Genesi 4, 1-15: Caino e Abele e il commento di Ambrogio
Abbiamo visto nei passaggi precedenti del libro della Genesi, che tutto è stato offerto alla natura umana, l’abbondanza della vita divina immortale, ma l’essere umano se ne è allontanato. Ora vengono descritte le conseguenze delle sue azioni, rappresentate dai figli che sono il frutto delle nostre azioni. Ecco quindi i atteggiamenti dell’anima umana e il risultato di questi atteggiamenti rappresentato dai figli di Adamo ed Eva, Caino e Abele.
È l’umanità intera che è rappresentata in Adamo ed Eva e le conseguenze delle loro azioni si riflettono nei due atteggiamenti dei loro figli, Caino e Abele. Vivere il legame di fiducia nell’azione di grazie è l’atteggiamento di Abele che accoglie nella vita il dono sovrabbondante di Dio. Caino, che non vive la relazione di gratuità e fiducia, non gusta la gioia dell’amore fraterno. Dice che non è il custode di suo fratello e fatica nel lavoro della terra. «Chi ama la sua vita la perde; chi se ne distacca in questo mondo la conserverà per la vita eterna» (Giovanni 12, 25). Il suo rapporto con Dio, con la vita, è mercantile, privo di gratuità, privo di fiducia; ciò che offre a Dio è per acquistarne il favore, non crede nella sua benevolenza paterna. Il nome Caino, come ci spiega lo stesso testo biblico, significa acquisizione. Si appropria della vita per sé stesso, non condivide poiché si ritiene privato dell’essenziale. Eppure, come nella parabola del Vangelo, il padre è colui che dice al figlio: «Tu, figlio mio, sei sempre con me, e tutto ciò che è mio è tuo» » (Luca 15, 31). Ma colui che vive in un rapporto mercantile con gli altri preferisce comprare lui stesso, con il suo denaro e la fatica del suo lavoro, l’agnello per festeggiare con i suoi amici. (vedi Luca 15, 11-32 Il figliol prodigo)
Secondo i commenti dei Padri della Chiesa (vedi sotto il commento di Ambrogio), la storia di Adamo ed Eva e dei loro figli ci parla della condizione dell’anima umana, del suo dubbio su Dio e delle conseguenze delle sue scelte. E vediamo anche l’atteggiamento di Dio, che di fronte agli errori umani non abbandona l’essere umano, ma viene in suo soccorso e lo protegge. Così, constatando la durezza della vita che attende Adamo ed Eva dopo che si sono separati e denunciati a vicenda, Dio stesso cuce loro delle vesti di pelle per nascondere la loro vergogna e ricondurli l’uno verso l’altra. Allo stesso modo, quando Caino uccise Abele e temeva coloro che reclamavano il prezzo del sangue per la vita di Abele, Dio mise un segno su di lui per proteggerlo, in attesa che il peccatore tornasse alla vita.
Così, Dio ordina più volte al profeta Ezechiele di annunciare al suo popolo (Ezechiele 33, 11):
אֱמֹ֨ר אֲלֵיהֶ֜ם חַי־אָ֣נִי ׀ נְאֻ֣ם ׀ אֲדֹנָ֣י יְהוִ֗ה אִם־אֶחְפֹּץ֙ בְּמֹ֣ות הָרָשָׁ֔ע כִּ֣י אִם־בְּשׁ֥וּב רָשָׁ֛ע מִדַּרְכֹּ֖ו וְחָיָ֑ה שׁ֣וּבוּ שׁ֜וּב
«Tu dirai loro: Per la mia vita – oracolo del Signore Dio – non provo piacere nella morte del malvagio, ma piuttosto nel fatto che egli si allontani dalla sua condotta e viva».
Tutta l’opera di Dio consiste nel condurci a gustare la gioia del cielo, cioè la gioia che proviene dal perfetto scambio d’amore. L’immagine che gli apostoli danno di questa armonia è quella del corpo umano e delle sue membra che collaborano tutte al bene comune. (Vedi Il regno dei cieli, le membra di un medesimo corpo).
