Il Regno dei Cieli

Contenuto

  • Il Regno dei Cieli è una realtà della vita del nostro spirito. Poiché un unico spirito, un unico soffio vitale, anima tutti noi, siamo tutti fratelli e sorelle e nello spirito interagiamo gli uni con gli altri, condividiamo le gioie e i dolori reciproci, comunichiamo
  • La dimensione dello spirito è eterna. La vita eterna è già iniziata in noi, poiché nulla può uccidere ciò che è spirito
  • Entrare nella vita eterna significa vivere la relazione fiduciosa che ci unisce a questa fonte di vita che è in Dio. Questa stessa fonte ci unisce gli uni agli altri come le membra di uno stesso corpo sono unite sotto un unico capo
  • La parabola degli invitati al banchetto
  • Il tema dell’abbondanza dei frutti

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  5. Genesi 1, 2 Ruah, lo spirito di Dio è femminile
  6. Matteo 6, 9-13 Padre nostro
  7. Luca 14, 15-24 Gli invitati al banchetto
  8. Giovanni 6, 1-15 La moltiplicazione dei pani

Il Regno dei cieli, le membra dello stesso corpo

Il Vangelo ci parla spesso del Regno dei cieli; Gesù crea delle parabole per darci un’idea di cosa sia, ma ci ripete sempre che questa realtà si trova proprio tra noi. Il problema è che non la vediamo perché si tratta di una realtà che riguarda la vita dello spirito, indicata dalla parola «cieli», inaccessibile alla vista umana, ma che in realtà è la parte più importante della vita.

Ciò che è dello spirito non è soggetto ai vincoli dello spazio e del tempo. In questo Regno invisibile siamo tutti fratelli perché è lo stesso spirito, lo stesso soffio vitale che ci fa vivere. L’apostolo San Paolo ci dice che siamo tutti membra dello stesso corpo; attingiamo la vita dalla stessa testa e siamo collegati gli uni agli altri, questa è la vita dello spirito. L’interazione, il legame che ci unisce gli uni agli altri, ci permette di provare sentimenti gli uni per gli altri, di condividere le gioie e i dolori dei nostri fratelli e di sentirli come nostri, di voler condividere ciò che abbiamo di bello e di vedere la nostra gioia moltiplicarsi quando un altro guarda con noi un bel paesaggio o assaggia la nostra cucina.

Un legame invisibile ci unisce tutti gli uni agli altri, con coloro che si trovano dall’altra parte del pianeta e con coloro che non sono più nel nostro tempo. Questo legame è vitale per noi, è la fonte di ogni gioia e ciò che vivono i nostri fratelli in tutto il mondo tocca anche noi. Possiamo davvero essere indifferenti alle difficoltà che una parte dell’umanità sta attraversando senza esserne profondamente toccati?

Questo mistero che ci unisce gli uni agli altri è quello dello spirito che dà vita al mondo, lo spirito di Dio, il soffio vitale vivificante. È nello spirito che comunichiamo gli uni con gli altri, è lo spirito che ci riunisce e ci rende membra di un unico corpo. Quando le membra del corpo hanno raggiunto la perfetta armonia tra loro, quando ciascuno è grato per tutto ciò che l’altro gli offre e rivolge a Dio questa gratitudine, allora si realizza il regno dei cieli. Ma si tratta di una realtà spirituale ed eterna, che è già presente. Siamo invitati ad entrarvi fin da ora. Gesù manda gli apostoli ad annunciare al mondo che il regno dei cieli si è avvicinato a noi, è dentro di noi. (Matteo 10, 7 e Luca 1, 21) Per entrare nella vita eterna fin da ora basta essere come un bambino, ci dice Gesù nel Vangelo (Matteo 18, 3). Cioè ritrovare la fiducia del piccolo verso coloro che gli danno la vita, riconoscersi figli di Dio e ritrovare una moltitudine di fratelli. Questo viene celebrato nella cerimonia del battesimo cristiano, ci si avvicina alla fonte della vita. Fonte che ci è stata manifestata in Gesù Cristo, fonte che ha origine nell’inesauribile misericordia divina, fonte che è sgorgata dal costato di Cristo crocifisso (vedi Giovanni 4, 1-42 La sorgente d’acqua viva). Così il battesimo celebra l’ingresso nella vita eterna, quando si entra nella relazione filiale fiduciosa verso Colui che ci ha dato la vita in abbondanza con la benevolenza di un padre e l’amore incondizionato di una madre (vedi La relazione filiale e Genesi 1, 2 Ruah, lo spirito di Dio è femminile).

