Questo commento di Basilio di Cesarea fa seguito all’articolo Genesi 1, 2 Ruah – Lo Spirito di Dio è femminile, in cui vengono presentati diversi commenti e interpretazioni del secondo versetto della Genesi.
Basilio di Cesarea, Omelie sull’Esameron 2, 6 (18 B-D, Migne 41C-44C)
Καὶ Πνεῦμα Θεοῦ, φησίν, ἐπεφέρετο ἐπάνω τοῦ ὕδατος. Εἴτε τοῦτο λέγει τὸ πνεῦμα, τοῦ ἀέρος τὴν χύσιν, δέξαι τὰ μέρη τοῦ κόσμου καταριθμοῦντά σοι τὸν συγγραφέα, ὅτι ἐποίησεν ὁ Θεὸς οὐρανόν, γῆν, ὕδωρ, ἀέρα, καὶ τοῦτον χεόμενον ἤδη καὶ ῥέοντα.
E il soffio di Dio, dice [Mosè], si muoveva [ἐπεφέρετο avanzava sopra] sopra l’acqua. Sia egli dice che lo spirito è questo: il flusso d’aria, comprendi [allora] che lo scrittore elenca per te le parti del mondo che Dio ha creato, il cielo, la terra, l’acqua, l’aria, e che questo [il soffio] è già diffuso e scorre.
Il verbo ἐπιφέρω (epiphérô) indica uno spostamento sopra qualcosa, qui è nella forma medio-passiva, indicando che il soffio si sposta, si trasporta. Dato il prefisso verbale epi, che significa «sopra», si potrebbe quasi, pensando al soffio e al vento e collocando l’azione nell’aria, tradurre con «sorvolava». La parola πνεῦμα (pneûma) può indicare sia il soffio, il vento, sia lo spirito. Basilio dà qui le due possibili accezioni della parola, pur mostrando la sua preferenza per la seconda, lo spirito.
Εἴτε, ὃ καὶ μᾶλλον ἀληθέστερόν ἐστι καὶ τοῖς πρὸ ἡμῶν ἐγκριθὲν, Πνεῦμα Θεοῦ, τὸ ἅγιον εἴρηται· διὰ τὸ τετηρῆσθαι τοῦτο ἰδιαζόντως καὶ ἐξαιρέτως τῆς τοιαύτης μνήμης ὑπὸ τῆς Γραφῆς ἀξιοῦσθαι, καὶ μηδὲν ἄλλο Πνεῦμα Θεοῦ, ἢ τὸ ἅγιον τὸ τῆς θείας καὶ μακαρίας Τριάδος συμπληρωτικὸν ὀνομάζεσθαι.
Sia [dice] ciò che è anche preferibile, più vero e anche adottato da coloro che ci hanno preceduto, che ciò di cui si fa menzione [qui] è lo Spirito di Dio, il Santo: perché è stato osservato che, riservandolo in modo particolare ed eminente, questo termine è ritenuto degno dalla Scrittura di tale appellativo che nulla altro è chiamato Spirito di Dio, se non il santo che completa la beata e divina Trinità.
Καὶ ταύτην προσδεξάμενος τὴν διάνοιαν, μείζονα τὴν ἀπ ̓ αὐτῆς ὠφέλειαν εὑρήσεις. Πῶς οὖν ἐπεφέρετο τοῦτο ἐπάνω τοῦ ὕδατος; Ἐρῶ σοι οὐκ ἐμαυτοῦ λόγον, ἀλλὰ Σύρου ἀνδρὸς σοφίας κοσμικῆς τοσοῦτον ἀφεστηκότος, ὅσον ἐγγὺς ἦν τῆς τῶν ἀληθινῶν ἐπιστήμης.
Accettando questo pensiero, troverai un grande vantaggio. Come mai questo [lo Spirito] si tiene sopra l’acqua? Non ti darò il mio discorso, ma quello di un uomo siriano che si è allontanato tanto dalla saggezza del mondo, quanto era vicino alla scienza delle cose che sono vere.
Ἔλεγε τοίνυν τὴν τῶν Σύρων φωνὴν ἐμφατικωτέραν τε εἶναι, καὶ διὰ τὴν πρὸς τὴν Ἑβραΐδα γειτνίασιν, μᾶλλόν πως τῇ ἐννοίᾳ τῶν Γραφῶν προσεγγίζειν. Εἶναι οὖν τὴν διάνοιαν τοῦ ῥητοῦ τοιαύτην.
Egli diceva, quindi, che il linguaggio dei Siri ha una maggiore capacità espressiva e anche che, grazie alla parentela con il linguaggio ebraico, è in qualche modo più vicino al modo di pensare delle Scritture.
Τό, Ἐπεφέρετο, φησίν, ἐξηγοῦνται, ἀντὶ τοῦ, συνέθαλπε, καὶ ἐζωογόνει τὴν τῶν ὑδάτων φύσιν, κατὰ τὴν εἰκόνα τῆς ἐπωαζούσης ὄρνιθος, καὶ ζωτικήν τινα δύναμιν ἐνιείσης τοῖς ὑποθαλπομένοις.
Questo è quindi il modo di comprendere ciò che viene detto: questo, egli dice, è interpretato come «si trovava sopra», al posto di «riscaldava», e rendeva la natura delle acque «produttrice di esseri viventi» (ἐζωογόνει), secondo la somiglianza con l’uccello che sta sopra le uova e infonde una certa forza vitale a coloro che sono riscaldati.
Il santo padre siriano di cui si parla qui reagisce quindi alla traduzione greca che traduce il participio presente femminile meraḥefet presente nell’originale ebraico con la parola greca ἐπεφέρετο che significa spostarsi sopra. Egli segnala quindi che secondo i siriani questa parola significherebbe piuttosto l’azione di un uccello che riscalda le sue uova covandole e infondendo così energia vitale in esse.
Τοιοῦτόν τινά φασιν ὑπὸ τῆς φωνῆς ταύτης παραδηλοῦσθαι τὸν νοῦν, ὡς ἐπιφερομένου τοῦ Πνεύματος· τουτέστι, πρὸς ζωογονίαν τὴν τοῦ ὕδατος φύσιν παρασκευάζοντος· ὥστε ἱκανῶς ἐκ τούτου τὸ παρά τινων ἐπιζητούμενον δείκνυσθαι, ὅτι οὐδὲ τῆς δημιουργικῆς ἐνεργείας τὸ Πνεῦμα τὸ ἅγιον ἀπολείπεται.
Tale è il pensiero a cui allude questa espressione: «lo Spirito si teneva al di sopra», cioè preparando la natura dell’acqua a produrre esseri viventi. In questo modo, da ciò si dimostra sufficientemente ciò che alcuni cercano, cioè che lo Spirito Santo non è escluso dall’azione creatrice.
Secondo l’insegnamento tradizionale, infatti, la creazione è opera della Trinità e Basilio tiene a ribadire qui che l’azione dello Spirito è quella di infondere la vita di Dio nelle sue creature, il soffio di Dio dona e trasmette la vita divina alle sue creature.
Sulle diverse traduzioni e interpretazioni ebraiche e cristiane di questo secondo versetto della Genesi che introduce lo Spirito, il soffio di Dio, si veda l’articolo Genesi 1, 2 Ruah – Lo Spirito di Dio è femminile.