Anche sant’Agostino ci dice che l’opera di Dio è quella di condurci alla piena somiglianza con lui, cioè a quella perfetta unità nell’amore di cui ci parla Gesù: «Siate uno, come io e il Padre siamo uno». (Vedi Agostino sull’immagine e la somiglianza)
Genesi 4, 1-15
וְהָ֣אָדָ֔ם יָדַ֖ע אֶת־חַוָּ֣ה אִשְׁתֹּ֑ו וַתַּ֙הַר֙ וַתֵּ֣לֶד אֶת־קַ֔יִן וַתֹּ֕אמֶר קָנִ֥יתִי אִ֖ישׁ אֶת־יְהוָֽה׃
1 L’uomo conobbe Eva, la sua donna, ed ella concepì e partorì Caino e disse: «Ho acquisito un uomo con il Signore!»
וַתֹּ֣סֶף לָלֶ֔דֶת אֶת־אָחִ֖יו אֶת־הָ֑בֶל וַֽיְהִי־הֶ֙בֶל֙ רֹ֣עֵה צֹ֔אן וְקַ֕יִן הָיָ֖ה עֹבֵ֥ד אֲדָמָֽה׃
2 Ella partorì suo fratello Abele, che divenne pastore di pecore, mentre Caino era agricoltore.
וַֽיְהִ֖י מִקֵּ֣ץ יָמִ֑ים וַיָּבֵ֨א קַ֜יִן מִפְּרִ֧י הָֽאֲדָמָ֛ה מִנְחָ֖ה לַֽיהוָֽה׃
3 Al limite dei giorni, Caino portò i frutti della terra in offerta al Signore.
וְהֶ֨בֶל הֵבִ֥יא גַם־ה֛וּא מִבְּכֹרֹ֥ות צֹאנֹ֖ו וּמֵֽחֶלְבֵהֶ֑ן וַיִּ֣שַׁע יְהוָ֔ה אֶל־הֶ֖בֶל וְאֶל־מִנְחָתֹֽו׃
4 Anche Abele portò i primogeniti del suo gregge e il loro grasso, e il Signore guardò con favore Abele e la sua offerta,
וְאֶל־קַ֥יִן וְאֶל־מִנְחָתֹ֖ו לֹ֣א שָׁעָ֑ה וַיִּ֤חַר לְקַ֙יִן֙ מְאֹ֔ד וַֽיִּפְּל֖וּ פָּנָֽיו׃
5 ma non guardò Caino e la sua offerta, e Caino si adirò e il suo volto cadde.
וַיֹּ֥אמֶר יְהוָ֖ה אֶל־קָ֑יִן לָ֚מָּה חָ֣רָה לָ֔ךְ וְלָ֖מָּה נָפְל֥וּ פָנֶֽיךָ׃
6 E il Signore disse a Caino: «Perché sei arrabbiato, perché il tuo volto è caduto?
הֲלֹ֤וא אִם־תֵּיטִיב֙ שְׂאֵ֔ת וְאִם֙ לֹ֣א תֵיטִ֔יב לַפֶּ֖תַח חַטָּ֣את רֹבֵ֑ץ וְאֵלֶ֙יךָ֙ תְּשׁ֣וּקָתֹ֔ו וְאַתָּ֖ה תִּמְשָׁל־בֹּֽו׃
7 Non è forse vero che se fai del bene ti eleverai, e se non agisci bene il peccato è sotto la porta e il suo desiderio è rivolto verso di te, e tu lo dominerai?