Entrare nella relazione filiale significa quindi ricevere tutto, accogliere tutto da Dio, con fiducia: anche le prove e le difficoltà che faranno crescere e maturare il bambino. Ecco, quindi, che l’errore dell’uomo è quando si sbaglia sul proprio bene (vedi Agostino sulla felicità). Ricordiamo l’episodio in cui due sorelle accolgono Gesù nella loro casa (Luca 10, 38-42). Marta si dà molto da fare, prepara la tavola, cucina, si preoccupa di essere degna di accogliere Gesù e rimprovera la sorella che non la aiuta. Sua sorella Maria, invece, si siede semplicemente ai piedi di Gesù e si lascia riempire da lui, dalle sue parole, dal suo sguardo, dalla sua misericordia, dalla sua benevolenza. È entrata in una relazione filiale, quella del bambino piccolo che si lascia riempire dalle mille attenzioni dei suoi genitori, con gratitudine. Gesù si rivolge così alle due sorelle: «Marta, Marta, ti preoccupi e ti agiti per molte cose. Una sola è necessaria. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta». La parte migliore scelta da Maria è più grande di tutto ciò che possiamo sperare di meglio. È la comunione con Cristo, il Figlio di Dio, che ci dà accesso alla relazione filiale con Dio, alla sua relazione eterna nella quale il Figlio contempla il volto del Padre. E noi conosciamo il Padre attraverso il Figlio, il suo Figlio unico che ci conduce a Lui, lasciandoci entrare nel mistero della Trinità, condividendo con noi la sua relazione filiale, dandoci così accesso al Padre. Egli ci invita a chiamare Dio nostro padre: con il suo amore, con la sua vita, donata per noi, ha reso possibile questo, ci ha uniti a lui in modo tale che siamo stati riempiti del suo amore filiale. In questa profonda comunione con il Figlio, Maria, la sorella di Marta, ha percepito la portata dell’amore dell’unico Figlio per noi, ha anticipato gli apostoli quando ha capito in anticipo che Gesù si sarebbe consegnato per noi, avrebbe offerto la sua vita per noi. È allora che ha versato su di lui il profumo, il profumo prezioso che aveva conservato per profumare il suo cadavere. Forse ha capito in anticipo che la morte non avrebbe potuto trattenerlo prigioniero, ha anticipato la sua risurrezione: ha versato il profumo sul capo di Cristo che le faceva visita. Gli apostoli non capirono questo gesto, la criticarono dicendo che aveva sprecato un profumo prezioso che avrebbe potuto essere venduto e il ricavato dato ai poveri. Ma Gesù le rese omaggio (Marco 14, 6-9): «Lasciatela stare! Perché la tormentate? È bello il gesto che ha fatto verso di me. I poveri li avrete sempre con voi e potrete fare loro del bene quando volete, ma me non mi avrete sempre. Lei ha fatto quello che poteva. Ha profumato in anticipo il mio corpo per la sepoltura. In verità vi dico: ovunque sarà annunciato il Vangelo – in tutto il mondo –, si racconterà, in ricordo di lei, ciò che ha appena fatto» (vedi il brano completo in Marco 14, 1-11 Il profumo versato su Gesù).

