibile, anche questo è detto arkhế, come le ipotesi [sono i principi su cui si basano] le dimostrazioni.
Ἰσαχῶς δὲ καὶ τὰ αἴτια λέγεται· πάντα γὰρ τὰ αἴτια ἀρχαί. Πασῶν μὲν οὖν κοινὸν τῶν ἀρχῶν τὸ πρῶτον εἶναι ὅθεν ἢ ἔστιν ἢ γίγνεται ἢ γιγνώσκεται·
Ci sono tanti [modi di dire arkhế] quante sono le cause, poiché tutte le cause sono arkhaí. Di tutti questi [questi diversi modi di dire arkhế], quindi, ciò che è comune alle arkhaí è essere il primo da cui [qualcosa] viene all’essere o è conosciuto;
τούτων δὲ αἱ μὲν ἐνυπάρχουσαί εἰσιν αἱ δὲ [20] ἐκτός. Διὸ ἥ τε φύσις ἀρχὴ καὶ τὸ στοιχεῖον καὶ ἡ διάνοια καὶ ἡ προαίρεσις καὶ οὐσία καὶ τὸ οὗ ἕνεκα· πολλῶν γὰρ καὶ τοῦ γνῶναι καὶ τῆς κινήσεως ἀρχἈγαθον καλόν.
Di questi alcuni sussistono (ἐνυπάρχουσαί) [nella cosa stessa], altri all’esterno. Per questo la natura (φύσις) è un principio e anche l’elemento, il pensiero, il libero arbitrio, l’ousia e ciò per cui [qualcosa è, o meglio: di cui è il fine]. Infatti, per molte cose il principio del conoscere e del movimento sono il bene e il bello.
Nota 2. Aristotele sulle cause
Aristotele tratta questi diversi tipi di causa nel libro della Fisica, libro 2, cap. 2-3, 194 a-b e della Metafisica 983 a 31 o 5, 2, 1013 a-b.
In sintesi: cercare la causa significa cercare il διὰ τί, che può essere tradotto con “perché”, “in vista di cosa” o “mediante cosa”. Esistono quindi diversi tipi di cause:
1. τρόπον αἴτιον λέγεται τὸ ἐξ οὗ γίγνεταί τι ἐνυπάρχοντος (Phys. 194b 24). Ciò da cui e in cui qualcosa è generato (il bronzo della statua, causa materiale)
2. Ἄλλον δὲ τὸ εἶδος καὶ τὸ παράδειγμα, τοῦτο δ’ ἐστὶν ὁ λόγος ὁ τοῦ τί ἦν εἶναι καὶ τὰ τούτου γένη (Phys. 194b 26). Un’altra causa è l’eidos e il paradigma, questo è il lógos, quello del che cosa era l’essere e il genere di esso. (È l’essenza che definisce qualcosa (per l’ottava in musica è il rapporto di due a uno, «causa formale» se si traduce εἶδος con forma, altrimenti «causa essenziale»).
3. Ἔτι ὅθεν ἡ ἀρχὴ τῆς μεταβολῆς ἡ πρώτη ἢ τῆς ἠρεμήσεως (Phys. 194b 29). E ancora il primo principio del movimento o del riposo. (l’autore di una decisione è causa del cambiamento, degli atti che sono stati compiuti, causa efficiente)
4. Ἔτι ὡς τὸ τέλος· τοῦτο δ’ ἐστὶν τὸ οὗ ἕνεκα, οἷον τοῦ περιπατεῖν ἡ ὑγίεια· διὰ τί γὰρ περιπατεῖ (Phys. 194b 34). In seguito, come fine (τέλος finalità): questo è la causa di qualcosa, come la salute lo è del camminare: perché, infatti, si cammina. (la salute è il fine del camminare, causa finale).
Articolo sulle relazioni tra Origene e i Padri Cappadoci
Éric A. Junod, « Remarques sur la composition de la « Philocalie » d’Origène par Basile de Césarée et Grégoire de Nazianze », in Revue d’histoire et de philosophie religieuses, vol. 52 (1972) p. 149-156