וַיֹּ֥אמֶר קַ֖יִן אֶל־הֶ֣בֶל אָחִ֑יו וַֽיְהִי֙ בִּהְיֹותָ֣ם בַּשָּׂדֶ֔ה וַיָּ֥קָם קַ֛יִן אֶל־הֶ֥בֶל אָחִ֖יו וַיַּהַרְגֵֽהוּ׃
8 E Caino parlò a suo fratello Abele e, quando furono nei campi, Caino si alzò contro suo fratello Abele e lo uccise.
וַיֹּ֤אמֶר יְהוָה֙ אֶל־קַ֔יִן אֵ֖י הֶ֣בֶל אָחִ֑יךָ וַיֹּ֙אמֶר֙ לֹ֣א יָדַ֔עְתִּי הֲשֹׁמֵ֥ר אָחִ֖י אָנֹֽכִי׃
9 Il Signore disse a Caino: «Dov’è tuo fratello Abele?» E lui rispose: «Non lo so. Sono forse il custode di mio fratello?»
וַיֹּ֖אמֶר מֶ֣ה עָשִׂ֑יתָ קֹ֚ול דְּמֵ֣י אָחִ֔יךָ צֹעֲקִ֥ים אֵלַ֖י מִן־הָֽאֲדָמָֽה׃
10 E disse: «Che cosa hai fatto? La voce del sangue di tuo fratello grida a me dal suolo.
וְעַתָּ֖ה אָר֣וּר אָ֑תָּה מִן־הָֽאֲדָמָה֙ אֲשֶׁ֣ר פָּצְתָ֣ה אֶת־פִּ֔יהָ לָקַ֛חַת אֶת־דְּמֵ֥י אָחִ֖יךָ מִיָּדֶֽךָ׃
11 Ora, sii maledetto dal suolo che ha aperto la bocca per prendere il sangue di tuo fratello dalla tua mano.
כִּ֤י תַֽעֲבֹד֙ אֶת־הָ֣אֲדָמָ֔ה לֹֽא־תֹסֵ֥ף תֵּת־כֹּחָ֖הּ לָ֑ךְ נָ֥ע וָנָ֖ד תִּֽהְיֶ֥ה בָאָֽרֶץ׃
12 Poiché lavorerai il suolo, ma esso non ti darà più la sua forza, sarai instabile e vagherai sulla terra».
וַיֹּ֥אמֶר קַ֖יִן אֶל־יְהוָ֑ה גָּדֹ֥ול עֲוֹנִ֖י מִנְּשֹֽׂא׃
13 Allora Caino disse al Signore: «La mia colpa è più grande di quanto io possa sopportare!
הֵן֩ גֵּרַ֨שְׁתָּ אֹתִ֜י הַיֹּ֗ום מֵעַל֙ פְּנֵ֣י הָֽאֲדָמָ֔ה וּמִפָּנֶ֖יךָ אֶסָּתֵ֑ר וְהָיִ֜יתִי נָ֤ע וָנָד֙ בָּאָ֔רֶץ וְהָיָ֥ה כָל־מֹצְאִ֖י יַֽהַרְגֵֽנִי׃
14 Ecco, oggi mi hai allontanato dalla superficie della terra e dal tuo volto mi nasconderò e sarò instabile e vagante sulla terra e chiunque mi troverà mi ucciderà».
וַיֹּ֧אמֶר לֹ֣ו יְהוָ֗ה לָכֵן֙ כָּל־הֹרֵ֣ג קַ֔יִן שִׁבְעָתַ֖יִם יֻקָּ֑ם וַיָּ֨שֶׂם יְהוָ֤ה לְקַ֙יִן֙ אֹ֔ות לְבִלְתִּ֥י הַכֹּות־אֹתֹ֖ו כָּל־מֹצְאֹֽו׃
15 Il Signore gli disse: «Per questo chiunque ucciderà Caino sarà vendicato sette volte». E il Signore mise un segno su Caino affinché chiunque lo trovasse non lo colpisse.