Alcuni Padri della Chiesa pensano che si tratti della stessa Maria, Maria Maddalena la peccatrice, che in precedenza aveva versato lacrime sui piedi di Cristo, li aveva asciugati con i suoi capelli e aveva anche versato profumo sui suoi piedi, spingendo così il servizio all’estremo, ha dato tutta se stessa, è andata oltre il ruolo di serva, ha reso omaggio alla sua morte e alla sua risurrezione: Cristo l’aveva così introdotta nelle profondità del piano e dell’amore del Padre, di cui lei aveva visto la portata nel perdono offerto da Gesù o meglio nel dono di Dio, eternamente rinnovato, offerto agli uomini ancora e ancora, settanta volte sette volte, per-donando cioè ripetendo il suo dono, rinnovandolo per ciascuno di noi. Settanta volte sette (Matteo 18, 22), cioè rinnovando all’infinito il suo invito ad entrare nel riposo di Dio, quello del settimo giorno, quello della vita eterna che è offerta all’uomo fin da ora quando si accoglie il dono di Dio, il dono della vita, quando ci si abbevera alla sorgente di vita eterna, gustando la gratuità della relazione filiale.

E Gesù ci ricorda: «Volete entrare nella vita eterna? Siate come un bambino» (Matteo 18, 3).

Testi biblici

Matteo 13 Le parabole del Regno

Matteo 13, 31-33

31 Ἄλλην παραβολὴν παρέθηκεν αὐτοῖς λέγων Ὁμοία ἐστὶν ἡ βασιλεία τῶν οὐρανῶν κόκκῳ σινάπεως, ὃν λαβὼν ἄνθρωπος ἔσπειρεν ἐν τῷ ἀγρῷ αὐτοῦ·
31 Egli propose loro un’altra parabola, dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un granello di senape che un uomo, dopo averlo preso, seminò nel suo campo.

32 È il più piccolo di tutti i semi, ma quando è cresciuto, μεῖζον τῶν λαχάνων ἐστὶν καὶ γίνεται δένδρον, ὥστε ἐλθεῖν τὰ πετεινὰ τοῦ οὐρανοῦ καὶ κατασκηνοῖν ἐν τοῖς κλάδοις αὐτοῦ.
32 È il più piccolo [seme] di tutti i semi, ma quando è cresciuto, è più grande delle piante e diventa un albero, in modo tale che gli uccelli del cielo vengono e fanno la loro dimora tra i suoi rami. »

33 Ἄλλην παραβολὴν ἐλάλησεν αὐτοῖς Ὁμοία ἐστὶν ἡ βασιλεία τῶν οὐρανῶν ζύμῃ, ἣν λαβοῦσα γυνὴ ἐνέκρυψεν εἰς ἀλεύρου σάτα τρία, ἕως οὗ ἐζυμώθη ὅλον.
33 E disse loro un’altra parabola: «Il regno dei cieli è simile al lievito che una donna, dopo averlo preso, nascose in tre misure di farina, finché tutto fu lievitato».

Matteo 13, 44-48

44 Ὁμοία ἐστὶν ἡ βασιλεία τῶν οὐρανῶν θησαυρῷ κεκρυμμένῳ ἐν τῷ ἀγρῷ, ὃν εὑρὼν ἄνθρωπος ἔκρυψεν, καὶ ἀπὸ τῆς χαρᾶς αὐτοῦ ὑπάγει καὶ πωλεῖ ὅσα ἔχει καὶ ἀγοράζει τὸν ἀγρὸν ἐκεῖνον.
44 Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto in un campo; l’uomo che lo trovò lo ricoprì e, pieno di gioia, andò a vendere tutto ciò che aveva e comprò quel campo.

45 Πάλιν ὁμοία ἐστὶν ἡ βασιλεία τῶν οὐρανῶν ἐμπόρῳ ζητοῦντι καλοὺς μαργαρίτας·
45 Ancora una volta il regno dei cieli è simile a un mercante che cerca perle preziose:

46 εὑρὼν δὲ ἕνα πολύτιμον μαργαρίτην ἀπελθὼν πέπρακεν πάντα ὅσα εἶχεν καὶ ἠγόρασεν αὐτόν.
46 Trovata una perla di grande valore, andò, vendette tutto ciò che aveva e la comprò.

47 Πάλιν ὁμοία ἐστὶν ἡ βασιλεία τῶν οὐρανῶν σαγήνῃ βληθείσῃ εἰς τὴν θάλασσαν καὶ ἐκ παντὸς γένους συναγαγούσῃ·
47 Ancora una volta il regno dei cieli è paragonabile a una rete gettata in mare che raccoglie ogni genere di pesci:

48 ἣν ὅτε ἐπληρώθη ἀναβιβάσαντες ἐπὶ τὸν αἰγιαλὸν καὶ καθίσαντες συνέλεξαν τὰ καλὰ εἰς ἄγγη, τὰ δὲ σαπρὰ ἔξω ἔβαλον.
48 quando fu piena, quelli che la riportarono sulla riva e la stesero, raccolsero i buoni in un recipiente e quelli marci li gettarono fuori.

I seguenti testi riguardano il tema delle membra di uno stesso corpo:

Romani 12, 4-5

καθάπερ γὰρ ἐν ἑνὶ σώματι πολλὰ μέλη ἔχομεν, τὰ δὲ μέλη πάντα οὐ τὴν αὐτὴν ἔχει πρᾶξιν, οὕτως οἱ πολλοὶ ἓν σῶμά ἐσμεν ἐν Χριστῷ, τὸ δὲ καθ’ εἷς ἀλλήλων μέλη.
Infatti, proprio come in un unico corpo abbiamo molte membra, ma non tutte le membra hanno la stessa funzione, così anche noi siamo molti e siamo un unico corpo in Cristo, ma considerati individualmente siamo membra gli uni degli altri.

1 Corinzi 6, 15

οὐκ οἴδατε ὅτι τὰ σώματα ὑμῶν μέλη Χριστοῦ ἐστιν;
«Non sapete che i vostri corpi sono membra di Cristo?

Efesini 1, 22-23

καὶ πάντα ὑπέταξεν ὑπὸ τοὺς πόδας αὐτοῦ, καὶ αὐτὸν ἔδωκεν κεφαλὴν ὑπὲρ πάντα τῇ ἐκκλησίᾳ, ἥτις ἐστὶν τὸ σῶμα αὐτοῦ, τὸ πλήρωμα τοῦ τὰ πάντα ἐν πᾶσιν πληρουμένου.
E ha posto ogni cosa sotto i suoi piedi [di Cristo] e lo ha dato come capo sopra ogni cosa alla chiesa, che è il suo corpo, la pienezza di colui che compie ogni cosa in tutti.

Efesini 5, 23

ὡς καὶ ὁ Χριστὸς κεφαλὴ τῆς ἐκκλησίας, αὐτὸς σωτὴρ τοῦ σώματος.
come anche Cristo è capo della chiesa, egli è il salvatore del corpo.

Colossesi 1, 17-18

καὶ αὐτός ἐστιν πρὸ πάντων καὶ τὰ πάντα ἐν αὐτῷ συνέστηκεν, καὶ αὐτός ἐστιν ἡ κεφαλὴ τοῦ σώματος, τῆς ἐκκλησίας·
e lui [il figlio dell’amore del Padre] è prima di tutto e tutto è stato riunito in lui e lui è il capo del corpo, della chiesa;

Colossesi 1, 4-23

4 ἀκούσαντες τὴν πίστιν ὑμῶν ἐν Χριστῷ Ἰησοῦ καὶ τὴν ἀγάπην ἣν ἔχετε εἰς πάντας τοὺς ἁγίους
4 Avendo udito la vostra fede in Cristo Gesù e l’amore che avete per tutti i santi

5 διὰ τὴν ἐλπίδα τὴν ἀποκειμένην ὑμῖν ἐν τοῖς οὐρανοῖς, ἣν προηκούσατε ἐν τῷ λόγῳ τῆς ἀληθείας τοῦ εὐαγγελίου
5 per la speranza che vi è riservata nei cieli, quella che avete udito prima nella parola della verità del Vangelo (εὐαγγελίου Vangelo)