Infatti, Dio ordina più volte al profeta Ezechiele di annunciare al suo popolo (Ezechiele 33, 11): «Tu dirai loro: Per la mia vita – oracolo del Signore Dio – io non provo piacere nella morte del malvagio, ma piuttosto nel fatto che egli si allontani dalla sua condotta e viva». Secondo questi commenti dei Padri della Chiesa, il racconto di Adamo ed Eva e dei loro figli ci parla della condizione dell’anima umana, del suo dubbio su Dio e delle conseguenze delle sue scelte. E vediamo anche l’atteggiamento di Dio che, di fronte agli errori umani, non abbandona l’essere umano, ma viene in suo soccorso e lo protegge. Così, constatando la durezza della vita che attende Adamo ed Eva dopo che si sono separati e denunciati a vicenda, Dio stesso cuce loro delle vesti di pelle per nascondere la loro vergogna e ricondurli l’uno verso l’altra. Allo stesso modo, quando Caino uccise Abele e temeva coloro che reclamavano il prezzo del sangue per la vita di Abele, Dio mise un segno su di lui per proteggerlo, in attesa che il peccatore tornasse in vita. Tutta l’opera di Dio è quella di condurci a gustare la gioia del cielo, cioè la gioia che proviene dal perfetto scambio d’amore. L’immagine che gli apostoli danno di questa armonia è quella del corpo umano e delle sue membra che collaborano tutte al bene comune. (Vedi Il regno dei cieli, le membra di un medesimo corpo).
Ambrogio di Milano: Di Caino e Abele 1, 2-4
Adam autem cognouit Euam mulierem suam, quae concepit et peperit Cain et dixit:
Adamo, tuttavia, conobbe sua moglie Eva, che concepì e partorì Caino e disse:
adquisiui hominem per deum. quae adquirimus ex quo et a quo et per quid adquiramus considerari solet, ex quo tamquam ex materia, a quo quis auctor, per quid tamquam per aliquod instrumentum.
Ho acquisito un uomo tramite Dio. È abituale considerare la provenienza di ciò che abbiamo acquisito : da cosa considerando di quale materia, da chi considerando il suo autore e tramite cosa considerando con quale mezzo l’abbiamo acquisito.
numquid hic sic dicit: adquisiui hominem per deum, ut deum intellegas instrumentum?
Qui (Eva) dice : ho acquisito un uomo tramite Dio, affinché tu capissi che Dio era lo strumento?
non utique, sed ut intellegas auctorem et operatorem deum.
No, certamente, ma affinché tu capissi che Dio era l’autore che ha operato ciò.
unde deo magis detulit, quia dixit: adquisiui hominem per deum, ut et nos, cum aliquid adquirimus, uel omnes euentus secundos deo magis deferre quam nobis adrogare debemus.
Per questo ha attribuito a Dio la parte più grande, poiché ha detto: ho acquisito un uomo per mezzo di Dio, così anche noi, quando abbiamo acquisito qualcosa, o in ogni circostanza felice, dovremmo attribuirlo più a Dio che a noi stessi.
et adiecit parere Abel. cum adicitur aliquid, quod prius erat tollitur. idque colligitur ex arithmeticae portionibus aut animae cogitationibus; addito enim numero fit alius numerus, aboletur superior et cogitatio accedens noua excludit superiorem.
«E aggiunse il parto di Abele» (Genesi 4, 2). Quando qualcosa viene aggiunto, ciò che era prima viene tolto. Lo si può dedurre dai numeri che si sommano in aritmetica o dai pensieri dell’anima; infatti, una volta aggiunto un numero si ottiene un altro numero, il numero precedente viene cancellato e, accedendo a un nuovo pensiero, quello precedente viene scacciato.
ergo cum adicitur Abel, aufertur Cain. quod nominum interpretatione plenius deprehenditur. Cain etenim dictus est adquisitio, quod omnia sibi adquireret, Abel qui omnia referret ad deum pia deuotus mentis adtentione, nihil sibi adrogans ut superior frater, sed totum tribuens conditori quod accepisset ab eo.
Quindi, quando si aggiunge Abele, Caino viene rimosso. Ciò può essere compreso ancora meglio dall’interpretazione dei nomi. Come è stato detto, Caino è l’acquisizione, perché acquisisce tutto per sé. Abele, che , riferisce tutto a Dio con l’attenzione della sua mente devota, non attribuisce nulla a sé stesso, come suo fratello, ma attribuisce al creatore tutto ciò che riceve da lui.