6 τοῦ παρόντος εἰς ὑμᾶς, καθὼς καὶ ἐν παντὶ τῷ κόσμῳ ἐστὶν καρποφορούμενον καὶ αὐξανόμενον καθὼς καὶ ἐν ὑμῖν, ἀφ’ ἧς ἡμέρας ἠκούσατε καὶ ἐπέγνωτε τὴν χάριν τοῦ Θεοῦ ἐν ἀληθείᾳ·
6 che è giunto fino a voi e porta frutto in tutto l’universo e cresce anche in voi, dal giorno in cui avete udito e conosciuto la grazia di Dio nella verità:

7 καθὼς ἐμάθετε ἀπὸ Ἐπαφρᾶ τοῦ ἀγαπητοῦ συνδούλου ἡμῶν, ὅς ἐστιν πιστὸς ὑπὲρ ὑμῶν διάκονος τοῦ Χριστοῦ,
7 come avete appreso da Epafra, nostro caro collaboratore, che è un fedele ministro di Cristo per voi

8 ὁ καὶ δηλώσας ἡμῖν τὴν ὑμῶν ἀγάπην ἐν Πνεύματι.
8 e che ci ha manifestato il vostro amore nello Spirito.

9 Per questo anche noi, dal giorno in cui abbiamo sentito, οὐ παυόμεθα ὑπὲρ ὑμῶν προσευχόμενοι καὶ αἰτούμενοι ἵνα πληρωθῆτε τὴν ἐπίγνωσιν τοῦ θελήματος αὐτοῦ ἐν πάσῃ σοφίᾳ καὶ συνέσει πνευματικῇ,
9 Per questo anche noi, dal giorno in cui abbiamo udito [questo], non cessiamo di pregare per voi e di chiedere che siate ricolmi della conoscenza della sua volontà in ogni sapienza e comprensione spirituale,

10 περιπατῆσαι ἀξίως τοῦ Κυρίου εἰς πᾶσαν ἀρεσκείαν, ἐν παντὶ ἔργῳ ἀγαθῷ καρποφοροῦντες καὶ αὐξανόμενοι τῇ ἐπιγνώσει τοῦ Θεοῦ,
10 affinché camminiate in modo degno del Signore, compiacendolo in ogni cosa, portando frutto in ogni opera buona e crescendo nella conoscenza di Dio,

11 ἐν πάσῃ δυνάμει δυναμούμενοι κατὰ τὸ κράτος τῆς δόξης αὐτοῦ εἰς πᾶσαν ὑπομονὴν καὶ μακροθυμίαν, μετὰ χαρᾶς
11 essendo resi potenti in ogni potenza secondo la forza della sua gloria che vi conduce a ogni perseveranza e pazienza, con gioia

12 εὐχαριστοῦντες τῷ Πατρὶ τῷ ἱκανώσαντι ὑμᾶς εἰς τὴν μερίδα τοῦ κλήρου τῶν ἁγίων ἐν τῷ φωτί·
12 rendendo grazie al Padre che ci rende capaci di avere parte al gruppo (κλήρου ciò che è condiviso, ricevuto, assegnato) dei santi nella luce:

13 ὃς ἐρύσατο ἡμᾶς ἐκ τῆς ἐξουσίας τοῦ σκότους καὶ μετέστησεν εἰς τὴν βασιλείαν τοῦ Υἱοῦ τῆς ἀγάπης αὐτοῦ,
13 ci ha strappati al potere delle tenebre e ci ha trasferiti nel regno del Figlio del suo amore,

14 ἐν ᾧ ἔχομεν τὴν ἀπολύτρωσιν, τὴν ἄφεσιν τῶν ἁμαρτιῶν·
14 nel quale [il Figlio] abbiamo la redenzione, il perdono (ἄφεσιν lasciar andare) dei peccati:

15 ὅς ἐστιν εἰκὼν τοῦ Θεοῦ τοῦ ἀοράτου, πρωτότοκος πάσης κτίσεως,
15 Egli [il Figlio] è l’immagine del Dio invisibile, il primogenito di tutta la creazione,