Duae itaque sectae sunt sub duorum fratrum nomine conpugnantes inuicem et contrariae sibi, una quae totum menti suae deputat tamquam principali et quasi cuidam cogitationis et sensus et motus omnis auctori, hoc est quae omnes inuentiones humano adscribit ingenio, altera quae tamquam operatori et creatori omnium deo defert et eius tamquam parentis atque rectoris subdit omnia gubernaculo.
Secondo questo, sotto il nome dei due fratelli, ci sono due atteggiamenti contrari che si combattono a vicenda: uno che riferisce tutto al proprio spirito come principale autore di ogni riflessione, senso e movimento, è l’atteggiamento che attribuisce all’intelletto umano tutto ciò che trova, l’altra è quella che riferisce a Dio creatore e operatore di tutto e che sottopone tutto al suo governo come a un genitore e a una guida.
illa prior Cain significatur, haec posterior Abel dicitur. has duas sectas anima una parturit et ideo germanae habentur, quod uno fundantur utero, sed contrariae sunt, quia oportet eas, cum quodam animae partu editae fuerint, diuidi ac separari; conpugnantibus enim hospitium esse unum perpetuo non potest.
Nella prima è significato Caino, nella seconda è descritto Abele. Un’unica anima ha generato questi due atteggiamenti che consideriamo quindi come provenienti dallo stesso genitore, poiché sono stati costituiti in un unico utero, ma sono contrari, quindi dovranno dividersi e separarsi, sebbene siano stati generati da un certo parto dell’anima; infatti, due che sono in lotta non possono avere per sempre la stessa dimora.
denique Rebecca, cum duas naturas humani ingenii parturiret, unam mali alteram boni, easque exilire intra uterum sentiret suum — Esau enim typus erat malitiae, Iacob figuram bonitatis gerebat —, mirata quid illud esset quod discordiam quandam concepti cerneret fetus, consuluit deum, ut passionem proderet, medellam daret.
E così anche Rebecca, essendo sul punto di partorire le due nature dell’ingegno umano, una del male e l’altra del bene, che sentiva balzare nel suo utero – infatti, Esaù rappresentava la malizia, Giacobbe personificava la figura della bontà –, osservando quale potesse essere quel tipo di discordia che scorgeva nel feto che aveva concepito, consultò Dio, affinché rivelasse il sintomo e le desse un rimedio.
itaque precanti est responsum editum: duae gentes in utero tuo sunt et duo populi de uentre tuo exibunt. quod si ad animam referas, eandem generatricem boni et mali intelleges, quia ex quodam fonte animae utrumque demanat, sed hoc sobrii solet esse iudicii, ut repudiato malo uelut enutriat quod bonum est atque confirmet.
Così fu pronunciata una risposta: «Due nazioni sono nel tuo grembo e due popoli usciranno dal tuo grembo» (Genesi 25, 23). Se lo riferisci all’anima, capirai che la stessa [anima] genera il bene e il male, poiché entrambi discendono dalla stessa fonte dell’anima, ma questo è proprio di un giudizio lucido: ripudiare il male per nutrire e rafforzare ciò che è buono.
prius ergo quam pariat bonum, hoc est reuerentiam deo debitam, ut ipsi totum deferat, sua praefert; cum uero genuerit confessionem, quae defertur deo, deponit sui cordis tumorem. adiciens ergo deus bonum animae dogma Abel abstulit inprobum dogma Cain.
Prima, quindi, di generare il bene, che consiste nel venerare Dio attribuendogli tutto, l’anima mette in primo piano i propri beni; quando poi ha generato la dichiarazione che tutto questo deve essere attribuito a Dio, è allora che abbandona il tumore che gonfiava il suo cuore [di orgoglio]. Dio, quindi, aggiungendo Abele, che è la buona dichiarazione dell’anima, ha rimosso Caino, che è la dichiarazione biasimevole.
Ecco due estratti dal commento Kli Yaqar, lo strumento prezioso, sui due atteggiamenti rappresentati da Caino e Abele, i cui nomi significano Acquisizione e Vanità. Il commentatore spiegherà la parola vanità nel senso in cui è usata nel libro di Qohelet 1, 2, che dice che tutto è solo vento, aria, vanità . La radice del nome Abele significa infatti soffio d’aria, vacuità, da cui la traduzione di vanità nel senso di qualcosa che non ha consistenza e che descrive lo sguardo di Abele sui beni terreni che il vento e il tempo portano via, senza attaccarvi il suo cuore perché ripone la sua speranza nella vita eterna.
Kli Yakar, opera di Salomon Ephraim de Luntschitz (1550 Łęczyca, Polonia – 1619 Praga) su Genesi 4, 3
ויהי מקץ ימים ויבא קין מפרי האדמה מנחה לה’. לא פורש במקרא מהו מקץ ימים ואימתי התחילו אותן הימים אשר עליהם בא הקץ ונראה לומר על צד הרמז כי קין והבל היו חלוקים בשלימות האדם מה הוא. אם העולם הזה והצלחותיו סוף שלימות האדם ואין שלימות אחריו, או אם יש עוד עולם אחר נצחי וכפי הנראה שקין היה אוהב אדמה סבר שאין חשבון בשאול והעולם הזה אינו משאיר אחריו מאומה על כן בחר לו לחלקו כל חמדות העולם הזה והצלחותיו בחשבו כי יתרון ארץ בכל היא. והבל סבר כי יש עוד עולם אחר נצחי אשר בו ישיג האדם התכלית האחרון על כן בחר לו להיות רועה צאן הגורם ההתבודדות כדרך שעשו הרבה נביאים כמשה ודוד וזולתם וכדי להקריב מהם קרבן לה’.
A partire dal limite dei giorni, Caino portò i frutti della terra in offerta al Signore. La scrittura non spiega cosa sia il limite dei giorni e quando siano iniziati questi giorni per i quali esiste un limite. Sembra dire in senso simbolico che Caino e Abele erano divisi su cosa fosse il compimento dell’uomo. O il mondo e i suoi successi sono il termine del compimento e non c’è compimento [da realizzare] dopo questo mondo, oppure c’è ancora un altro mondo eterno. A quanto pare, Caino amava la terra e riteneva che non ci fosse alcun conto da rendere nel mondo dei morti e che questo mondo non lasciasse nulla dopo di sé. Per questo motivo ha scelto come sua parte tutti i piaceri di questo mondo e i successi che gli spettano, perché in tutto ciò risiede il vantaggio della terra. E Abele riteneva che esistesse un altro mondo eterno in cui l’uomo raggiunge il fine ultimo. Per questo scelse di fare il pastore, che comporta un isolamento simile al cammino seguito da molti profeti, come Mosè, Davide e altri, al fine di offrire [dal bestiame] un sacrificio al Signore.
…
כך העושה העה״ז עיקר אין לו ממנו כי אם מלא כף נחת המושג ממלא חפנים עמל ורעות רוח ואינו משתמש בהם כי אם משך זמן גרותו בעה״ז זה שבתו בבית מעט כגר וכאורח נטה ללון ומאומה לא יוליך עמו אל העולם הנצחי כי שם ביתו וזהו דעת קין וחביריו אוהבי קניני הזמן. והבל הוא המהביל כל קניני הזמן כי מוסר הבלים המה, בחר לו במטלטלין וזהו קיום מצות הש״י שהאדם יכול לטלטל עמו מן המקום אשר הוא עומד בו כאורח וכגר אל המקום אשר הוא שם תושב ואזרח כי בית יעשה לו שם.