16 ὅτι ἐν αὐτῷ ἐκτίσθη τὰ πάντα ἐν τοῖς οὐρανοῖς καὶ ἐπὶ τῆς γῆς, τὰ ὁρατὰ καὶ τὰ ἀόρατα, εἴτε θρόνοι εἴτε κυριότητες εἴτε ἀρχαὶ εἴτε ἐξουσίαι· τὰ πάντα δι’ αὐτοῦ καὶ εἰς αὐτὸν ἔκτισται·
16 perché in lui sono state create tutte le cose nei cieli e sulla terra, le cose visibili e invisibili, troni, signorie, principati e potestà: tutto è stato creato per mezzo di lui e in vista di lui;

17 καὶ αὐτός ἐστιν πρὸ πάντων καὶ τὰ πάντα ἐν αὐτῷ συνέστηκεν,
17 ed è lui che è prima di tutte le cose e tutte le cose sono riunite in lui,

18 καὶ αὐτός ἐστιν ἡ κεφαλὴ τοῦ σώματος, τῆς ἐκκλησίας· ὅς ἐστιν ἀρχή, πρωτότοκος ἐκ τῶν νεκρῶν, ἵνα γένηται ἐν πᾶσιν αὐτὸς πρωτεύων,
18 ed è il capo del corpo, della chiesa: lui che è il principio, il primogenito dei morti, affinché sia in tutto il primo,

19 ὅτι ἐν αὐτῷ εὐδόκησεν πᾶν τὸ πλήρωμα κατοικῆσαι
19 poiché [Dio] ha ritenuto bene che in lui dimorasse tutta la pienezza

20 καὶ δι’ αὐτοῦ ἀποκαταλλάξαι τὰ πάντα εἰς αὐτόν, εἰρηνοποιήσας διὰ τοῦ αἵματος τοῦ σταυροῦ αὐτοῦ, δι’ αὐτοῦ εἴτε τὰ ἐπὶ τῆς γῆς εἴτε τὰ ἐν τοῖς οὐρανοῖς.
20 e che per mezzo di lui tutto fosse riconciliato con lui, facendo la pace con il sangue della sua croce, per mezzo di lui, sia sulla terra che nei cieli.

21 καὶ ὑμᾶς ποτε ὄντας ἀπηλλοτριωμένους καὶ ἐχθροὺς τῇ διανοίᾳ ἐν τοῖς ἔργοις τοῖς πονηροῖς,
21 E voi, che un tempo eravate estranei e nemici per i vostri pensieri, nelle vostre opere malvagie,

22 νυνὶ δὲ ἀποκατήλλαξεν ἐν τῷ σώματι τῆς σαρκὸς αὐτοῦ διὰ τοῦ θανάτου, παραστῆσαι ὑμᾶς ἁγίους καὶ ἀμώμους καὶ ἀνεγκλήτους κατενώπιον αὐτοῦ,
22 ecco che egli vi ha riconciliati nel corpo della sua carne mediante la morte, per presentarvi davanti a lui santi, immacolati, irreprensibili,

23 εἴ γε ἐπιμένετε τῇ πίστει τεθεμελιωμένοι καὶ ἑδραῖοι καὶ μὴ μετακινούμενοι ἀπὸ τῆς ἐλπίδος τοῦ εὐαγγελίου οὗ ἠκούσατε, τοῦ κηρυχθέντος ἐν πάσῃ κτίσει τῇ ὑπὸ τὸν οὐρανόν, οὗ ἐγενόμην ἐγὼ Παῦλος διάκονος.
23 nella misura in cui sarete rimasti saldi, incrollabili e senza allontanarvi dalla fede del Vangelo (τοῦ εὐαγγελίου), che avete ascoltato, quello che è stato proclamato in tutta la creazione sotto i cieli, quello di cui sono diventato servitore (διάκονος diacono).