Così, chi fa di questo mondo il punto essenziale, ne ricava solo una manciata di piacere, ottenuto con il lavoro delle mani e la malvagità dello spirito, e lo usa solo per la durata del suo soggiorno in questo mondo, mentre è stabilito per poco [tempo] nella casa come uno straniero e come un passante che pianta la sua tenda per una notte e che non porterà nulla con sé nel mondo eterno perché la sua casa è là. Questa è quindi l’opinione di Caino e dei suoi compagni che amano le acquisizioni [qinyan acquisizione dalla stessa radice della parola Qayin] temporali. E Hevel è colui che considera vani [mahbil colui che rende vano, come l’aria; questo participio fattivo ha la stessa radice di Hevel aria, soffio, vanità] tutti i beni materiali che sono considerati vanità [havelim cose inconsistenti, volatili, come il vento]. Ha scelto per sé beni mobili [che si possono portare con sé] e questi consistono nell’osservanza dei comandamenti del Signore, sia egli benedetto, che l’uomo può portare con sé dal luogo in cui si trova come passante e straniero al luogo in cui si stabilirà e di cui sarà cittadino poiché lì costruirà la sua casa.
…
וישע ה’ אל הבל ואל מנחתו ר״ל אל הבל כי כוונתו היתה רצויה אליו ית’ ואל מנחתו כי גם המעשה רצוי. ודבר זה מפורש בתחלת הקרבנות שנאמר (ויקרא א ב) אדם כי יקריב מכם קרבן לה’. כשירצה להקריב קרבן שיהיה מקובל לה’ אז יעשה כמו שעשה הבל שהביא מבכורות צאנו ומחלביהן כן יביא גם הוא מן הבהמה מן הבקר ומן הצאן וגו’ דהיינו בכורות צאנו. ומה שאמר תקריבו את קרבנכם היינו מחלביהן ר״ל החלק המובחר שאתה בוחר לך לצורך מאכלך כי בלי ספק שתבחר לעצמך כל ירק טוב כתף ונתח, זהו נקרא קרבנכם שאתה מקריב אליך וחפץ בו ואותו חלק המובחר תקריב לגבוה.
E il Signore guardò verso Abele e la sua offerta. Ciò significa verso Hevel (Abele) perché la sua intenzione era secondo la sua volontà e verso la sua offerta perché anche il suo atto era secondo la volontà del Signore. Questo è spiegato all’inizio del passo sui sacrifici, come è detto nel libro del Levitico 1, 2: «Quando uno di voi presenta un’offerta al Signore…», cioè quando vuole presentare un’offerta che sia accolta favorevolmente dal Signore, allora farà come fece Hevel che portò i primogeniti del suo gregge e le loro parti grasse, anche lui porterà bestiame, bovini e ovini, ecc. che siano i primogeniti del suo gregge. E quando dice: «porterete la vostra offerta» (Levitico 1, 2), cioè delle loro parti grasse, ciò significa la parte scelta, quella che scegli per te come necessaria al tuo nutrimento, perché non c’è dubbio che sceglierai per te stesso ogni buon pezzo di coscia o spalla; questo è ciò che viene chiamato «la vostra offerta», ciò che presentate a voi stessi e di cui godete, ed è questa stessa parte scelta che presentate all’Altissimo.
Kli Yakar, opera di Salomon Ephraim de Luntschitz (1550 Łęczyca, Polonia – 1619 Praga) su Genesi 4, 7
דבר אחר לפי שאמרו רז״ל (ברכות ה) לעולם ירגיז אדם יצ״ט על יצה״ר כו’, אי אזיל מוטב אי לא יזכור לו יום המיתה ואז ודאי אזיל. ז״ש אם תטיב לגרש את היצה״ר שאז ישא ה’ את פניך ויקבלך בתשובה. ואם לא תטיב שלא אזיל היצה״ר עוד טומאתו בו אז לפתח חטאת רובץ ר״ל תזכיר לו יום המיתה כאילו פתח קברך פתוח לפניו ואז ירבץ תחת משאו החטאת דהיינו היצה״ר המחטיאך ואע״פ שאליך תשוקתו מ״מ אתה תמשול בו.