1 Corinzi 12, 4-27

4 Διαιρέσεις δὲ χαρισμάτων εἰσίν, τὸ δὲ αὐτὸ Πνεῦμα·
4 Ci sono distinzioni di doni (χαρισμάτων carismi), ma è lo stesso Spirito:

5 καὶ διαιρέσεις διακονιῶν εἰσιν, καὶ ὁ αὐτὸς Κύριος·
5 e ci sono distinzioni di servizi ed è lo stesso Signore:

6 καὶ διαιρέσεις ἐνεργημάτων εἰσίν, ὁ δὲ αὐτὸς Θεός ὁ ἐνεργῶν τὰ πάντα ἐν πᾶσιν.
6 e ci sono distinzioni nelle attività, ma è lo stesso Dio che opera tutto in tutti.

7 ἑκάστῳ δὲ δίδοται ἡ φανέρωσις τοῦ Πνεύματος πρὸς τὸ συμφέρον.
7 A ciascuno è data la manifestazione dello Spirito per il bene comune.

8 ᾧ μὲν γὰρ διὰ τοῦ Πνεύματος δίδοται λόγος σοφίας, ἄλλῳ δὲ λόγος γνώσεως κατὰ τὸ αὐτὸ Πνεῦμα,
8 Infatti, a uno è dato dallo Spirito un discorso di sapienza, a un altro un discorso di conoscenza secondo lo stesso Spirito,

9 ἑτέρῳ πίστις ἐν τῷ αὐτῷ Πνεύματι, ἄλλῳ δὲ χαρίσματα ἰαμάτων ἐν τῷ ἑνὶ Πνεύματι,
9 ad un altro ancora la fede in quello stesso Spirito, ad un altro i doni delle guarigioni in quello stesso unico Spirito,

10 ἄλλῳ δὲ ἐνεργήματα δυνάμεων, ἄλλῳ δὲ προφητεία, ἄλλῳ δὲ διακρίσεις πνευμάτων, ἑτέρῳ γένη γλωσσῶν, ἄλλῳ δὲ ἑρμηνεία γλωσσῶν·
10 ad un altro i doni di potenze [miracoli], ad un altro il discernimento degli spiriti, ad un altro ancora i generi di lingue, ad un altro l’interpretazione delle lingue:

11 πάντα δὲ ταῦτα ἐνεργεῖ τὸ ἓν καὶ τὸ αὐτὸ Πνεῦμα, διαιροῦν ἰδίᾳ ἑκάστῳ καθὼς βούλεται.
11 Tutto questo è opera dello stesso e unico Spirito, che distribuisce a ciascuno una proprietà particolare come vuole.

12 Καθάπερ γὰρ τὸ σῶμα ἕν ἐστιν καὶ μέλη πολλὰ ἔχει, πάντα δὲ τὰ μέλη τοῦ σώματος πολλὰ ὄντα ἕν ἐστιν σῶμα, οὕτως καὶ ὁ Χριστός·
12 Infatti, proprio come il corpo è uno e ha molte parti, e sebbene tutte le parti del corpo siano molte, c’è un solo corpo, così è anche Cristo:

13 καὶ γὰρ ἐν ἑνὶ Πνεύματι ἡμεῖς πάντες εἰς ἓν σῶμα ἐβαπτίσθημεν, εἴτε Ἰουδαῖοι εἴτε Ἕλληνες, εἴτε δοῦλοι εἴτε ἐλεύθεροι. καὶ πάντες ἓν Πνεῦμα ἐποτίσθημεν.
13 Infatti tutti noi siamo stati battezzati in un unico Spirito, sia Giudei che Greci, sia schiavi che liberi, tutti siamo stati abbeverati nello Spirito.

14 καὶ γὰρ τὸ σῶμα οὐκ ἔστιν ἓν μέλος ἀλλὰ πολλά.
14 Infatti il corpo non è un solo membro, ma molti.

15 ἐὰν εἴπῃ ὁ πούς Ὅτι οὐκ εἰμὶ χείρ, οὐκ εἰμὶ ἐκ τοῦ σώματος, οὐ παρὰ τοῦτο οὐκ ἔστιν ἐκ τοῦ σώματος.
15 Se il piede dicesse: «Non sono una mano, non faccio parte del corpo», non per questo non farebbe parte del corpo.

16 καὶ ἐὰν εἴπῃ τὸ οὖς Ὅτι οὐκ εἰμὶ ὀφθαλμός, οὐκ εἰμὶ ἐκ τοῦ σώματος, οὐ παρὰ τοῦτο οὐκ ἔστιν ἐκ τοῦ σώματος.
16 E se l’orecchio dicesse: «Non sono un occhio, non faccio parte del corpo», non per questo non farebbe parte del corpo.

17 εἰ ὅλον τὸ σῶμα ὀφθαλμός, ποῦ ἡ ἀκοή; εἰ ὅλον ἀκοή, ποῦ ἡ ὄσφρησις;
17 Se tutto il corpo fosse occhio, dove sarebbe l’udito? Se tutto fosse udito, dove sarebbe l’olfatto?

18 νῦν δὲ ὁ Θεὸς ἔθετο τὰ μέλη, ἓν ἕκαστον αὐτῶν ἐν τῷ σώματι καθὼς ἠθέλησεν.
18 Ma Dio ha disposto le membra, ciascuno di essi nel corpo, come ha voluto.

19 εἰ δὲ ἦν τὰ πάντα ἓν μέλος, ποῦ τὸ σῶμα;
19 Se tutte [queste membra] fossero un unico membro, dove sarebbe il corpo?

20 νῦν δὲ πολλὰ μὲν μέλη, ἓν δὲ σῶμα.
20 ma ecco che sono molte le membra, uno invece è il corpo.

21 οὐ δύναται δὲ ὁ ὀφθαλμὸς εἰπεῖν τῇ χειρί Χρείαν σου οὐκ ἔχω, ἢ πάλιν ἡ κεφαλὴ τοῖς ποσίν Χρείαν ὑμῶν οὐκ ἔχω·
21 Non è possibile che l’occhio dica alla mano: «Non ho bisogno di te», o, ancora, che la testa dica ai piedi: «Non ho bisogno di voi».

22 ἀλλὰ πολλῷ μᾶλλον τὰ δοκοῦντα μέλη τοῦ σώματος ἀσθενέστερα ὑπάρχειν ἀναγκαῖά ἐστιν,
22 ma, molto più, le membra che sembrano essere più deboli sono necessarie,

23 καὶ ἃ δοκοῦμεν ἀτιμότερα εἶναι τοῦ σώματος, τούτοις τιμὴν περισσοτέραν περιτίθεμεν, καὶ τὰ ἀσχήμονα ἡμῶν εὐσχημοσύνην περισσοτέραν ἔχει,
23 e quelle che riteniamo essere meno onorevoli del corpo, sono quelle che onoriamo di più, e quelle che non sono apparenti [vergognose], hanno il decoro più bello,

24 τὰ δὲ εὐσχήμονα ἡμῶν οὐ χρείαν ἔχει. ἀλλὰ ὁ θεὸς συνεκέρασεν τὸ σῶμα, τῷ ὑστερουμένῳ περισσοτέραν δοὺς τιμήν,
24 Mentre quelle che hanno un bell’aspetto, non c’è bisogno [di abbellirle]. Ma Dio ha disposto il corpo dando a ciò che ne è più privo il massimo onore,

25 ἵνα μὴ ᾖ σχίσμα ἐν τῷ σώματι, ἀλλὰ τὸ αὐτὸ ὑπὲρ ἀλλήλων μεριμνῶσιν τὰ μέλη.
25 affinché non vi sia divisione nel corpo, ma le membra si prendano cura le une delle altre allo stesso modo.

26 καὶ εἴτε πάσχει ἓν μέλος, συνπάσχει πάντα τὰ μέλη· εἴτε δοξάζεται μέλος, συνχαίρει πάντα τὰ μέλη.
26 E se un membro soffre, tutte le membra soffrono con lui; se un membro è glorificato, tutte le membra gioiscono con lui.

27 ὑμεῖς δέ ἐστε σῶμα Χριστοῦ καὶ μέλη ἐκ μέρους.
27 Voi siete il corpo di Cristo e [siete] membri individualmente [considerando la parte].