I nostri maestri, che la loro memoria sia benedetta, hanno anche detto questo (Berakot 5): “L’uomo stimolerà sempre la buona inclinazione (yetser tov) contro la cattiva inclinazione (yetser hara’), ecc.” Se la cattiva inclinazione lo abbandona, è preferibile, altrimenti gli si ricordi il giorno della morte e allora sicuramente l’abbandonerà. Questo è ciò che è scritto: “Se fai del bene…” respingendo l’inclinazione cattiva, allora Dio solleverà il tuo volto e ti accoglierà quando tornerai a lui. Ma se non fai del bene e l’inclinazione cattiva non ti lascia con la sua impurità, allora il peccato è sotto la tua porta, ciò significa: ricordagli il giorno della morte, come se la porta della tua tomba fosse aperta davanti a lui, allora sarà abbassato sotto il suo fardello, il peccato, cioè l’inclinazione al male, che ti fa fare del male, anche se il suo desiderio è rivolto a te, in ogni caso lo dominerai.
…
כאמרו רז״ל (שבת קד.) הבא לטמא פותחין לו ויש גורסין פתחים לו ר״ל פותח פתח אל היצה״ר שימצא מקום ליכנס דרך אותה פרצה ולהרחיבה עד עלות מכתו לאין מרפא. המשל בזה המוצא פתח סגור מכל וכל קשה לו לפותחה והמוצא הפתח קצת פתוחה נקל לו להרחיב הפתיחה עד אשר יעשה כמו שער בנפשו שהכל נכנסין בו בנקל וזה משל צודק על היצה״ר.
Come hanno detto i nostri maestri, che la loro memoria sia (evocata) per benedirli (Shabbat 104): «A chi va verso l’impurità, viene aperto», secondo altre versioni: «le porte [si aprono] per lui». Chi apre la porta alla cattiva inclinazione, significa che la cattiva inclinazione trova il posto per entrare attraverso di essa, una breccia, e che la allargherà fino a quando non porterà il suo colpo e non ci sarà rimedio. Un esempio di ciò è quello di qualcuno che trova una porta chiusa da tutti i lati, difficile da aprire, mentre chi trova la porta leggermente aperta, è facile per lui allargare l’apertura fino a renderla come la porta della sua anima, attraverso la quale tutti entrano facilmente: questo è l’esempio giusto dell’inclinazione malvagia.
…
וזה שאמר לפתח חטאת רובץ. כי היצר הרע שנקרא חטאת במקום שהוא מוצא פתח פתוח לחטאת שם ירבץ ויכנס דרך אותו פתח. ואל תאמר שאין חשקו כי אם אל פתח לבדו אלא אליך תשוקתו שכל תשוקתו לילך מכאן ולהלן אליך ממש להדיחך מעל ה’, אמנם כל זמן היותו בפתח עינים דהיינו בתחילת בואו אליך אתה תמשל בו על דרך שפירשתי למעלה בפסוק הוא ישופך ראש. אבל אם כבר עבר מן הפתח רצה לומר הפרצה הקטנה ועבר כבר אליך ממש להדיח כל עצמותך מעל ה’ ואז יהיה קשה עליך למשול בו לפיכך החכם עיניו בראשו שלא ליתן לו מקום ליכנס כלל וכלל וזה פירוש יקר.
E ciò che dice: Il peccato sta sotto la porta. Poiché la cattiva inclinazione, che è chiamata peccato, sta dove c’è una porta aperta al peccato, è lì che sta per entrare attraverso quella porta. E non dirai che il suo desiderio va solo verso la porta, ma il suo desiderio va verso di te, perché tutto il suo desiderio è quello di andare da lì verso di te in realtà per allontanarti dal Signore.
Infatti per tutto il tempo in cui sarà alla porta dei tuoi occhi, cioè all’inizio del suo arrivo da te, tu lo dominerai, come ho spiegato sopra a proposito del versetto di Genesi 3, 15: «Egli ti schiaccerà il capo». Ma se ha già varcato la soglia, significa che è passato attraverso la piccola breccia e che in realtà è già passato a te per allontanarti completamente dal Signore, e allora ti sarà difficile dominarlo o , ecco perché «il saggio ha gli occhi nella testa», per non lasciargli spazio per entrare in alcun modo, e questa spiegazione è preziosa.